Introduction: During the SARS-CoV-2 pandemic, nosocomial spread was a problem of significant clinical relevance. Medical literature is discordance in providing a definition of N-COV, nor in estimating its incidence, clinical course, mortality, or effectiveness of prevention and protection strategies. Purpose: The following study aimed to estimate the incidence of nosocomial COVID-19 (N-COV) infection in the AOU San Luigi Gonzaga, to consider the individual characteristics and comorbidities of affected patients, to analyze the predisposing environmental factors (in both ER and ward), and to follow the disease course and outcome. Methods: We retrospectively collected clinical data of patients admitted to the ER from March 1, 2020, to March 31, 2022, who tested negative on swab for SARS-CoV-2, hospitalized in NO-COVID wards, and then tested positive on a subsequent swab at least 72h after admission. We grouped the 255 patients into two categories: - "indeterminate" N-COV, positive between 72h and 7 days - “true” N-COV, positive after 7 days We collected clinical variables at admission and after infection with COVID-19, environmental factors (of ER and inpatient ward), and implementation of corporate procedures for prevention of hospital transmission, comparing by univariate analysis the above two groups and the pandemic periods. Results: The incidence of N-COV was 2,21%, mostly in the peak periods (p=0,01577) and during the first year of the pandemic (p<0,001). The mean age was 74,51 years and patients were predominantly male (57,25%). There was a high degree of comorbidity (median Charlson 6 [4-8]), especially hypertension (58,16%), cancer (35,71%), diabetes mellitus (32,14%) and chronic lung disease (26,02%). However, only chronic kidney disease showed significant differences between true N-COVs (19,84%) and indeterminate N-COVs (4,29%) (p=0.00399). Patients hospitalized in the Medical area wards were more affected by the infection. Indeterminate N-COV patients came to the ER on days with greater boarding of COVID patients than true N-COV. Bathroom sharing was higher for true N-COVs (78,86% vs 64,76%, p=0,04056) and first-year pandemic (77,04% vs 59,32%, p=0,007235). At the time of the positive swab, 46,27% of patients were asymptomatic: the severity increased with time and the most represented COVID symptom was respiratory distress (46,94%), especially among true N-COVs (53,17% vs 35,71%, p=0,038), as well as the need for transfer to subintensive care area (13,48% vs 4,29%, p=0,04133). 34,12% of patients deceased, mostly true N-COVs (38% vs 28,57%, p=0,118) and more during the first year of pandemic (39,29% vs 16,95%, p=0,001510). Time of hospitalization was longer for true N-COVs than for indeterminates (35 [23-48,50] vs 18 [11-36]) (p<0,001). Conclusion: True N-COV patients had greater respiratory impairment, longer hospital stay and more unfavorable outcome. N-COV disease impacted the baseline frailty of inpatients. The presence of COVID patients in the ER and bathroom sharing in the ward are the main predisposing factors for nosocomial infection, while implemented procedures and ward reorganization have, over time, improved the situation

