Background. Le nuove tecnologie di riproduzione assistita hanno permesso a molte coppie, in precedenza impossibilitate a concepire, di raggiungere la gravidanza. Ciononostante, è nel frattempo emersa una nuova sfida: la RIF (Recurrent Implantation Failure), da cui derivano molteplici fallimenti di fertilizzazione. Una delle possibili soluzioni a tale evenienza è lo scratch endometriale. Lo scratch endometriale viene definito come un danneggiamento intenzionale dell’endometrio in donne sottoposte a PMA, allo scopo di aumentare la recettività endometriale. Questa semplice procedura, priva di effetti collaterali, potrebbe portare a una riduzione del numero di tentativi di IVF necessari per raggiungere l’impianto. Tuttavia, non c’è ancora unanime consenso sulla sua reale efficacia, sul grado di trauma da ottenere, sul numero di traumi da effettuare, o su quale momento del ciclo mestruale sia il migliore per applicarla. Al momento, sebbene siano stati condotti numerosi studi sull’efficacia dello Scratch endometriale nelle RIF, l’opinione scientifica risulta essere controversa e il dibattito su questo tema è ancora aperto e acceso. Obiettivi. Questa tesi si configura pertanto nella rosa degli studi volti ad analizzare l’eventuale efficacia dello Scratch Endometriale nei Fallimenti d’Impianto Ricorrenti su un campione di pazienti selezionati. Si tratta di uno studio comparativo con controllo storico e rapporto campionario di 2:1. Pazienti e Metodi. Le pazienti sono state reclutate presso l’ambulatorio di Medicina della Riproduzione dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti (Piemonte) e presso il centro di Procreazione Medicalmente Assistita di Novara (Piemonte) attraverso i seguenti criteri di inclusione: pazienti con due o più fallimenti di impianto nell’ambito di una IVF, ciclo mestruale regolare, età compresa tra 18 e 44 anni, BMI 18-30. Sono stati utilizzati invece come criteri di esclusione: pazienti affette da anomalie uterine congenite e acquisite, da idrosalpinge, da patologie autoimmuni. Come outcome primario, è stata utilizzata la positività al dosaggio della Beta-hCG. Le 30 pazienti trattate, reclutate a partire da dicembre 2020 secondo i criteri di inclusione sovradescritti, sono state tutte quante messe a conoscenza del tipo di procedura a cui sarebbero state sottoposte e tutte quante hanno accettato il trattamento. Di queste, 3 non sono state sottoposte a trattamento in quanto hanno scelto di interrompere il percorso terapeutico o recarsi in altro centro. I controlli sono stati invece ricavati dagli archivi del centro a partire dal 2017, che hanno permesso di selezionare 58 pazienti idonee. I due gruppi sono stati poi stratificati per età nelle seguenti fasce: età inferiore a 34 anni, età compresa tra 35 e 39 anni, età superiore a 40 anni. Risultati. I risultati ottenuti non dimostrano che il gruppo dei trattati abbia un aumento di probabilità di gravidanza statisticamente significativo rispetto al gruppo dei non trattati, e perciò non si discostano da quanto evidenziato nelle più recenti metanalisi . I risultati ottenuti non possono essere letti se non come trend, per via della dimensione campionaria ridotta. Conclusioni. In conclusione, i dati del nostro studio e quelli reperibili in letteratura, indicano che la Pipelle non dovrebbe essere introdotta nella normale pratica clinica routinaria, mentre l’isteroscopia potrebbe essere considerata utile nelle RIF, soprattutto allo scopo di indagare le condizioni della cervice uterina e di evidenziare e trattare eventuali patologie endocavitarie responsabili di una quota di fallimenti d’impianto.
I Fallimenti d'Impianto Ricorrenti: Analisi dell'efficacia dello scratch endometriale
MASCHIO, FRANCESCA ROMANA
2020/2021
Abstract
Background. Le nuove tecnologie di riproduzione assistita hanno permesso a molte coppie, in precedenza impossibilitate a concepire, di raggiungere la gravidanza. Ciononostante, è nel frattempo emersa una nuova sfida: la RIF (Recurrent Implantation Failure), da cui derivano molteplici fallimenti di fertilizzazione. Una delle possibili soluzioni a tale evenienza è lo scratch endometriale. Lo scratch endometriale viene definito come un danneggiamento intenzionale dell’endometrio in donne sottoposte a PMA, allo scopo di aumentare la recettività endometriale. Questa semplice procedura, priva di effetti collaterali, potrebbe portare a una riduzione del numero di tentativi di IVF necessari per raggiungere l’impianto. Tuttavia, non c’è ancora unanime consenso sulla sua reale efficacia, sul grado di trauma da ottenere, sul numero di traumi da effettuare, o su quale momento del ciclo mestruale sia il migliore per applicarla. Al momento, sebbene siano stati condotti numerosi studi sull’efficacia dello Scratch endometriale nelle RIF, l’opinione scientifica risulta essere controversa e il dibattito su questo tema è ancora aperto e acceso. Obiettivi. Questa tesi si configura pertanto nella rosa degli studi volti ad analizzare l’eventuale efficacia dello Scratch Endometriale nei Fallimenti d’Impianto Ricorrenti su un campione di pazienti selezionati. Si tratta di uno studio comparativo con controllo storico e rapporto campionario di 2:1. Pazienti e Metodi. Le pazienti sono state reclutate presso l’ambulatorio di Medicina della Riproduzione dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti (Piemonte) e presso il centro di Procreazione Medicalmente Assistita di Novara (Piemonte) attraverso i seguenti criteri di inclusione: pazienti con due o più fallimenti di impianto nell’ambito di una IVF, ciclo mestruale regolare, età compresa tra 18 e 44 anni, BMI 18-30. Sono stati utilizzati invece come criteri di esclusione: pazienti affette da anomalie uterine congenite e acquisite, da idrosalpinge, da patologie autoimmuni. Come outcome primario, è stata utilizzata la positività al dosaggio della Beta-hCG. Le 30 pazienti trattate, reclutate a partire da dicembre 2020 secondo i criteri di inclusione sovradescritti, sono state tutte quante messe a conoscenza del tipo di procedura a cui sarebbero state sottoposte e tutte quante hanno accettato il trattamento. Di queste, 3 non sono state sottoposte a trattamento in quanto hanno scelto di interrompere il percorso terapeutico o recarsi in altro centro. I controlli sono stati invece ricavati dagli archivi del centro a partire dal 2017, che hanno permesso di selezionare 58 pazienti idonee. I due gruppi sono stati poi stratificati per età nelle seguenti fasce: età inferiore a 34 anni, età compresa tra 35 e 39 anni, età superiore a 40 anni. Risultati. I risultati ottenuti non dimostrano che il gruppo dei trattati abbia un aumento di probabilità di gravidanza statisticamente significativo rispetto al gruppo dei non trattati, e perciò non si discostano da quanto evidenziato nelle più recenti metanalisi . I risultati ottenuti non possono essere letti se non come trend, per via della dimensione campionaria ridotta. Conclusioni. In conclusione, i dati del nostro studio e quelli reperibili in letteratura, indicano che la Pipelle non dovrebbe essere introdotta nella normale pratica clinica routinaria, mentre l’isteroscopia potrebbe essere considerata utile nelle RIF, soprattutto allo scopo di indagare le condizioni della cervice uterina e di evidenziare e trattare eventuali patologie endocavitarie responsabili di una quota di fallimenti d’impianto. File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/129643