Codesta tesi vuole proporre un'analisi della scriminante più conosciuta, nonché la più discussa: la legittima difesa. Tale esimente ha radici antichissime, e la sua attuale configurazione è dovuta a millenni di evoluzione, evoluzione che tuttora non si è arrestata e provoca accesi dibattiti, l'ultimo dei quali ha portato a una novella della disciplina codicistica ad opera della legge 13 febbraio 2006 n.59. La mia analisi parte da un'introduzione circa la cause di giustificazione in generale, categoria in cui è compresa la legittima difesa, per poi addentrarsi in una lettura specifica di quest'ultima. Partendo da una lettura storica, per evidenziare che già in epoca romana esistevano due differenti figure riconducibili a tale scriminante, proseguendo nell'evoluzione apportata dal diritto comune e canonico, ho evidenziato come la legittima difesa sia frutto di un cammino evolutivo complicato e assai lungo. Passando a prendere in considerazione come il codice penale del 1930 ha elaborato tale figura ho analizzato i presupposti e i requisiti richiesti dalla disciplina codicistica. Circa i presupposti di pericolo attuale e offesa ingiusta ad un diritto proprio e altrui, e circa il requisito della necessità la dottrina e la giurisprudenza sembrano pacifiche sulla loro interpretazione. Meno stabile è il requisito della proporzione, esplicitamente richiesto dall'art.52 c.p. L'interpretazione di tale requisito ha creato numerosi interrogativi e sono molte le letture che si sono proposte, fino ad arrivare, grazie alla novella ad opera della legge n.59 del 2006 ad avere per i casi ivi compresi una presunzione di proporzione. La disciplina che inizialmente sembrava dare una risposta esaustiva alla richiesta di tutela, a causa dell'aumentare di determinati fatti di cronaca, è passata ad essere ritenuta da molti non adatta a soddisfare le esigenze soprattutto di soggetti aggrediti nel proprio domicilio o esercizio commerciale. Per questo la novella in questione ha lasciato inalterato il primo comma dell'art.52 c.p, per cui opera il giudizio di proporzione ordinario mentre ha introdotto altri due commi riguardanti la tutela di un privato domicilio, per cui la proporzione, in presenza di determinate condizioni, è presunta. Tale innovazione è stata frutto di un dibattito parlamentare non di poco conto, che ha visto numerose proposte alternative a quella accolta, che però a causa di una forte ostilità politica sono state ostacolate. La mia analisi è volta quindi, non solo a mettere in evidenza il percorso evolutivo intrapreso finora per questa scriminante, ma vuole essere una lettura parzialmente critica di questa evoluzione. Questo in quanto leggendo i lavori preparatori e i dibattiti parlamentari circa la novella, e prendendo atto dell'approccio avuto dalla giurisprudenza a tal proposito, è palese come la riforma non abbia in realtà dato risposta concreta ed esaustiva alle richieste di tutela per cui è stata elaborata.
la legittima difesa
GILI, LARA
2012/2013
Abstract
Codesta tesi vuole proporre un'analisi della scriminante più conosciuta, nonché la più discussa: la legittima difesa. Tale esimente ha radici antichissime, e la sua attuale configurazione è dovuta a millenni di evoluzione, evoluzione che tuttora non si è arrestata e provoca accesi dibattiti, l'ultimo dei quali ha portato a una novella della disciplina codicistica ad opera della legge 13 febbraio 2006 n.59. La mia analisi parte da un'introduzione circa la cause di giustificazione in generale, categoria in cui è compresa la legittima difesa, per poi addentrarsi in una lettura specifica di quest'ultima. Partendo da una lettura storica, per evidenziare che già in epoca romana esistevano due differenti figure riconducibili a tale scriminante, proseguendo nell'evoluzione apportata dal diritto comune e canonico, ho evidenziato come la legittima difesa sia frutto di un cammino evolutivo complicato e assai lungo. Passando a prendere in considerazione come il codice penale del 1930 ha elaborato tale figura ho analizzato i presupposti e i requisiti richiesti dalla disciplina codicistica. Circa i presupposti di pericolo attuale e offesa ingiusta ad un diritto proprio e altrui, e circa il requisito della necessità la dottrina e la giurisprudenza sembrano pacifiche sulla loro interpretazione. Meno stabile è il requisito della proporzione, esplicitamente richiesto dall'art.52 c.p. L'interpretazione di tale requisito ha creato numerosi interrogativi e sono molte le letture che si sono proposte, fino ad arrivare, grazie alla novella ad opera della legge n.59 del 2006 ad avere per i casi ivi compresi una presunzione di proporzione. La disciplina che inizialmente sembrava dare una risposta esaustiva alla richiesta di tutela, a causa dell'aumentare di determinati fatti di cronaca, è passata ad essere ritenuta da molti non adatta a soddisfare le esigenze soprattutto di soggetti aggrediti nel proprio domicilio o esercizio commerciale. Per questo la novella in questione ha lasciato inalterato il primo comma dell'art.52 c.p, per cui opera il giudizio di proporzione ordinario mentre ha introdotto altri due commi riguardanti la tutela di un privato domicilio, per cui la proporzione, in presenza di determinate condizioni, è presunta. Tale innovazione è stata frutto di un dibattito parlamentare non di poco conto, che ha visto numerose proposte alternative a quella accolta, che però a causa di una forte ostilità politica sono state ostacolate. La mia analisi è volta quindi, non solo a mettere in evidenza il percorso evolutivo intrapreso finora per questa scriminante, ma vuole essere una lettura parzialmente critica di questa evoluzione. Questo in quanto leggendo i lavori preparatori e i dibattiti parlamentari circa la novella, e prendendo atto dell'approccio avuto dalla giurisprudenza a tal proposito, è palese come la riforma non abbia in realtà dato risposta concreta ed esaustiva alle richieste di tutela per cui è stata elaborata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/129464