In the management of patients with β-thalassemia who undergo regular blood transfusions, chelation therapy plays a fundamental role. Since its introduction, it has been possible to increase the survival and improve the quality of life of these patients, reducing morbidity and mortality related to iron overload. Iron-chelating treatment must be modulated in each patient with the aim of achieving adequate control of iron accumulation and minimizing side effects. Among the drugs available to us, Deferasirox is the most recent, and a few years ago a new formulation was introduced that replaced the previous one. Our study examined 53 transfusion-dependent β-thalassemia patients on monotherapy with Deferasirox, who performed at least two MRIs with T2* technique for the assessment of hepatic and cardiac iron accumulation during the analyzed period. With a mean observation time of 669.4 ± 242.7 days and a mean DFX dose of 15.8 ± 4.7 mg/kg/day, changes in hepatic T2* (lT2*) and cardiac T2* (hT2*) between each measurement and the next one have been determined for each patient. The mean changes in hepatic and cardiac T2* were -0.1 ± 5.1 and -1.1 ± 7.0, respectively. Data analysis showed a significant correlation between ΔlT2* and ΔhT2* and a strong negative correlation, statistically significant, between ΔlT2* and baseline values of lT2* and between ΔhT2* and baseline values of hT2*. The correlation of changes in T2* with mean dose was weak, and only with hepatic ΔT2*. Furthermore, none of the toxicity parameters analyzed demonstrated a correlation with mean dose. In conclusion, this study confirmed the efficacy of Deferasirox in controlling hepatic and cardiac iron overload; in fact, T2* values remained on average stable over time, as would be expected from adequate chelation therapy. It was also found that baseline T2* values are highly predictive of the degree of improvement of T2* itself in patients treated with Deferasirox.

Nella gestione dei pazienti affetti da β-talassemia, sottoposti a regolari trasfusioni di emazie, la terapia chelante ha un ruolo fondamentale. Dalla sua introduzione è stato possibile aumentare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita di questi pazienti, riducendo morbilità e mortalità legate al sovraccarico di ferro. Il trattamento ferro-chelante deve essere modulato in ogni paziente con lo scopo di ottenere un adeguato controllo dell’accumulo marziale e di minimizzare gli effetti collaterali. Tra i farmaci a nostra disposizione il Deferasirox è il più recente, e da pochi anni è stata introdotta una nuova formulazione che ha sostituito la precedente. Il nostro studio ha preso in esame 53 pazienti β-talassemici trasfusione-dipendenti, in monoterapia con Deferasirox, che hanno eseguito almeno due RM con tecnica T2* per la valutazione dell’accumulo di ferro a livello epatico e cardiaco nel periodo analizzato. Con un tempo di osservazione medio di 669,4 ± 242,7 giorni e una dose media di DFX di 15,8 ± 4,7 mg/kg/die, sono state calcolate, per ciascun paziente, le variazioni di T2* epatico (lT2*) e cardiaco (hT2*) tra ogni misurazione e la successiva. Le variazioni medie di T2* epatico e cardiaco sono state, rispettivamente, di -0,1 ± 5,1 e -1,1 ± 7,0. Dall’analisi dei dati sono risultate una correlazione significativa tra ΔlT2* e ΔhT2* e una forte correlazione negativa, statisticamente significativa, tra ΔlT2* e i valori basali di lT2* e tra ΔhT2* e i valori basali di hT2*. La correlazione delle variazioni di T2* con la dose media è risultata debole, e unicamente con il ΔT2* epatico. Inoltre, nessuno dei parametri di tossicità analizzati ha dimostrato una correlazione con la dose media. In conclusione, questo studio ha confermato l’efficacia del Deferasirox nel controllare il sovraccarico di ferro epatico e cardiaco; infatti, i valori di T2* si sono mantenuti mediamente stabili nel tempo, come ci si aspetterebbe da un’adeguata terapia chelante. È inoltre emerso come i valori basali di T2* siano altamente predittivi del grado di miglioramento del T2* stesso nei pazienti in terapia con Deferasirox.

