TESI DI LAUREA LO STORNO DI DIPENDENTI Il presente studio si propone l'obiettivo di fornire uno spunto di riflessione sul ruolo che concretamente ricopre lo storno di dipendenti come fattispecie di concorrenza sleale attraverso l'analisi degli elementi che lo caratterizzano. Nel primo capitolo l'attenzione verrà focalizzata sui presupposti soggettivi che, ai sensi dell'articolo 2598 c.c., devono necessariamente sussistere per l'applicazione della disciplina in esame. Ci si riferisce alla qualifica imprenditoriale dei soggetti attivo e passivo dell'atto concorrenziale ed all'esistenza di un rapporto di concorrenza economica tra gli stessi. Nel secondo capitolo, si analizzerà la portata della clausola generale di cui all'art. 2598 n. 3 e l'incidenza che su di essa hanno esercitato le varie interpretazioni che dottrina e giurisprudenza hanno fornito dei suoi elementi portanti: la non conformità degli atti ai principi della correttezza professionale e l'idoneità di tali atti al danneggiamento dell'altrui azienda. Nel terzo capitolo verrà evidenziata la complessità della fattispecie di storno di dipendenti orientando l'attenzione sui diversi interessi coinvolti in tale manovra concorrenziale. Ci si riferisce al fatto che, a fronte della indiscussa lesività di questo atto concorrenziale, deve comunque essere tenuto in debita considerazione dagli interpreti che gli articoli 41 e 35 della Costituzione garantiscono la libertà della concorrenza, anche all'interno del mercato del lavoro, e la libertà di ogni singolo lavoratore di trarre vantaggio dalle dinamiche concorrenziali per ottenere condizioni lavorative e retributive sempre migliori. Nel quarto capitolo verranno illustrati i tre orientamenti giurisprudenziali che, succedutisi nel corso degli anni, hanno fornito diverse concezioni dello storno di dipendenti: l'orientamento oggettivo, quello soggettivo ed infine quello intermedio, ad oggi dominante. Emergerà che l'animus nocendi, non risulta elemento idoneo a tracciare una netta linea di confine tra una condotta concorrenziale aggressiva ma lecita ed una condotta concorrenziale illecita. Nel quinto capitolo, infine, a seguito di un'analisi della giurisprudenza di merito, si evidenzierà l'opportunità di desumere l'illiceità dello storno di dipendenti solo qualora venga attuato con modalità di per sé scorrette. Siffatta interpretazione, diminuendo drasticamente le ipotesi in cui lo storno di dipendenti costituisce illecito concorrenziale, oltre ad essere più conforme ai principi costituzionali di libertà di concorrenza e del mercato del lavoro, non causerebbe un'ingiustificata restrizione della tutela in questo ambito. Se, infatti, alla visione oggettiva dell'illecito concorrenziale venisse affiancata una rivalutazione delle norme relative all'obbligo di fedeltà ed alla stipulazione di patti di non concorrenza tra imprenditore e lavoratore si avrebbe una tutela differenziata ma per questo non meno efficace. Volgendo l'attenzione verso il rapporto di lavoro, l'imprenditore verrebbe messo in condizione di poter attuare una tutela preventiva nei confronti di eventuali atti concorrenzialmente scorretti ed il lavoratore verrebbe accontentato dal punto di vista remunerativo, in quanto, considerata la necessaria onerosità dei patti di non concorrenza, egli percepirebbe un compenso adeguato al ruolo effettivamente svolto in ambito aziendale.
Lo storno di dipendenti
MOISO, LUCA
2011/2012
Abstract
TESI DI LAUREA LO STORNO DI DIPENDENTI Il presente studio si propone l'obiettivo di fornire uno spunto di riflessione sul ruolo che concretamente ricopre lo storno di dipendenti come fattispecie di concorrenza sleale attraverso l'analisi degli elementi che lo caratterizzano. Nel primo capitolo l'attenzione verrà focalizzata sui presupposti soggettivi che, ai sensi dell'articolo 2598 c.c., devono necessariamente sussistere per l'applicazione della disciplina in esame. Ci si riferisce alla qualifica imprenditoriale dei soggetti attivo e passivo dell'atto concorrenziale ed all'esistenza di un rapporto di concorrenza economica tra gli stessi. Nel secondo capitolo, si analizzerà la portata della clausola generale di cui all'art. 2598 n. 3 e l'incidenza che su di essa hanno esercitato le varie interpretazioni che dottrina e giurisprudenza hanno fornito dei suoi elementi portanti: la non conformità degli atti ai principi della correttezza professionale e l'idoneità di tali atti al danneggiamento dell'altrui azienda. Nel terzo capitolo verrà evidenziata la complessità della fattispecie di storno di dipendenti orientando l'attenzione sui diversi interessi coinvolti in tale manovra concorrenziale. Ci si riferisce al fatto che, a fronte della indiscussa lesività di questo atto concorrenziale, deve comunque essere tenuto in debita considerazione dagli interpreti che gli articoli 41 e 35 della Costituzione garantiscono la libertà della concorrenza, anche all'interno del mercato del lavoro, e la libertà di ogni singolo lavoratore di trarre vantaggio dalle dinamiche concorrenziali per ottenere condizioni lavorative e retributive sempre migliori. Nel quarto capitolo verranno illustrati i tre orientamenti giurisprudenziali che, succedutisi nel corso degli anni, hanno fornito diverse concezioni dello storno di dipendenti: l'orientamento oggettivo, quello soggettivo ed infine quello intermedio, ad oggi dominante. Emergerà che l'animus nocendi, non risulta elemento idoneo a tracciare una netta linea di confine tra una condotta concorrenziale aggressiva ma lecita ed una condotta concorrenziale illecita. Nel quinto capitolo, infine, a seguito di un'analisi della giurisprudenza di merito, si evidenzierà l'opportunità di desumere l'illiceità dello storno di dipendenti solo qualora venga attuato con modalità di per sé scorrette. Siffatta interpretazione, diminuendo drasticamente le ipotesi in cui lo storno di dipendenti costituisce illecito concorrenziale, oltre ad essere più conforme ai principi costituzionali di libertà di concorrenza e del mercato del lavoro, non causerebbe un'ingiustificata restrizione della tutela in questo ambito. Se, infatti, alla visione oggettiva dell'illecito concorrenziale venisse affiancata una rivalutazione delle norme relative all'obbligo di fedeltà ed alla stipulazione di patti di non concorrenza tra imprenditore e lavoratore si avrebbe una tutela differenziata ma per questo non meno efficace. Volgendo l'attenzione verso il rapporto di lavoro, l'imprenditore verrebbe messo in condizione di poter attuare una tutela preventiva nei confronti di eventuali atti concorrenzialmente scorretti ed il lavoratore verrebbe accontentato dal punto di vista remunerativo, in quanto, considerata la necessaria onerosità dei patti di non concorrenza, egli percepirebbe un compenso adeguato al ruolo effettivamente svolto in ambito aziendale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/129450