"Farfalle in quattro ellissi": problematiche di pulitura e integrazione di una tarsia futurista in panno di lana.

"Farfalle in quattro ellissi" is an inlay in polychrome wool cloths, made in the laboratory founded by Fortunato Depero and his wife Rosetta in 1920 in Rovereto. Today the inlay is part of the private Spreafico family’s collection who arranged the loan at the Museum of Modern and Contemporary Art of Trento and Rovereto – MART; the family inherited this and other artworks from the two sisters Nina and Marietta Angelini, futurist "parolibere" and trusted waiter of Filippo Tommaso Marinetti. The various information collected in the preliminary phase of the thesis work on the conservative history of the inlay, have allowed to define the aim of the restoration intervention, strictly addressing them to the needs of structural and aesthetic recovery of the work. The interdisciplinary approach already adopted in the preliminary phase of the intervention, has allowed to analyze the degrades beyond their superficial aspect, trying to put them in correlation with both the environmental and anthropic causes, in order to arrive to define in the right way the deterioration processes of the original materials. The degradation of the inlay manifested itself through different types of alterations, each one required the adoption of appropriate intervention strategies. Specifically, the woollen cloth, the constitutive material of the artwork, originated the particular effect of entanglement of woollen fibrils with the consequent formation of pills that was particularly reactive towards the atmospheric particulate, and the punctual removal of which was carried out by Nd:YAG QS LASER equipment in 1064 nm. The most serious degradation, although limited to small areas of the inlay, was manifested in gaps attributable to a previous attack by keratinofhagous insects. The holes, resulting in an interruption of material and color, were treated in a previous intervention by performing a pictorial retouching, considered not relevant to the delicate textile material. The ambitious goal of removing these retouches has started the testing phase on samples: aqueous solutions have been tested supported with gel based polysaccharide (Agar and Gellano) and other polymeric based polyvinylalcohol (Peggy® and the class of HVPD), in order to assess the degree of solubilisation of pigments and binders present in touch-ups and, above all, to ensure the minimum interaction of water on the textile surface, particularly sensitive to wet cleaning systems. Therefore, the retouches removal is functional to the finalization of the consolidation of the small deficiencies that, freed from the foreign pictorial matter, have been filled with a compatible textile material for matter and density, in order to restore the structural continuity of the cloth and the chromatic and aesthetic recovery of the decoration.

"Farfalle in quattro ellissi" è una tarsia in panni policromi di lana realizzata nel laboratorio fondato da Fortunato Depero e dalla moglie Rosetta nel 1920 a Rovereto. La tarsia fa parte della collezione privata della famiglia Spreafico che ne ha disposto il comodato al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto – MART – e che ha ricevuto questa ed altre opere in eredità dalle sorelle Nina e Marietta Angelini, "parolibere" futuriste e cameriere fidate di Filippo Tommaso Marinetti. Le numerose informazioni che nella fase preliminare del lavoro di tesi è stato possibile raccogliere sulla storia conservativa della tarsia hanno permesso di definire gli obiettivi dell’intervento di restauro, indirizzandoli strettamente alle necessità di recupero strutturale ed estetico dell’opera. L’approccio interdisciplinare adottato già nella fase di progettazione dell’intervento, ha permesso di analizzare i degradi andando oltre il loro aspetto superficiale, cercando di metterli in correlazione sia con le cause ambientali che antropiche, al fine di giungere ad una corretta definizione dei processi di deterioramento dei materiali originali. Il degrado della tarsia si manifestava attraverso differenti tipologie di alterazione, ciascuna delle quali ha richiesto l’adozione di idonee strategie d’intervento. Nello specifico, il panno di lana, materiale costitutivo dell’opera, originava il particolare effetto di aggrovigliamento delle fibrille di lana con la conseguente formazione di bioccoli particolarmente reattivi nei confronti del particellato atmosferico, la cui rimozione puntuale è avvenuta mediante strumentazione LASER Nd:YAG QS 1064 nm. Il degrado di più grave entità, seppur circoscritto a piccole aree della tarsia, si manifestava in lacune imputabili ad un pregresso attacco da parte di insetti cheratinofagi. I fori, determinando un’interruzione materica e cromatica, erano stati trattati in un precedente intervento eseguendo un ritocco pittorico, ma che fin da subito è stato considerato non pertinente con la delicata materia tessile. L’obiettivo ambizioso di rimuovere questi ritocchi ha avviato la fase di sperimentazione su provini: sono state testate soluzioni acquose supportate con gelificanti a base polisaccaridica (Agar e Gellano) ed altri a base polimerica di poli-vinilalcol (Peggy® e la classe delle HVPD), al fine di valutarne il grado di solubilizzazione dei pigmenti e dei leganti presenti nei ritocchi e, soprattutto, garantire l’interazione minima dell’acqua sulla superfice tessile particolarmente sensibile ai sistemi di pulitura ad umido. Rimuovere i ritocchi è quindi risultato funzionale alla messa a punto del consolidamento delle piccole mancanze che, liberate dalla materia pittorica estranea, sono state colmate con un materiale tessile compatibile per materia e densità, al fine di restituire la continuità strutturale del panno ed il recupero cromatico ed estetico della decorazione.