This thesis paper describes the study and methodological approach to a restoration artefact, specifically the reproposal of a stucco frame in II Pompeian Style from the oecus triclinaris of the House of the Cryptoporticus (Reg. I, Ins. 6,2) and datable to the early Augustan Age. The peculiarity of this artefact lies in its conservation history which has led to the coexistence of at least three different phases on the object: the original phase, recognizable in fragments of the Roman age, recovered during the excavations; the first restoration, detable to the first thirty years of the 20th century which is expressed by the use of the fragments for the philological reproposal of the original aspect of the frame; and finally the last restoration, the most recent, identifiable as an intervention of grouting and securing, carried out following the removal of the artefact from the original wall. Placing the conservation of the work of art as an absolute imperative of restoration, the immediate next aspect was the restitution of a correct reading of the evident heterogeneity of the frame, explanatory of its conservation history and its intrinsic nature as a restoration artefact. From the conservative point of view, with the exception of localized phenomena of decohesion and exfoliation, the main problems were represented by the consistent deposit and especially by the grouts and the numerous layers of mortar, attributable to the last intervention. The result was a confusing overview and a compromised reading since it was often difficult to distinguish the original elements from those belonging to the intervention of the early 1930s. The different properties of the mortar constituent materials had to be taken into account during the restoration in order to operate in safety for the frame. In particular, the cleaning of the elements composed of mortars with mixed carbonate and sulphate binder, attributed to the first restoration, required a reasoning on the support and control systems of the chemical means used on the surface and a further investigation on the less invasive and more selective alternatives such as LASER technology. Finally, of fundamental importance was the reflection on the aesthetic presentation of the artefact. Considering how the first restoration gave the work back the appearance of a stucco frame of II Pompeian Style, this intervention can not only be considered historicized but it is also characterizing the object itself. As a result of this evaluation, the historical-artistic research and the careful study of the artefact, the grouts of the most recent intervention have been removed. The grouts created evident aesthetic disturbance, so new underlay and tone were made in order to give back unity of chromatic reading to the frame.
Il presente elaborato di tesi descrive lo studio e l'approccio metodologico ad un manufatto di restauro, nello specifico la riproposizione di una cornice in stucco in II Stile Pompeiano proveniente dall'ambiente oecus triclinaris dalla Casa del Criptoportico (Reg. I, Ins. 6,2) e databile all'inizio dell'età augustea. La particolarità di questo manufatto risiede nella sua storia conservativa che ha portato alla compresenza di almeno tre diverse fasi sull'oggetto: la fase originale, riconoscibile nei frammenti di età romana recuperati durante gli scavi; il primo restauro databile al primo trentennio del '900 e che si esplicita con l'utilizzo dei frammenti per la riproposizione filologica dell'aspetto originale della cornice; e infine l'ultimo restauro, il più recente, identificabile come intervento di stuccatura e messa in sicurezza, realizzato a seguito della rimozione dell'opera dalla parete originaria. Ponendo come imperativo assoluto del restauro la conservazione del manufatto, l'aspetto immediatamente successivo è stato la restituzione di una corretta lettura dell'evidente eterogeneità dell'opera, esplicativa della sua storia conservativa e della sua stessa natura intrinseca di manufatto di restauro. Dal punto di vista conservativo, ad eccezione di localizzati fenomeni di decoesione ed esfoliazione, le principali problematiche erano rappresentate dal deposito coerente e soprattutto dalle stuccature e dai numerosi strati di malta più o meno spessi e tenaci attribuibili all'ultimo intervento. Il risultato era una visione d'insieme confusa ed una lettura compromessa dal momento che spesso era difficoltoso distinguere gli elementi originali da quelli dell'intervento della prima metà del '900. Per la realizzazione dell'intervento di restauro è stato necessario tenere in considerazione le diverse caratteristiche dei materiali costitutivi delle malte al fine di operare nel rispetto del substrato. In particolare, la pulitura degli elementi composti da malte a legante misto carbonatico e solfatico, attribuite al primo intervento di restauro, ha richiesto un ragionamento sui sistemi di supporto e controllo dei mezzi chimici utilizzati sulla superficie e un ulteriore approfondimento sulle alternative meno invasive e più selettive quale la tecnologia LASER. Infine, di fondamentale importanza è stata la riflessione sulla presentazione estetica del manufatto. Considerando come sia proprio il restauro della prima metà del '900 a ridare all'opera l'aspetto di una cornice in stucco di II Stile, questo intervento non solo può considerarsi storicizzato ma è anche caratterizzante il manufatto stesso. A seguito di questa valutazione, delle ricerche storico artistiche e dell'attento studio del manufatto, in accordo con l'Ente di Tutela, sono state rimosse le stuccature dell'intervento più recente, causa dell'evidente disturbo estetico, per poterne realizzare di nuove sottolivello e a tono al fine di restituire unità di lettura cromatica all'opera.
