The study of language acquisition relates to the processes and structures that lead to linguistic competence. Language acquisition is a main area of psycholinguistics, but it is also closely linked with philosophy. In fact, psycholinguists utilize philosophical concepts to explain the phenomena that they are interested in, however, in many cases this application of philosophical concepts is misguided. The aim of this paper is to examine two philosophical concepts used in psycholinguistics that suffer from this conceptual confusion: the definition of meaning and the modularity of mind. I will start with an introduction to theories of language acquisition and to the meaning and the modularity of mind. In the second chapter I will proffer a critical analysis focusing on the notion of meaning used in psycholinguistics. Psycholinguists have to explain how children acquire the meaning of words; thus, they have to use the concept of meaning. However, I will show that they do this in a problematic way; in fact they assume an internalism account of meaning but I will demonstrate that in this way they are unable to explain how children learn the meaning of words. In the third chapter, I argue that when psycholinguists find a set of beliefs held early, specifics and universals, they conclude that there is a modular system responsible for these beliefs. I will demonstrate that the concept of module is not used in psycholinguistics in a well-defined way, and, consequently that the debate on the modularity of mind is very confused. Finally, I will proffer some general guidelines for an alternative definition both of the concept of meaning and the concept of modularity that can guide future investigations advantageously.
Occuparsi di acquisizione del linguaggio significa spiegare i processi e le strategie che conducono alla competenza linguistica. Le teorie dell'acquisizione non possono pertanto che arrivare dopo le teorie sul linguaggio naturale e sulla competenza linguistica adulta sviluppate dalla filosofia del linguaggio. Quello dell'acquisizione del linguaggio è una sorta di territorio di confine tra il dominio di studio proprio della filosofia del linguaggio e quello della psicolinguistica: nell'occuparsi di acquisizione del linguaggio, gli psicolinguisti non possono non prendere a prestito nozioni e teorie che sono oggetto di studio della filosofia. Data l'intima relazione che la psicolinguistica intrattiene con la filosofia, sembra legittimo sottoporre i concetti e gli impianti teorici che la psicolinguistica prende a prestito dalla filosofia a una sorta di "messa al vaglio" da parte di quest'ultima, il che altro non significa che chiedersi se questi "prestiti" non soffrano di tensioni concettuali irrisolte una volta inseriti all'interno del dibattito psicolinguistico. Il presente lavoro contiene un'introduzione generale al tema dell'acquisizione del linguaggio che fornirà le basi concettuali per guidare il lettore all'analisi di due grandi tensioni concettuali presenti nelle teorie dell'acquisizione del linguaggio e, di qui, nella psicolinguistica: la definizione di significato e la modularità della mente. Alla prima tensione concettuale è dedicato il secondo capitolo: nell'occuparsi di acquisizione del linguaggio gli psicolinguisti devono spiegare come i bambini acquisiscano il significato delle parole e, di qui, devono avere a disposizione una nozione di significato. Mostrerò che la definizione di significato fornita dagli psicolinguisti non è capace di render conto dei fenomeni che interessano questi ultimi e, successivamente, offrirò alcune linee guida per una definizione di significato che sia più adeguata agli scopi della psicolinguistica. Alla seconda tensione concettuale è invece dedicato il terzo capitolo. Le tesi di Chomsky sulla grammatica universale hanno infatti lasciato spazio all'idea che la sintassi fosse un modulo. Di qui, il dibattito si è esteso, soprattutto in forza del lavoro di Fodor (1983), a diversi altri sistemi cognitivi; psicolinguisti e neuropsicologi si sono infatti domandati se, oltre al linguaggio, anche altri sistemi potessero godere di uno statuto modulare. Anche in questo caso, lo studio dei bambini ha offerto un notevole contributo alla discussione: generalmente, quando gli psicolinguisti trovano un insieme di conoscenze possedute molto precocemente (e quindi verosimilmente innate), specifiche per dominio e universali, tendono a concludere per la modularità del sistema in questione. Inoltre, laddove vi siano prove dell'esistenza di una dissociazione doppia o, ancora, del fatto che un sistema sembri essere impermeabile alle influenze del modulo linguistico, gli psicolinguisti tendono nuovamente a concludere per la modularità dei sistemi in questione. Tuttavia, occuparsi di modularità della mente presuppone che vi sia accordo e chiarezza su cosa si intenda per modularità. Sosterrò che molti dei risultati della psicolinguistica, nonché della neuropsicologia, sono viziati esattamente dallo scarso consenso, nonché dalla poca chiarezza, che esiste in merito alla modularità. Anche in questo caso proporrò alcune considerazioni su come potrebbe essere orientato un proficuo dibattito sulla modularità della mente.
