Le poliartriti immunomediate sono una patologia spesso sotto-diagnosticata a causa di una sintomatologia aspecifica e per la necessità di eseguire un’artrocentesi per giungere alla diagnosi. Un corretto iter diagnostico è tuttavia lungo e costoso ma consente di iniziare una terapia immunosoppressiva che deve essere protratta anche per lunghi periodi. L’obiettivo della mia tesi è descrivere in maniera retrospettiva caratteristiche cliniche, clinico-patologiche, radiografiche, della gestione terapeutica e del follow-up in cani affetti da poliartriti immunomediate (IMPA). Sono state analizzate in modo retrospettivo le cartelle cliniche dei pazienti con diagnosi di IMPA nel periodo novembre 2011- gennaio 2021. I dati presi in esame includevano: segnalamento, peso anamnesi recente e remota; analisi del liquido sinoviale; ulteriori procedure diagnostiche effettuate; terapia impostata e risposta terapeutica con successive modifiche e follow-up. I cani che ho preso in esame erano soggetti giovani (media: 67,6 mesi), di taglia media (18,6 kg) senza prevalenza di genere (maschi 49%, femmine 51%). I sintomi clinici alla visita sono ortopedici (difficoltà deambulatorie 19%, zoppia 19%, artralgia 15%, ectasia articolare 13%) e sistemici (ipertermia 37%, depressione del sensorio 24%, linfoadenomegalia 42%). La diagnosi è stata possibile solo in seguito al prelievo del liquido sinoviale nel quale si rileva un aumento delle proteine (media: 4,7 g/dl) e delle cellule nucleate (mediana:23430 cellule/μl), in particolare dei granulociti neutrofili che si presentano come popolazione cellulare prevalente (mediana: 66,5%) e non sono degenerati (99%). Leucocitosi neutrofilica (29%), anemia non rigenerativa (45%) e trombocitosi (20%) sono i rilievi ematologici concomitanti più frequenti. È frequente l’aumento degli enzimi epatici (in particolare dell’ALP, 35%) e delle albumine (72%). La maggior parte delle IMPA non erosive è di origine idiopatica (63%), mentre tutte quelle erosive (6%), rare, sono state classificate come artriti reumatoidi. L’esame radiografico non è utile per fare diagnosi di IMPA non erosiva, mentre se associato ad altri esami, come il prelievo del liquido sinoviale, fornisce informazioni utili per la diagnosi di IMPA erosiva. L’approccio terapeutico più efficace è quello immunosoppressivo con prednisolone (1 mg/kg BID) che può portare alla remissione completa dei sintomi (risposta ottima 58%), in buona parte dei casi anche a lungo termine con sospensione della terapia (43%). In attesa dei risultati dei test diagnostici si può temporaneamente somministrare una terapia antinfiammatoria non steroidea (risposta buona 33%, ottima 13%), che può dare un iniziale miglioramento, ma che non è risolutiva a lungo termine. Nei casi di Leishmaniosi, la terapia specifica ha portato invece alla remissione della patologia articolare. Si tratta quindi di una patologia complessa da identificare a causa dei sintomi aspecifici, nella quale l’iter diagnostico corretto diventa fondamentale e, grazie alla collaborazione di specialisti in diversi settori (ortopedici, clinici, neurologi, permette di impostare una terapia immunosoppressiva, alla quale la poliartrite immunomediata non erosiva risponde in maniera efficace.
Poliartriti immunomediate nel cane: Caratteristiche cliniche, alterazioni clinico-patologiche, protocolli terapeutici e follow-up in 67 cani. Dati preliminari
CORTESE, FRANCESCA
2019/2020
Abstract
Le poliartriti immunomediate sono una patologia spesso sotto-diagnosticata a causa di una sintomatologia aspecifica e per la necessità di eseguire un’artrocentesi per giungere alla diagnosi. Un corretto iter diagnostico è tuttavia lungo e costoso ma consente di iniziare una terapia immunosoppressiva che deve essere protratta anche per lunghi periodi. L’obiettivo della mia tesi è descrivere in maniera retrospettiva caratteristiche cliniche, clinico-patologiche, radiografiche, della gestione terapeutica e del follow-up in cani affetti da poliartriti immunomediate (IMPA). Sono state analizzate in modo retrospettivo le cartelle cliniche dei pazienti con diagnosi di IMPA nel periodo novembre 2011- gennaio 2021. I dati presi in esame includevano: segnalamento, peso anamnesi recente e remota; analisi del liquido sinoviale; ulteriori procedure diagnostiche effettuate; terapia impostata e risposta terapeutica con successive modifiche e follow-up. I cani che ho preso in esame erano soggetti giovani (media: 67,6 mesi), di taglia media (18,6 kg) senza prevalenza di genere (maschi 49%, femmine 51%). I sintomi clinici alla visita sono ortopedici (difficoltà deambulatorie 19%, zoppia 19%, artralgia 15%, ectasia articolare 13%) e sistemici (ipertermia 37%, depressione del sensorio 24%, linfoadenomegalia 42%). La diagnosi è stata possibile solo in seguito al prelievo del liquido sinoviale nel quale si rileva un aumento delle proteine (media: 4,7 g/dl) e delle cellule nucleate (mediana:23430 cellule/μl), in particolare dei granulociti neutrofili che si presentano come popolazione cellulare prevalente (mediana: 66,5%) e non sono degenerati (99%). Leucocitosi neutrofilica (29%), anemia non rigenerativa (45%) e trombocitosi (20%) sono i rilievi ematologici concomitanti più frequenti. È frequente l’aumento degli enzimi epatici (in particolare dell’ALP, 35%) e delle albumine (72%). La maggior parte delle IMPA non erosive è di origine idiopatica (63%), mentre tutte quelle erosive (6%), rare, sono state classificate come artriti reumatoidi. L’esame radiografico non è utile per fare diagnosi di IMPA non erosiva, mentre se associato ad altri esami, come il prelievo del liquido sinoviale, fornisce informazioni utili per la diagnosi di IMPA erosiva. L’approccio terapeutico più efficace è quello immunosoppressivo con prednisolone (1 mg/kg BID) che può portare alla remissione completa dei sintomi (risposta ottima 58%), in buona parte dei casi anche a lungo termine con sospensione della terapia (43%). In attesa dei risultati dei test diagnostici si può temporaneamente somministrare una terapia antinfiammatoria non steroidea (risposta buona 33%, ottima 13%), che può dare un iniziale miglioramento, ma che non è risolutiva a lungo termine. Nei casi di Leishmaniosi, la terapia specifica ha portato invece alla remissione della patologia articolare. Si tratta quindi di una patologia complessa da identificare a causa dei sintomi aspecifici, nella quale l’iter diagnostico corretto diventa fondamentale e, grazie alla collaborazione di specialisti in diversi settori (ortopedici, clinici, neurologi, permette di impostare una terapia immunosoppressiva, alla quale la poliartrite immunomediata non erosiva risponde in maniera efficace.File | Dimensione | Formato | |
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