La presentazione clinica e laboratoristica delle patologie del fegato del cane è comune a numerosi processi patologici con eziologia e gravità molto diversa tra loro. L'ecografia è una tecnica ormai ben consolidata per ottenere informazioni morfologiche e strutturali sul parenchima epatico, ma ha evidenti limiti nell'effettuare diagnosi riguardanti le cause delle alterazioni riscontrate. Per questo motivo, vengono utilizzate sempre più spesso nella pratica clinica, al fine di ottenere campioni citologici epatici, le metodiche di agoinfissione (FNNA) ed agoaspirazione (FNA) con ago sottile ecoassistite. Queste due tecniche, infatti, consentono di campionare il fegato in tempi rapidi, con un elevato grado di precisione e di effettuare un prelievo con un rischio bassissimo di complicazioni. L'obbiettivo di questo studio è stato quello di confrontare la validità diagnostica dell'FNNA e dell'FNA ecoassistite e di analizzare in che modo il calibro dell'ago utilizzato per il prelievo possa influire sull'efficienza delle due metodiche. A tale scopo, sono stati effettuati su 57 cani quattro tipologie di prelievo differenti ciascuno: agoinfissione con ago da 23 G e da 21 G ed agoaspirazione con ago da 23 G e da 21 G. I risultati osservati dalla valutazione citologica dei campioni prelevati con le differenti tecniche sono stati messi a confronto sia analizzando il numero di casi in cui il campionamento era risultato diagnostico sul totale dei prelievi effettuati, sia analizzando il numero di vetrini diagnostici sul totale dei vetrini allestiti. Quanto emerso dalla valutazione delle percentuali diagnostiche è che non vi sia in realtà un'elevata differenza tra applicare una tecnica rispetto ad un'altra. Considerando i casi, la percentuale di diagnosi più elevata, 54,7%, è stata riscontrata utilizzando l'agoaspirazione con ago da 23 G, mentre quella più bassa, 48%, utilizzando l'agoinfissione con ago da 21 G. Per quanto riguarda i vetrini, i risultati ottenuti sono stati simili, con una discrepanza massima del 6,4%. Analizzando le metodiche FNA e FNNA, senza considerare la variabile del calibro dell'ago, è stata riscontrata una capacità diagnostica maggiore nell'agoinfissione (69,9% nei casi, 31,8% nei vetrini) rispetto a quanto ottenuto con l'agoaspirazione (69,1% nei casi, 29,1% nei vetrini). Anche in questo caso le differenze osservate sono minime, infatti entrambi i confronti effettuati non hanno raggiunto una significatività statistica. I risultati ottenuti in questa tesi sono in linea con quanto descritto in letteratura, dalla cui analisi emerge che la percentuale diagnostica dipende sì dalla metodica utilizzata, ma in buona parte anche dal processo patologico in atto. Per confermare queste ipotesi serviranno studi con più alte numerosità campionarie, al fine di individuare una relazione significativa tra una tipologia di lesione e la metodica migliore per diagnosticarla. L'agoinfissione sembra ottenere risultati leggermente migliori in generale, probabilmente perché l'agoaspirazione, a causa della suzione applicata, potrebbe causare con più frequenza l'emodiluizione del campione. In conclusione, dato che queste procedure non richiedono tempistiche lunghe e nella maggior parte dei casi nemmeno una sedazione, la scelta migliore sembra essere quella di effettuare più prelievi con metodiche diverse. Infatti, procedere in tal senso non comporta un aumento del rischio, ma aumenta discretamente la capacità diagnostica.
Citologia epatica ecoassistita nel cane: come ottenere il prelievo più diagnostico?
BISI, NICOLA
2019/2020
Abstract
La presentazione clinica e laboratoristica delle patologie del fegato del cane è comune a numerosi processi patologici con eziologia e gravità molto diversa tra loro. L'ecografia è una tecnica ormai ben consolidata per ottenere informazioni morfologiche e strutturali sul parenchima epatico, ma ha evidenti limiti nell'effettuare diagnosi riguardanti le cause delle alterazioni riscontrate. Per questo motivo, vengono utilizzate sempre più spesso nella pratica clinica, al fine di ottenere campioni citologici epatici, le metodiche di agoinfissione (FNNA) ed agoaspirazione (FNA) con ago sottile ecoassistite. Queste due tecniche, infatti, consentono di campionare il fegato in tempi rapidi, con un elevato grado di precisione e di effettuare un prelievo con un rischio bassissimo di complicazioni. L'obbiettivo di questo studio è stato quello di confrontare la validità diagnostica dell'FNNA e dell'FNA ecoassistite e di analizzare in che modo il calibro dell'ago utilizzato per il prelievo possa influire sull'efficienza delle due metodiche. A tale scopo, sono stati effettuati su 57 cani quattro tipologie di prelievo differenti ciascuno: agoinfissione con ago da 23 G e da 21 G ed agoaspirazione con ago da 23 G e da 21 G. I risultati osservati dalla valutazione citologica dei campioni prelevati con le differenti tecniche sono stati messi a confronto sia analizzando il numero di casi in cui il campionamento era risultato diagnostico sul totale dei prelievi effettuati, sia analizzando il numero di vetrini diagnostici sul totale dei vetrini allestiti. Quanto emerso dalla valutazione delle percentuali diagnostiche è che non vi sia in realtà un'elevata differenza tra applicare una tecnica rispetto ad un'altra. Considerando i casi, la percentuale di diagnosi più elevata, 54,7%, è stata riscontrata utilizzando l'agoaspirazione con ago da 23 G, mentre quella più bassa, 48%, utilizzando l'agoinfissione con ago da 21 G. Per quanto riguarda i vetrini, i risultati ottenuti sono stati simili, con una discrepanza massima del 6,4%. Analizzando le metodiche FNA e FNNA, senza considerare la variabile del calibro dell'ago, è stata riscontrata una capacità diagnostica maggiore nell'agoinfissione (69,9% nei casi, 31,8% nei vetrini) rispetto a quanto ottenuto con l'agoaspirazione (69,1% nei casi, 29,1% nei vetrini). Anche in questo caso le differenze osservate sono minime, infatti entrambi i confronti effettuati non hanno raggiunto una significatività statistica. I risultati ottenuti in questa tesi sono in linea con quanto descritto in letteratura, dalla cui analisi emerge che la percentuale diagnostica dipende sì dalla metodica utilizzata, ma in buona parte anche dal processo patologico in atto. Per confermare queste ipotesi serviranno studi con più alte numerosità campionarie, al fine di individuare una relazione significativa tra una tipologia di lesione e la metodica migliore per diagnosticarla. L'agoinfissione sembra ottenere risultati leggermente migliori in generale, probabilmente perché l'agoaspirazione, a causa della suzione applicata, potrebbe causare con più frequenza l'emodiluizione del campione. In conclusione, dato che queste procedure non richiedono tempistiche lunghe e nella maggior parte dei casi nemmeno una sedazione, la scelta migliore sembra essere quella di effettuare più prelievi con metodiche diverse. Infatti, procedere in tal senso non comporta un aumento del rischio, ma aumenta discretamente la capacità diagnostica.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/128601