Approccio metodologico ad un manufatto di restauro: l'intervento su una cornice in stucco proveniente dalla Casa del Criptoportico a Pompei
MARCHIORO, DOMIZIANA
2019/2020
Abstract
Il presente elaborato di tesi descrive lo studio e l'approccio metodologico ad un manufatto di restauro, nello specifico la riproposizione di una cornice in stucco in II Stile Pompeiano proveniente dall'ambiente oecus triclinaris dalla Casa del Criptoportico (Reg. I, Ins. 6,2) e databile all'inizio dell'età augustea. La particolarità di questo manufatto risiede nella sua storia conservativa che ha portato alla compresenza di almeno tre diverse fasi sull'oggetto: la fase originale, riconoscibile nei frammenti di età romana recuperati durante gli scavi; il primo restauro databile al primo trentennio del '900 e che si esplicita con l'utilizzo dei frammenti per la riproposizione filologica dell'aspetto originale della cornice; e infine l'ultimo restauro, il più recente, identificabile come intervento di stuccatura e messa in sicurezza, realizzato a seguito della rimozione dell'opera dalla parete originaria. Ponendo come imperativo assoluto del restauro la conservazione del manufatto, l'aspetto immediatamente successivo è stato la restituzione di una corretta lettura dell'evidente eterogeneità dell'opera, esplicativa della sua storia conservativa e della sua stessa natura intrinseca di manufatto di restauro. Dal punto di vista conservativo, ad eccezione di localizzati fenomeni di decoesione ed esfoliazione, le principali problematiche erano rappresentate dal deposito coerente e soprattutto dalle stuccature e dai numerosi strati di malta più o meno spessi e tenaci attribuibili all'ultimo intervento. Il risultato era una visione d'insieme confusa ed una lettura compromessa dal momento che spesso era difficoltoso distinguere gli elementi originali da quelli dell'intervento della prima metà del '900. Per la realizzazione dell'intervento di restauro è stato necessario tenere in considerazione le diverse caratteristiche dei materiali costitutivi delle malte al fine di operare nel rispetto del substrato. In particolare, la pulitura degli elementi composti da malte a legante misto carbonatico e solfatico, attribuite al primo intervento di restauro, ha richiesto un ragionamento sui sistemi di supporto e controllo dei mezzi chimici utilizzati sulla superficie e un ulteriore approfondimento sulle alternative meno invasive e più selettive quale la tecnologia LASER. Infine, di fondamentale importanza è stata la riflessione sulla presentazione estetica del manufatto. Considerando come sia proprio il restauro della prima metà del '900 a ridare all'opera l'aspetto di una cornice in stucco di II Stile, questo intervento non solo può considerarsi storicizzato ma è anche caratterizzante il manufatto stesso. A seguito di questa valutazione, delle ricerche storico artistiche e dell'attento studio del manufatto, in accordo con l'Ente di Tutela, sono state rimosse le stuccature dell'intervento più recente, causa dell'evidente disturbo estetico, per poterne realizzare di nuove sottolivello e a tono al fine di restituire unità di lettura cromatica all'opera.File | Dimensione | Formato | |
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