Introduzione: Durante la pandemia da SARS-CoV-2, la diffusione nosocomiale ha rappresentato un problema di rilevanza clinica significativa. In letteratura non vi è concordanza nel fornire una definizione di N-COV, né nello stimarne l’incidenza, l’andamento clinico, la mortalità o l’efficacia delle strategie di prevenzione e protezione. Obiettivi: Il seguente studio si è proposto di stimare l’incidenza di infezioni nosocomiali da COVID-19 (N-COV) nell’AOU San Luigi Gonzaga, di considerare le caratteristiche individuali e le comorbidità dei pazienti contagiati, di analizzare i fattori ambientali predisponenti (in DEA e in reparto), di seguire l’andamento della malattia e l’esito. Metodi: Abbiamo raccolto retrospettivamente i dati clinici dei pazienti con ingresso in PS dal 1°marzo 2020 al 31 marzo 2022, negativi al tampone per SARS-CoV-2, ricoverati in reparti NON-COVID e risultati positivi a un successivo tampone dopo almeno 72h dal ricovero. Abbiamo raggruppato i 255 pazienti in due categorie: - N-COV “indeterminati”, positivizzati tra le 72h e 7 giorni - N-COV “veri”, positivizzati dopo 7 giorni Abbiamo raccolto le variabili cliniche all’ingresso e dopo il contagio da COVID-19, i fattori ambientali (del DEA e dei reparti) e la messa in atto di procedure aziendali per la prevenzione della trasmissione ospedaliera, confrontando mediante analisi univariate i due gruppi suddetti e i periodi pandemici. Risultati: L’incidenza di N-COV è stata del 2,21%, maggiormente nei periodi di picco (p=0,01577) e durante il primo anno di pandemia (p<0,001). L’età media era di 74,51 anni e il sesso prevalente era quello maschile (57,25%). I pazienti presentavano un elevato grado di comorbidità (Charlson mediano 6 [4-8]), soprattutto ipertensione (58,16%), cancro (35,71%), diabete mellito (32,14%), malattia polmonare cronica (26,02%). Tuttavia, solo la malattia renale cronica presentava differenze significative tra N-COV veri (19,84%) e indeterminati (4,29%) (p=0,00399). I pazienti ricoverati nei reparti di area Medica sono stati interessati maggiormente dall’infezione. I pazienti N-COV indeterminati sono giunti in DEA in giornate con maggior boarding di pazienti COVID rispetto ai N-COV veri. La condivisione del bagno è risultata maggiore per i N-COV veri (78,86% vs 64,76%, p=0,04056) e per il primo anno di pandemia (77,04% vs 59,32%, p=0,007235). Al momento del tampone positivo, il 46,27% dei pazienti era asintomatico: la severità è aumentata con il tempo e il sintomo COVID più rappresentato era la difficoltà respiratoria (46,94%), soprattutto tra i N-COV veri (53,17% vs 35,71%, p=0,038), così come la necessità di trasferimento in terapia semintensiva (13,48% vs 4,29%, p=0,04133). Il 34,12% dei pazienti è deceduto, soprattutto N-COV veri (38% vs 28,57%, p=0,118) e maggiormente durante il primo anno di pandemia (39,29% vs 16,95%, p=0,001510). La degenza totale è stata più lunga per i N-COV veri rispetto agli indeterminati (35 [23-48,50] vs 18 [11-36]) (p<0,001) Conclusione: I pazienti N-COV veri hanno avuto una maggiore compromissione respiratoria, una degenza totale più lunga e un esito maggiormente sfavorevole. La malattia da N-COV ha impattato sulla fragilità di base dei pazienti ricoverati. La presenza di pazienti COVID in DEA e la condivisione del bagno in reparto sono i principali fattori predisponenti al contagio nosocomiale, mentre le procedure implementate e la riorganizzazione dei reparti hanno, nel corso del tempo, migliorato la situazione

Diffusione nosocomiale dell'infezione da COVID-19 durante i primi due anni di pandemia: caratteristiche cliniche, condizioni predisponenti individuali ed ambientali dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2 acquisita durante la degenza presso AOU San Luigi Gonzaga

