Il microbiota è un complesso ecosistema di microrganismi che vivono fisiologicamente in diversi distretti anatomici del corpo umano. Le entità più studiate attualmente in questo campo sono certamente i batteri. Ogni individuo ospite ha una diversa composizione delle specie batteriche; in particolare, soprattutto lo stile di vita e le abitudini alimentari sono fattori determinanti per la variabilità e la complessità del microbiota. Il sito anatomico più studiato in assoluto dal punto di vista del microbiota e che desta senza dubbio una maggiore attenzione da parte dei ricercatori è l’apparato gastrointestinale. Il microbiota fornisce una varietà di vie enzimatiche, biochimiche e metaboliche non indifferente, per cui è considerato sempre più come un organo metabolicamente attivo; prodotti importantissimi sono gli acidi grassi a catena corta (SCFAs) e gas come CO2 e H2. Le possibili conseguenze dei dismicrobismi intestinali si possono suddividere in tre grandi categorie: malattie infettive, malattie infiammatorie intestinali e malattie dismetaboliche. Patologie come sindrome metabolica, obesità, diabete di tipo 2, insulino-resisitenza, malattie cardiovascolari sono attualmente sotto i riflettori per la loro prevalenza e i loro risvolti. In questo lavoro abbiamo voluto fare il punto su strategie attualmente in studio che prendono in considerazione un batterio commensale nel tratto gastrointestinale umano, presente in minime quantità percentuali, ma che sembra correlato all’eziopatogenesi di numerosissime malattie, in primis quelle metaboliche: Akkermansia muciniphila. Vive nello strato mucoso dell’intestino crasso ed è in grado di degradarne le mucine da cui ricava monosaccaridi ed aminoacidi per se stesso e per gli altri microrganismi. Degradando il muco intestinale innesca un importante feedback con le cellule caliciformi con il risultato di mantenere in buono stato la barriera intestinale, fattore importante per evitare l’endotossiemia metabolica e ridurre gli stati infiammatori sistemici. Aumenta i livelli intestinali di endocannabinoidi con il risultato di ridurre gli stati infiammatori locali e di aumentare le concentrazioni di ormoni incretinici. Inoltre gioca un ruolo importante nel potenziare il sistema immunitario attraverso la sua proteina Amuc_1100. È stato dimostrato che le popolazioni di Akkermansia risultano ridotte in diversi stati patologici come IBD, atopia, autismo, aterosclerosi, ma soprattutto nelle dislipidemie, nell’obesità, nel diabete di tipo 2, nelle patologie cardiovascolari e nella sindrome metabolica. Per questo Akkermansia muciniphila è considerato sempre più come biomarker di omeostasi intestinale e buona salute. Sono stati condotti numerosi studi preclinici e clinici nei quali Akkermansia è stato somministrato in forma viva, uccisa dal calore e pastorizzata, per valutarne gli effetti. Le forme vive e pastorizzate sembrano essere in grado di: ridurre il peso corporeo, migliorare il metabolismo dei lipidi e del glucosio, alleviare l’endotossiemia, ridurre la resistenza insulinica, rafforzare la barriera intestinale, aumentare lo strato di muco, ridurre l’infiammazione sistemica e rafforzare il sistema immunitario nella risposta contro i patogeni. I risultati ottenuti finora lo classificano come potenziale probiotico di nuova generazione, in grado di poter essere utilizzato come strumento terapeutico e preventivo per le patologie metaboliche.

Ruolo di Akkermansia muciniphila nel mantenimento dell’integrità della mucosa intestinale ed implicazioni nelle patologie metaboliche

FONTÒ, MARTINO
2019/2020

Abstract

Il microbiota è un complesso ecosistema di microrganismi che vivono fisiologicamente in diversi distretti anatomici del corpo umano. Le entità più studiate attualmente in questo campo sono certamente i batteri. Ogni individuo ospite ha una diversa composizione delle specie batteriche; in particolare, soprattutto lo stile di vita e le abitudini alimentari sono fattori determinanti per la variabilità e la complessità del microbiota. Il sito anatomico più studiato in assoluto dal punto di vista del microbiota e che desta senza dubbio una maggiore attenzione da parte dei ricercatori è l’apparato gastrointestinale. Il microbiota fornisce una varietà di vie enzimatiche, biochimiche e metaboliche non indifferente, per cui è considerato sempre più come un organo metabolicamente attivo; prodotti importantissimi sono gli acidi grassi a catena corta (SCFAs) e gas come CO2 e H2. Le possibili conseguenze dei dismicrobismi intestinali si possono suddividere in tre grandi categorie: malattie infettive, malattie infiammatorie intestinali e malattie dismetaboliche. Patologie come sindrome metabolica, obesità, diabete di tipo 2, insulino-resisitenza, malattie cardiovascolari sono attualmente sotto i riflettori per la loro prevalenza e i loro risvolti. In questo lavoro abbiamo voluto fare il punto su strategie attualmente in studio che prendono in considerazione un batterio commensale nel tratto gastrointestinale umano, presente in minime quantità percentuali, ma che sembra correlato all’eziopatogenesi di numerosissime malattie, in primis quelle metaboliche: Akkermansia muciniphila. Vive nello strato mucoso dell’intestino crasso ed è in grado di degradarne le mucine da cui ricava monosaccaridi ed aminoacidi per se stesso e per gli altri microrganismi. Degradando il muco intestinale innesca un importante feedback con le cellule caliciformi con il risultato di mantenere in buono stato la barriera intestinale, fattore importante per evitare l’endotossiemia metabolica e ridurre gli stati infiammatori sistemici. Aumenta i livelli intestinali di endocannabinoidi con il risultato di ridurre gli stati infiammatori locali e di aumentare le concentrazioni di ormoni incretinici. Inoltre gioca un ruolo importante nel potenziare il sistema immunitario attraverso la sua proteina Amuc_1100. È stato dimostrato che le popolazioni di Akkermansia risultano ridotte in diversi stati patologici come IBD, atopia, autismo, aterosclerosi, ma soprattutto nelle dislipidemie, nell’obesità, nel diabete di tipo 2, nelle patologie cardiovascolari e nella sindrome metabolica. Per questo Akkermansia muciniphila è considerato sempre più come biomarker di omeostasi intestinale e buona salute. Sono stati condotti numerosi studi preclinici e clinici nei quali Akkermansia è stato somministrato in forma viva, uccisa dal calore e pastorizzata, per valutarne gli effetti. Le forme vive e pastorizzate sembrano essere in grado di: ridurre il peso corporeo, migliorare il metabolismo dei lipidi e del glucosio, alleviare l’endotossiemia, ridurre la resistenza insulinica, rafforzare la barriera intestinale, aumentare lo strato di muco, ridurre l’infiammazione sistemica e rafforzare il sistema immunitario nella risposta contro i patogeni. I risultati ottenuti finora lo classificano come potenziale probiotico di nuova generazione, in grado di poter essere utilizzato come strumento terapeutico e preventivo per le patologie metaboliche.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/129382