The hearing loss can compromise the social and working aspects of one person’s life. One of the most common form of hearing loss is the trasmissive type, which can be determined by the erosion of the ossicular chain, caused in most cases by the chronic phlogistic processes establishing inside the cavity of the middle ear. The objective of this study is to evaluate how much is possibile to regain part of the ossicular chain’s capacity to trasmit the sound wave from the tympanic membrane to the inner ear and to reduce this uditive deficit with the restoration of the chain’s continuity, using and confronting different types of surgical operation. The study was conducted on a group of 37 subjects afflicted by chronic otitis media without cholesteatoma, who underwent miringoplasty for tympanic perforation between 2005 and 2018 and during which a defect of the ossicular chain was found. The chosen methods for the miringoplasty were the retroauricolar (28 cases) and transmeatal (9 cases), divided in underlay type (20 cases) in case of minor perforation and overlay type (17 cases) in case of major perforation, while the chosen materials for the graft were the autologous temporal fascia (26 cases) and the heterologous graft made of bovine pericardium (11 cases). For the recostruction of the chain materials and surgery were selected on the base of location and severity of the defect, in particular the chosen materials has been the glass ionomer cement (5 cases) in case of atrophy of the incus’ long process, the autologous modelled incus (16 cases) in case of severe defect of the long process, PORP (10 cases) placed between the stapes’ head and the neotympanum with interposition of cartilage and TORP (2 cases) placed between the stapes’ footplate and the neotympanum, lastly other methods (4 cases) like surgical prothesis of the stapes and modelled incus between the stapes’ head or footplate has been used in such a limited number of cases that the statistic valutation was not considered. In order to analize the severity of the uditive deficit the selected parameter of valutation was the air-bone gap, acquired through tonal liminal audiometry, firstly obtained before the operation and secondly after the latter at 3 and 12 months. In the case of the study’s group the average value was 30 dB (range 12-65 dB, DS 11). The results have showed an average improvement of 7 dB of the air-bone gap, further demostrating a stability of the direct bone conduction which proves the absence of coclear suffering due to the intervention. Only 4 of the 37 subjects have showed an increase of the gap, among which one has undergone reconstruction with cement, one with TORP, one with PORP and the last one with stapes’ prothesis. Between the two most used surgery, that is the implant of autologous modelled incus and the implant of PORP, the former has given better results showing a cumulative percentage of subjects higher than the latter with a remaining gap lesser than 20 dB and 10 dB. Significant differences of the gap’s variation hasn’t been shown regarding to type of miringoplasty and fascia utilized for the reconstruction of the tympanic membrane.
L’ipoacusia è un deficit uditivo che può compromettere gli aspetti sociali e lavorativi di una persona. Una delle più comuni forme di perdita dell’udito è quella trasmissiva, che può instaurarsi per erosione delle componenti della catena ossiculare, causata nella maggior parte dei casi da processi flogistici cronici instauratisi nella cavità dell’orecchio medio. L’obiettivo di questo studio è valutare quanto sia possibile recuperare parte della capacità della catena ossiculare di trasmettere l’onda sonora dalla membrana timpanica all’orecchio interno e di ridurre tale deficit dell’udito con il ripristino della continuità della catena, usando e mettendo a confronto tipologie diverse di intervento chirurgico. Lo studio è stato condotto su un gruppo di 37 soggetti affetti da otite media cronica non colesteatomatosa, sottoposti ad un intervento di miringoplastica tra il 2005 ed il 2018 per perforazione timpanica e nei quali è stato rilevato un difetto della catena ossiculare. Gli approcci utilizzati per la miringoplastica sono stati quello retroauricolare (28 casi) e transmeatale (9 casi), divisi in underlay (20 casi) in caso di perforazione minore ed in overlay (17 casi) se ampia, mentre i materiali scelti per la fascia sono stati la fascia temporale autologa (26 casi) e l’innesto eterologo di pericardio bovino (11 casi). Per la ricostruzione della catena i materiali ed interventi sono stati scelti sulla base della sede ed entità del difetto, in particolare i materiali utilizzati sono stati il cemento ionomerico (5 casi) in caso di atrofia del processo lungo dell’incudine, l’incudine autologa modellata (16 casi) per difetto rilevante del processo lungo, PORP (10 casi) posta tra il capitello della staffa ed il neotimpano con interposizione di cartilagine e TORP (2 casi) posta tra la platina ed il neotimpano con interposizione di cartilagine, infine altre modalità (4 casi) quali protesi chirurgica della staffa ed incudine modellata tra capitello della staffa o platina sono state utilizzate in un numero così limitato di casi da non consentirne la valutazione statistica. Per analizzare il deficit uditivo è stato usato come parametro di valutazione la differenza di soglia tra la via aerea e quella ossea, acquisito mediante audiometria tonale liminale, prima in sede preoperatoria e successivamente postoperatoria a 3 e 12 mesi. Nel caso del gruppo scelto il valore medio preoperatorio era 30 dB (range 12-65 dB, DS 11). I risultati hanno mostrato un miglioramento medio di 7 dB del gap VA-VO, presentando inoltre una stabilità della via ossea che testimonia l’assenza di sofferenza cocleare secondaria all’intervento. Dei 37 soggetti esaminati solo 4 hanno dimostrato un aumento del gap, tra cui uno fu sottoposto a ricostruzione con cemento, uno trattato con TORP, uno con PORP e l’ultimo con protesi stapediale. Tra i due interventi maggiormente svolti nel campione, ovvero l’impianto di incudine autologa modellata e l’impianto di PORP, l’incudine ha dato risultati migliori mostrando una percentuale cumulativa più alta di soggetti con un gap di soglia residuo inferiore ai 20 dB ed ai 10 dB. Non sono state dimostrate differenze significative nella variazione del gap in relazione al tipo di miringoplastica e di fascia utilizzata per la ricostruzione della membrana timpanica.