Deferasirox: uno studio retrospettivo di efficacia sull'accumulo di ferro epatico e cardiaco

BISACCIA, ALESSANDRO
2020/2021

Abstract

Nella gestione dei pazienti affetti da β-talassemia, sottoposti a regolari trasfusioni di emazie, la terapia chelante ha un ruolo fondamentale. Dalla sua introduzione è stato possibile aumentare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita di questi pazienti, riducendo morbilità e mortalità legate al sovraccarico di ferro. Il trattamento ferro-chelante deve essere modulato in ogni paziente con lo scopo di ottenere un adeguato controllo dell’accumulo marziale e di minimizzare gli effetti collaterali. Tra i farmaci a nostra disposizione il Deferasirox è il più recente, e da pochi anni è stata introdotta una nuova formulazione che ha sostituito la precedente. Il nostro studio ha preso in esame 53 pazienti β-talassemici trasfusione-dipendenti, in monoterapia con Deferasirox, che hanno eseguito almeno due RM con tecnica T2* per la valutazione dell’accumulo di ferro a livello epatico e cardiaco nel periodo analizzato. Con un tempo di osservazione medio di 669,4 ± 242,7 giorni e una dose media di DFX di 15,8 ± 4,7 mg/kg/die, sono state calcolate, per ciascun paziente, le variazioni di T2* epatico (lT2*) e cardiaco (hT2*) tra ogni misurazione e la successiva. Le variazioni medie di T2* epatico e cardiaco sono state, rispettivamente, di -0,1 ± 5,1 e -1,1 ± 7,0. Dall’analisi dei dati sono risultate una correlazione significativa tra ΔlT2* e ΔhT2* e una forte correlazione negativa, statisticamente significativa, tra ΔlT2* e i valori basali di lT2* e tra ΔhT2* e i valori basali di hT2*. La correlazione delle variazioni di T2* con la dose media è risultata debole, e unicamente con il ΔT2* epatico. Inoltre, nessuno dei parametri di tossicità analizzati ha dimostrato una correlazione con la dose media. In conclusione, questo studio ha confermato l’efficacia del Deferasirox nel controllare il sovraccarico di ferro epatico e cardiaco; infatti, i valori di T2* si sono mantenuti mediamente stabili nel tempo, come ci si aspetterebbe da un’adeguata terapia chelante. È inoltre emerso come i valori basali di T2* siano altamente predittivi del grado di miglioramento del T2* stesso nei pazienti in terapia con Deferasirox.
ITA
In the management of patients with β-thalassemia who undergo regular blood transfusions, chelation therapy plays a fundamental role. Since its introduction, it has been possible to increase the survival and improve the quality of life of these patients, reducing morbidity and mortality related to iron overload. Iron-chelating treatment must be modulated in each patient with the aim of achieving adequate control of iron accumulation and minimizing side effects. Among the drugs available to us, Deferasirox is the most recent, and a few years ago a new formulation was introduced that replaced the previous one. Our study examined 53 transfusion-dependent β-thalassemia patients on monotherapy with Deferasirox, who performed at least two MRIs with T2* technique for the assessment of hepatic and cardiac iron accumulation during the analyzed period. With a mean observation time of 669.4 ± 242.7 days and a mean DFX dose of 15.8 ± 4.7 mg/kg/day, changes in hepatic T2* (lT2*) and cardiac T2* (hT2*) between each measurement and the next one have been determined for each patient. The mean changes in hepatic and cardiac T2* were -0.1 ± 5.1 and -1.1 ± 7.0, respectively. Data analysis showed a significant correlation between ΔlT2* and ΔhT2* and a strong negative correlation, statistically significant, between ΔlT2* and baseline values of lT2* and between ΔhT2* and baseline values of hT2*. The correlation of changes in T2* with mean dose was weak, and only with hepatic ΔT2*. Furthermore, none of the toxicity parameters analyzed demonstrated a correlation with mean dose. In conclusion, this study confirmed the efficacy of Deferasirox in controlling hepatic and cardiac iron overload; in fact, T2* values remained on average stable over time, as would be expected from adequate chelation therapy. It was also found that baseline T2* values are highly predictive of the degree of improvement of T2* itself in patients treated with Deferasirox.
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