Problemi concettuali nelle teorie dell'acquisizione del linguaggio
VILLATA, SANDRA
2009/2010
Abstract
Occuparsi di acquisizione del linguaggio significa spiegare i processi e le strategie che conducono alla competenza linguistica. Le teorie dell'acquisizione non possono pertanto che arrivare dopo le teorie sul linguaggio naturale e sulla competenza linguistica adulta sviluppate dalla filosofia del linguaggio. Quello dell'acquisizione del linguaggio è una sorta di territorio di confine tra il dominio di studio proprio della filosofia del linguaggio e quello della psicolinguistica: nell'occuparsi di acquisizione del linguaggio, gli psicolinguisti non possono non prendere a prestito nozioni e teorie che sono oggetto di studio della filosofia. Data l'intima relazione che la psicolinguistica intrattiene con la filosofia, sembra legittimo sottoporre i concetti e gli impianti teorici che la psicolinguistica prende a prestito dalla filosofia a una sorta di "messa al vaglio" da parte di quest'ultima, il che altro non significa che chiedersi se questi "prestiti" non soffrano di tensioni concettuali irrisolte una volta inseriti all'interno del dibattito psicolinguistico. Il presente lavoro contiene un'introduzione generale al tema dell'acquisizione del linguaggio che fornirà le basi concettuali per guidare il lettore all'analisi di due grandi tensioni concettuali presenti nelle teorie dell'acquisizione del linguaggio e, di qui, nella psicolinguistica: la definizione di significato e la modularità della mente. Alla prima tensione concettuale è dedicato il secondo capitolo: nell'occuparsi di acquisizione del linguaggio gli psicolinguisti devono spiegare come i bambini acquisiscano il significato delle parole e, di qui, devono avere a disposizione una nozione di significato. Mostrerò che la definizione di significato fornita dagli psicolinguisti non è capace di render conto dei fenomeni che interessano questi ultimi e, successivamente, offrirò alcune linee guida per una definizione di significato che sia più adeguata agli scopi della psicolinguistica. Alla seconda tensione concettuale è invece dedicato il terzo capitolo. Le tesi di Chomsky sulla grammatica universale hanno infatti lasciato spazio all'idea che la sintassi fosse un modulo. Di qui, il dibattito si è esteso, soprattutto in forza del lavoro di Fodor (1983), a diversi altri sistemi cognitivi; psicolinguisti e neuropsicologi si sono infatti domandati se, oltre al linguaggio, anche altri sistemi potessero godere di uno statuto modulare. Anche in questo caso, lo studio dei bambini ha offerto un notevole contributo alla discussione: generalmente, quando gli psicolinguisti trovano un insieme di conoscenze possedute molto precocemente (e quindi verosimilmente innate), specifiche per dominio e universali, tendono a concludere per la modularità del sistema in questione. Inoltre, laddove vi siano prove dell'esistenza di una dissociazione doppia o, ancora, del fatto che un sistema sembri essere impermeabile alle influenze del modulo linguistico, gli psicolinguisti tendono nuovamente a concludere per la modularità dei sistemi in questione. Tuttavia, occuparsi di modularità della mente presuppone che vi sia accordo e chiarezza su cosa si intenda per modularità. Sosterrò che molti dei risultati della psicolinguistica, nonché della neuropsicologia, sono viziati esattamente dallo scarso consenso, nonché dalla poca chiarezza, che esiste in merito alla modularità. Anche in questo caso proporrò alcune considerazioni su come potrebbe essere orientato un proficuo dibattito sulla modularità della mente.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/129088