Risultati uditivi nella ricostruzione della catena ossiculare nell'otite media cronica non colesteatomatosa
MARCHESIN, FABRIZIO
2019/2020
Abstract
L’ipoacusia è un deficit uditivo che può compromettere gli aspetti sociali e lavorativi di una persona. Una delle più comuni forme di perdita dell’udito è quella trasmissiva, che può instaurarsi per erosione delle componenti della catena ossiculare, causata nella maggior parte dei casi da processi flogistici cronici instauratisi nella cavità dell’orecchio medio. L’obiettivo di questo studio è valutare quanto sia possibile recuperare parte della capacità della catena ossiculare di trasmettere l’onda sonora dalla membrana timpanica all’orecchio interno e di ridurre tale deficit dell’udito con il ripristino della continuità della catena, usando e mettendo a confronto tipologie diverse di intervento chirurgico. Lo studio è stato condotto su un gruppo di 37 soggetti affetti da otite media cronica non colesteatomatosa, sottoposti ad un intervento di miringoplastica tra il 2005 ed il 2018 per perforazione timpanica e nei quali è stato rilevato un difetto della catena ossiculare. Gli approcci utilizzati per la miringoplastica sono stati quello retroauricolare (28 casi) e transmeatale (9 casi), divisi in underlay (20 casi) in caso di perforazione minore ed in overlay (17 casi) se ampia, mentre i materiali scelti per la fascia sono stati la fascia temporale autologa (26 casi) e l’innesto eterologo di pericardio bovino (11 casi). Per la ricostruzione della catena i materiali ed interventi sono stati scelti sulla base della sede ed entità del difetto, in particolare i materiali utilizzati sono stati il cemento ionomerico (5 casi) in caso di atrofia del processo lungo dell’incudine, l’incudine autologa modellata (16 casi) per difetto rilevante del processo lungo, PORP (10 casi) posta tra il capitello della staffa ed il neotimpano con interposizione di cartilagine e TORP (2 casi) posta tra la platina ed il neotimpano con interposizione di cartilagine, infine altre modalità (4 casi) quali protesi chirurgica della staffa ed incudine modellata tra capitello della staffa o platina sono state utilizzate in un numero così limitato di casi da non consentirne la valutazione statistica. Per analizzare il deficit uditivo è stato usato come parametro di valutazione la differenza di soglia tra la via aerea e quella ossea, acquisito mediante audiometria tonale liminale, prima in sede preoperatoria e successivamente postoperatoria a 3 e 12 mesi. Nel caso del gruppo scelto il valore medio preoperatorio era 30 dB (range 12-65 dB, DS 11). I risultati hanno mostrato un miglioramento medio di 7 dB del gap VA-VO, presentando inoltre una stabilità della via ossea che testimonia l’assenza di sofferenza cocleare secondaria all’intervento. Dei 37 soggetti esaminati solo 4 hanno dimostrato un aumento del gap, tra cui uno fu sottoposto a ricostruzione con cemento, uno trattato con TORP, uno con PORP e l’ultimo con protesi stapediale. Tra i due interventi maggiormente svolti nel campione, ovvero l’impianto di incudine autologa modellata e l’impianto di PORP, l’incudine ha dato risultati migliori mostrando una percentuale cumulativa più alta di soggetti con un gap di soglia residuo inferiore ai 20 dB ed ai 10 dB. Non sono state dimostrate differenze significative nella variazione del gap in relazione al tipo di miringoplastica e di fascia utilizzata per la ricostruzione della membrana timpanica.File | Dimensione | Formato | |
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