SESSA, ELENA SOFIA
2021/2022

Abstract

Introduzione: Durante la pandemia da SARS-CoV-2, la diffusione nosocomiale ha rappresentato un problema di rilevanza clinica significativa. In letteratura non vi è concordanza nel fornire una definizione di N-COV, né nello stimarne l’incidenza, l’andamento clinico, la mortalità o l’efficacia delle strategie di prevenzione e protezione. Obiettivi: Il seguente studio si è proposto di stimare l’incidenza di infezioni nosocomiali da COVID-19 (N-COV) nell’AOU San Luigi Gonzaga, di considerare le caratteristiche individuali e le comorbidità dei pazienti contagiati, di analizzare i fattori ambientali predisponenti (in DEA e in reparto), di seguire l’andamento della malattia e l’esito. Metodi: Abbiamo raccolto retrospettivamente i dati clinici dei pazienti con ingresso in PS dal 1°marzo 2020 al 31 marzo 2022, negativi al tampone per SARS-CoV-2, ricoverati in reparti NON-COVID e risultati positivi a un successivo tampone dopo almeno 72h dal ricovero. Abbiamo raggruppato i 255 pazienti in due categorie: - N-COV “indeterminati”, positivizzati tra le 72h e 7 giorni - N-COV “veri”, positivizzati dopo 7 giorni Abbiamo raccolto le variabili cliniche all’ingresso e dopo il contagio da COVID-19, i fattori ambientali (del DEA e dei reparti) e la messa in atto di procedure aziendali per la prevenzione della trasmissione ospedaliera, confrontando mediante analisi univariate i due gruppi suddetti e i periodi pandemici. Risultati: L’incidenza di N-COV è stata del 2,21%, maggiormente nei periodi di picco (p=0,01577) e durante il primo anno di pandemia (p<0,001). L’età media era di 74,51 anni e il sesso prevalente era quello maschile (57,25%). I pazienti presentavano un elevato grado di comorbidità (Charlson mediano 6 [4-8]), soprattutto ipertensione (58,16%), cancro (35,71%), diabete mellito (32,14%), malattia polmonare cronica (26,02%). Tuttavia, solo la malattia renale cronica presentava differenze significative tra N-COV veri (19,84%) e indeterminati (4,29%) (p=0,00399). I pazienti ricoverati nei reparti di area Medica sono stati interessati maggiormente dall’infezione. I pazienti N-COV indeterminati sono giunti in DEA in giornate con maggior boarding di pazienti COVID rispetto ai N-COV veri. La condivisione del bagno è risultata maggiore per i N-COV veri (78,86% vs 64,76%, p=0,04056) e per il primo anno di pandemia (77,04% vs 59,32%, p=0,007235). Al momento del tampone positivo, il 46,27% dei pazienti era asintomatico: la severità è aumentata con il tempo e il sintomo COVID più rappresentato era la difficoltà respiratoria (46,94%), soprattutto tra i N-COV veri (53,17% vs 35,71%, p=0,038), così come la necessità di trasferimento in terapia semintensiva (13,48% vs 4,29%, p=0,04133). Il 34,12% dei pazienti è deceduto, soprattutto N-COV veri (38% vs 28,57%, p=0,118) e maggiormente durante il primo anno di pandemia (39,29% vs 16,95%, p=0,001510). La degenza totale è stata più lunga per i N-COV veri rispetto agli indeterminati (35 [23-48,50] vs 18 [11-36]) (p<0,001) Conclusione: I pazienti N-COV veri hanno avuto una maggiore compromissione respiratoria, una degenza totale più lunga e un esito maggiormente sfavorevole. La malattia da N-COV ha impattato sulla fragilità di base dei pazienti ricoverati. La presenza di pazienti COVID in DEA e la condivisione del bagno in reparto sono i principali fattori predisponenti al contagio nosocomiale, mentre le procedure implementate e la riorganizzazione dei reparti hanno, nel corso del tempo, migliorato la situazione
ITA
Introduction: During the SARS-CoV-2 pandemic, nosocomial spread was a problem of significant clinical relevance. Medical literature is discordance in providing a definition of N-COV, nor in estimating its incidence, clinical course, mortality, or effectiveness of prevention and protection strategies. Purpose: The following study aimed to estimate the incidence of nosocomial COVID-19 (N-COV) infection in the AOU San Luigi Gonzaga, to consider the individual characteristics and comorbidities of affected patients, to analyze the predisposing environmental factors (in both ER and ward), and to follow the disease course and outcome. Methods: We retrospectively collected clinical data of patients admitted to the ER from March 1, 2020, to March 31, 2022, who tested negative on swab for SARS-CoV-2, hospitalized in NO-COVID wards, and then tested positive on a subsequent swab at least 72h after admission. We grouped the 255 patients into two categories: - "indeterminate" N-COV, positive between 72h and 7 days - “true” N-COV, positive after 7 days We collected clinical variables at admission and after infection with COVID-19, environmental factors (of ER and inpatient ward), and implementation of corporate procedures for prevention of hospital transmission, comparing by univariate analysis the above two groups and the pandemic periods. Results: The incidence of N-COV was 2,21%, mostly in the peak periods (p=0,01577) and during the first year of the pandemic (p<0,001). The mean age was 74,51 years and patients were predominantly male (57,25%). There was a high degree of comorbidity (median Charlson 6 [4-8]), especially hypertension (58,16%), cancer (35,71%), diabetes mellitus (32,14%) and chronic lung disease (26,02%). However, only chronic kidney disease showed significant differences between true N-COVs (19,84%) and indeterminate N-COVs (4,29%) (p=0.00399). Patients hospitalized in the Medical area wards were more affected by the infection. Indeterminate N-COV patients came to the ER on days with greater boarding of COVID patients than true N-COV. Bathroom sharing was higher for true N-COVs (78,86% vs 64,76%, p=0,04056) and first-year pandemic (77,04% vs 59,32%, p=0,007235). At the time of the positive swab, 46,27% of patients were asymptomatic: the severity increased with time and the most represented COVID symptom was respiratory distress (46,94%), especially among true N-COVs (53,17% vs 35,71%, p=0,038), as well as the need for transfer to subintensive care area (13,48% vs 4,29%, p=0,04133). 34,12% of patients deceased, mostly true N-COVs (38% vs 28,57%, p=0,118) and more during the first year of pandemic (39,29% vs 16,95%, p=0,001510). Time of hospitalization was longer for true N-COVs than for indeterminates (35 [23-48,50] vs 18 [11-36]) (p<0,001). Conclusion: True N-COV patients had greater respiratory impairment, longer hospital stay and more unfavorable outcome. N-COV disease impacted the baseline frailty of inpatients. The presence of COVID patients in the ER and bathroom sharing in the ward are the main predisposing factors for nosocomial infection, while implemented procedures and ward reorganization have, over time, improved the situation
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