La tesi, intitolata Carlo Antonio Porporati. Esperienze incisorie tra Parigi, Torino e Roma nella seconda metà del Settecento, è incentrata sull'analisi dell'attività artistica dell'incisore piemontese svolta tra il 1768, anno della partenza per Parigi in qualità di pensionnaire di Carlo Emanuele III, ed il 1797, periodo in cui si attesta l'esecuzione delle sue ultime stampe a Napoli. La tesi è stata organizzata in due sezioni: la prima, composta da undici capitoli, è incentrata sull'analisi della crescita professionale e della cultura figurativa dell'artista piemontese dai suoi esordi sino alle ultime produzioni incisorie, la seconda, invece, raccoglie ventisette schede relative alle stampe realizzate dal Porporati tra il 1765-1767 ed il 1797 riscontrate presso le collezioni museali torinesi. Il primo capitolo si sofferma sulla ricostruzione delle origini del Porporati e delle tappe che hanno contraddistinto la formazione ingegneristica dell'incisore. Il secondo, il terzo ed il quarto capitolo descrivono il definitivo passaggio del Porporati dalla carriera ingegneristica a quella incisoria, approfondendo il periodo di frequentazione dell'artista degli ateliers parigini di Juste Chevillet, di Jacques-Firmin Beauvarlet e di Jean Baptiste Greuze sino all'ammissione in qualità di accademico presso l'Académie de Peinture et de Sculpture di Parigi nel 1773. Un'attenta analisi documentaria della corrispondenza diplomatica intercorsa in tali anni tra le corti torinese e francese ha permesso di ricostruire le tappe fondamentali di tale soggiorno. Il quinto capitolo si occupa delle stampe realizzate dal Porporati tra il 1771 ed il 1775 destinate alla celebrazione dell'immagine del sovrano nei territori sabaudi. Il sesto capitolo tratta le commissioni regie affidate al Porporati in campo teatrale a partire dal 1775 sino al 1789. Il settimo capitolo si occupa di analizzare la cultura figurativa del Porporati sviluppata a Torino sino ai primi anni Ottanta del Settecento, soffermandosi in particolare sulla produzione effettuata a partire dal 1778. L'ottavo capitolo è, invece, dedicato al soggiorno romano del Porporati dal 1789 al 1790, di cui si è trovato riscontro nei carteggi diplomatici contenuti nel fondo Lettere Ministri Roma dell'Archivio di Stato di Torino, supportando tali informazioni con le ricerche di Michela di Macco condotte in occasione della mostra San Pietroburgo. 1703-1825. Arte di corte del Museo dell'Ermitage curato da Silvia Pettenati nel 1991 e di Bettina Baumgärtel nel catalogo Angelika Kauffmann del 1998. Il nono capitolo approfondisce i contatti intessuti dal Porporati con la cultura figurativa parigina soffermandosi, in particolare, sul rapporto intercorso tra l'artista e la pittrice di corte Elisabeth Louise Vigée Le Brun negli anni Novanta del Settecento. Il decimo capitolo, invece, è indirizzato all'analisi del soggiorno napoletano dell'incisore presso la corte di Ferdinando IV di Borbone (1793-1797) ed evidenzia i rapporti di continuità con la cultura figurativa franco-romana da parte dell'artista. L'ultimo capitolo è dedicato alla fortuna delle stampe del Porporati riscontrata nelle collezioni private torinesi di Giovanni Antonio Turinetti e dei conti Rignon, traendo tali informazioni dal saggio di Ilaria Peano contenuto nel volume Di Modello, di Intaglio e di Cesello. Scultori e incisori da Ladatte ai Collino del 2012.
CARLO ANTONIO PORPORATI. ESPERIENZE INCISORIE TRA PARIGI, TORINO E ROMA NELLA SECONDA META' DEL SETTECENTO
FERRERO, MICAELA
2012/2013
Abstract
La tesi, intitolata Carlo Antonio Porporati. Esperienze incisorie tra Parigi, Torino e Roma nella seconda metà del Settecento, è incentrata sull'analisi dell'attività artistica dell'incisore piemontese svolta tra il 1768, anno della partenza per Parigi in qualità di pensionnaire di Carlo Emanuele III, ed il 1797, periodo in cui si attesta l'esecuzione delle sue ultime stampe a Napoli. La tesi è stata organizzata in due sezioni: la prima, composta da undici capitoli, è incentrata sull'analisi della crescita professionale e della cultura figurativa dell'artista piemontese dai suoi esordi sino alle ultime produzioni incisorie, la seconda, invece, raccoglie ventisette schede relative alle stampe realizzate dal Porporati tra il 1765-1767 ed il 1797 riscontrate presso le collezioni museali torinesi. Il primo capitolo si sofferma sulla ricostruzione delle origini del Porporati e delle tappe che hanno contraddistinto la formazione ingegneristica dell'incisore. Il secondo, il terzo ed il quarto capitolo descrivono il definitivo passaggio del Porporati dalla carriera ingegneristica a quella incisoria, approfondendo il periodo di frequentazione dell'artista degli ateliers parigini di Juste Chevillet, di Jacques-Firmin Beauvarlet e di Jean Baptiste Greuze sino all'ammissione in qualità di accademico presso l'Académie de Peinture et de Sculpture di Parigi nel 1773. Un'attenta analisi documentaria della corrispondenza diplomatica intercorsa in tali anni tra le corti torinese e francese ha permesso di ricostruire le tappe fondamentali di tale soggiorno. Il quinto capitolo si occupa delle stampe realizzate dal Porporati tra il 1771 ed il 1775 destinate alla celebrazione dell'immagine del sovrano nei territori sabaudi. Il sesto capitolo tratta le commissioni regie affidate al Porporati in campo teatrale a partire dal 1775 sino al 1789. Il settimo capitolo si occupa di analizzare la cultura figurativa del Porporati sviluppata a Torino sino ai primi anni Ottanta del Settecento, soffermandosi in particolare sulla produzione effettuata a partire dal 1778. L'ottavo capitolo è, invece, dedicato al soggiorno romano del Porporati dal 1789 al 1790, di cui si è trovato riscontro nei carteggi diplomatici contenuti nel fondo Lettere Ministri Roma dell'Archivio di Stato di Torino, supportando tali informazioni con le ricerche di Michela di Macco condotte in occasione della mostra San Pietroburgo. 1703-1825. Arte di corte del Museo dell'Ermitage curato da Silvia Pettenati nel 1991 e di Bettina Baumgärtel nel catalogo Angelika Kauffmann del 1998. Il nono capitolo approfondisce i contatti intessuti dal Porporati con la cultura figurativa parigina soffermandosi, in particolare, sul rapporto intercorso tra l'artista e la pittrice di corte Elisabeth Louise Vigée Le Brun negli anni Novanta del Settecento. Il decimo capitolo, invece, è indirizzato all'analisi del soggiorno napoletano dell'incisore presso la corte di Ferdinando IV di Borbone (1793-1797) ed evidenzia i rapporti di continuità con la cultura figurativa franco-romana da parte dell'artista. L'ultimo capitolo è dedicato alla fortuna delle stampe del Porporati riscontrata nelle collezioni private torinesi di Giovanni Antonio Turinetti e dei conti Rignon, traendo tali informazioni dal saggio di Ilaria Peano contenuto nel volume Di Modello, di Intaglio e di Cesello. Scultori e incisori da Ladatte ai Collino del 2012.File | Dimensione | Formato | |
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