Il presente lavoro, dopo un primo capitolo dedicato alla situazione della ceramica in Italia e all'estero agli inizi del XX secolo, è volto a sottolineare decennio per decennio l'importante ruolo svolto dalla città di Albisola (SV) in merito alla diffusione e alla produzione delle ceramiche artistiche nel corso del Novecento. Albisola, la cui economia da sempre si basava sulla produzione di stoviglie e vasellame in ceramica, a partire dal primo dopoguerra fu protagonista di un'incredibile stagione artistica sia grazie alla nascita di nuove manifatture, sia grazie alla personalità trainante di Manlio Trucco che, trasferendo alle ceramiche le innovative decorazioni déco apprese a Parigi, portò numerosi artisti italiani (Arturo Martini, Francesco Messina) a interessarsi alla lavorazione di questa materia e a frequentare assiduamente i forni albisolesi. Una prima fondamentale fase di questo percorso è costituita dagli anni del Futurismo, in cui la strada intrapresa da Trucco venne continuata da Tullio d'Albisola. Personaggio carismatico e intraprendete, si impose sia da un punto di vista artistico, con un drastico rinnovamento della forma dell'oggetto ceramico derivante dall'adesione ai principi del secondo futurismo, sia da un punto di vista di promozione culturale, richiamando una moltitudine di artisti a partecipare al rinnovamento delle ceramiche albisolesi attraverso la creazione di opere presso la manifattura paterna: sono gli anni di Farfa, Fillia, Nino Strada, Diulgheroff, Pacetti, Munari, i cui contributi vengono descritti nel terzo capitolo. Dopo essermi brevemente soffermata sugli anni Quaranta, ho voluto prendere in considerazione una seconda importante fase, ossia quella degli anni Cinquanta e Sessanta: la presenza degli Spazialisti, dei Nucleari, di Jorn e degli altri esponenti del gruppo Cobra rafforzò infatti il ruolo di Albisola come crocevia di nuove esperienze estetiche; al contempo, le numerose manifestazioni d'arte (Gli Incontri Internazionali della Ceramica, il Premio Albisola 1954, l'istituzione della Rosa d'oro, la nascita della Passeggiata degli artisti) permisero alla città savonese di attirare l'interesse della critica e del pubblico, diventando un punto di riferimento per l'arte internazionale. Infine, gli ultimi due capitoli sono dedicati al ventennio 1970-90, anni in cui si assistette a un progressivo affermarsi di giovani personalità alla continua ricerca di nuove sperimentazioni. Dal canto loro, il Comune e le varie Amministrazioni, continuarono nella promozione di numerose iniziative volte sia a sostenere queste personalità emergenti, sia a sottolineare le passate esperienze albisolesi nel tentativo di sollevare le sorti delle manifatture artigianali, in difficoltà dopo la morte di Tullio d'Albisola e il progressivo allontanamento dei grandi artisti internazionali.
Albisola. Un centro della ceramica artistica nel Novecento
MODAFFERI, DANILA
2011/2012
Abstract
Il presente lavoro, dopo un primo capitolo dedicato alla situazione della ceramica in Italia e all'estero agli inizi del XX secolo, è volto a sottolineare decennio per decennio l'importante ruolo svolto dalla città di Albisola (SV) in merito alla diffusione e alla produzione delle ceramiche artistiche nel corso del Novecento. Albisola, la cui economia da sempre si basava sulla produzione di stoviglie e vasellame in ceramica, a partire dal primo dopoguerra fu protagonista di un'incredibile stagione artistica sia grazie alla nascita di nuove manifatture, sia grazie alla personalità trainante di Manlio Trucco che, trasferendo alle ceramiche le innovative decorazioni déco apprese a Parigi, portò numerosi artisti italiani (Arturo Martini, Francesco Messina) a interessarsi alla lavorazione di questa materia e a frequentare assiduamente i forni albisolesi. Una prima fondamentale fase di questo percorso è costituita dagli anni del Futurismo, in cui la strada intrapresa da Trucco venne continuata da Tullio d'Albisola. Personaggio carismatico e intraprendete, si impose sia da un punto di vista artistico, con un drastico rinnovamento della forma dell'oggetto ceramico derivante dall'adesione ai principi del secondo futurismo, sia da un punto di vista di promozione culturale, richiamando una moltitudine di artisti a partecipare al rinnovamento delle ceramiche albisolesi attraverso la creazione di opere presso la manifattura paterna: sono gli anni di Farfa, Fillia, Nino Strada, Diulgheroff, Pacetti, Munari, i cui contributi vengono descritti nel terzo capitolo. Dopo essermi brevemente soffermata sugli anni Quaranta, ho voluto prendere in considerazione una seconda importante fase, ossia quella degli anni Cinquanta e Sessanta: la presenza degli Spazialisti, dei Nucleari, di Jorn e degli altri esponenti del gruppo Cobra rafforzò infatti il ruolo di Albisola come crocevia di nuove esperienze estetiche; al contempo, le numerose manifestazioni d'arte (Gli Incontri Internazionali della Ceramica, il Premio Albisola 1954, l'istituzione della Rosa d'oro, la nascita della Passeggiata degli artisti) permisero alla città savonese di attirare l'interesse della critica e del pubblico, diventando un punto di riferimento per l'arte internazionale. Infine, gli ultimi due capitoli sono dedicati al ventennio 1970-90, anni in cui si assistette a un progressivo affermarsi di giovani personalità alla continua ricerca di nuove sperimentazioni. Dal canto loro, il Comune e le varie Amministrazioni, continuarono nella promozione di numerose iniziative volte sia a sostenere queste personalità emergenti, sia a sottolineare le passate esperienze albisolesi nel tentativo di sollevare le sorti delle manifatture artigianali, in difficoltà dopo la morte di Tullio d'Albisola e il progressivo allontanamento dei grandi artisti internazionali.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/129532