Introduzione La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta la principale causa di demenza nel mondo e la sua cura e prevenzione costituiscono una delle maggiori sfide del XXI secolo. L’identificazione di biomarcatori specifici e precoci di AD è uno dei principali obiettivi della ricerca nell’ambito di questa patologia. I tratti distintivi della neuropatologia della malattia di Alzheimer sono stati largamente identificati nella deposizione di placche senili e grovigli neurofibrillari a livello cerebrale, ma si consolida sempre di più l’evidenza di come le alterazioni cognitive clinicamente caratteristiche di AD correlino strettamente con la disfunzione e la perdita di sinapsi. Numerosi studi hanno sottolineato l’importanza della disfunzione sinaptica quale uno degli eventi fisiopatologici più precoci della malattia di Alzheimer e tali evidenze hanno spinto l’interesse scientifico verso l’identificazione di possibili biomarcatori di patologia sinaptica. Obiettivi Con l’obiettivo di verificare se i biomarcatori di danno sinaptico siano effettivamente alterati nella malattia di Alzheimer e di comprendere meglio il loro ruolo e le loro possibili applicazioni future, è stata condotta una revisione sistematica della letteratura e successiva metanalisi. Metodi Nelle banche dati bibliografiche Pubmed, Scopus, EMBASE e Web of Science è stata effettuata una ricerca sistematica degli articoli riguardanti il dosaggio di proteine sinaptiche nei liquidi biologici di pazienti con malattia di Alzheimer e in soggetti sani. Per l’analisi statistica, è stato utilizzato il metodo della g di Hedge per il calcolo dell’effect size basato sulle medie dei singoli studi primari e, in seguito, il modello dei random-effects per il calcolo dell’effect size globale. Il risk of bias è stato valutato rispondendo a 12 domande adattate dal Quality Assessment of Diagnostic Accuracy Studies (QUADAS). Il protocollo di studio è stato precedentemente registrato su PROSPERO (codice di riferimento: CRD42021277487). Risultati La strategia di ricerca ha individuato 189 articoli che rispettavano i criteri di inclusione. Un totale di 22 studi è stato incluso nella revisione sistematica. È stato possibile includere 14 di essi nella metanalisi. La neurogranina è risultata, tra le proteine sinaptiche, la più studiata. Si è riscontrato un aumento significativo dei suoi livelli nel liquido cefalorachidiano dei pazienti AD rispetto ai controlli cognitivamente normali (CN), con un effect size pari a 1,01 (p < 0,001). È stato anche osservato un aumento statisticamente significativo dei livelli di SNAP-25 nel liquor dei pazienti AD. Conclusione Neurogranina e SNAP-25 sono potenziali biomarcatori di danno sinaptico nella malattia di Alzheimer. La metanalisi ha evidenziato, tuttavia, come siano ancora relativamente pochi gli studi che indaghino tali biomarcatori nei pazienti AD o nelle altre forme di demenza e ha riscontrato un’ancora elevata eterogeneità degli studi presenti nella letteratura. Nonostante ciò, la chiara rilevanza dei suddetti biomarcatori e la loro sistematica alterazione in pazienti AD rispetto ai CN, dimostrano l’utilità e l’importanza di una prosecuzione della ricerca in questa direzione, per meglio definire il ruolo effettivo di tali proteine sinaptiche e il loro possibile impiego futuro.
Nuovi biomarcatori nella malattia di Alzheimer: revisione sistematica e metanalisi sul ruolo delle proteine sinaptiche nei liquidi biologici
SPINA, MARGHERITA
2021/2022
Abstract
Introduzione La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta la principale causa di demenza nel mondo e la sua cura e prevenzione costituiscono una delle maggiori sfide del XXI secolo. L’identificazione di biomarcatori specifici e precoci di AD è uno dei principali obiettivi della ricerca nell’ambito di questa patologia. I tratti distintivi della neuropatologia della malattia di Alzheimer sono stati largamente identificati nella deposizione di placche senili e grovigli neurofibrillari a livello cerebrale, ma si consolida sempre di più l’evidenza di come le alterazioni cognitive clinicamente caratteristiche di AD correlino strettamente con la disfunzione e la perdita di sinapsi. Numerosi studi hanno sottolineato l’importanza della disfunzione sinaptica quale uno degli eventi fisiopatologici più precoci della malattia di Alzheimer e tali evidenze hanno spinto l’interesse scientifico verso l’identificazione di possibili biomarcatori di patologia sinaptica. Obiettivi Con l’obiettivo di verificare se i biomarcatori di danno sinaptico siano effettivamente alterati nella malattia di Alzheimer e di comprendere meglio il loro ruolo e le loro possibili applicazioni future, è stata condotta una revisione sistematica della letteratura e successiva metanalisi. Metodi Nelle banche dati bibliografiche Pubmed, Scopus, EMBASE e Web of Science è stata effettuata una ricerca sistematica degli articoli riguardanti il dosaggio di proteine sinaptiche nei liquidi biologici di pazienti con malattia di Alzheimer e in soggetti sani. Per l’analisi statistica, è stato utilizzato il metodo della g di Hedge per il calcolo dell’effect size basato sulle medie dei singoli studi primari e, in seguito, il modello dei random-effects per il calcolo dell’effect size globale. Il risk of bias è stato valutato rispondendo a 12 domande adattate dal Quality Assessment of Diagnostic Accuracy Studies (QUADAS). Il protocollo di studio è stato precedentemente registrato su PROSPERO (codice di riferimento: CRD42021277487). Risultati La strategia di ricerca ha individuato 189 articoli che rispettavano i criteri di inclusione. Un totale di 22 studi è stato incluso nella revisione sistematica. È stato possibile includere 14 di essi nella metanalisi. La neurogranina è risultata, tra le proteine sinaptiche, la più studiata. Si è riscontrato un aumento significativo dei suoi livelli nel liquido cefalorachidiano dei pazienti AD rispetto ai controlli cognitivamente normali (CN), con un effect size pari a 1,01 (p < 0,001). È stato anche osservato un aumento statisticamente significativo dei livelli di SNAP-25 nel liquor dei pazienti AD. Conclusione Neurogranina e SNAP-25 sono potenziali biomarcatori di danno sinaptico nella malattia di Alzheimer. La metanalisi ha evidenziato, tuttavia, come siano ancora relativamente pochi gli studi che indaghino tali biomarcatori nei pazienti AD o nelle altre forme di demenza e ha riscontrato un’ancora elevata eterogeneità degli studi presenti nella letteratura. Nonostante ciò, la chiara rilevanza dei suddetti biomarcatori e la loro sistematica alterazione in pazienti AD rispetto ai CN, dimostrano l’utilità e l’importanza di una prosecuzione della ricerca in questa direzione, per meglio definire il ruolo effettivo di tali proteine sinaptiche e il loro possibile impiego futuro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/128772