L'Albania odierna ha caratteristiche di un'area cerniera, inserita in un contesto geopolitico che somma i problemi e le opportunità dell'area mediterranea ai problemi e le opportunità comuni all'intera area balcanica. Come tale essa può trovarsi tanto esposta a fattori di instabilità, sia di origine interna sia internazionale, quanto affermarsi come laboratorio al cui interno sperimentare forme di convivenza e collaborazione tra realtà socioeconomiche e culturali diverse. L'Albania, dopo dieci anni di regime monarchico (1929-1939) e quattro di occupazione italiana, dal novembre 1944 entra in una nuova fase della sua storia politica ed economica, caratterizzata da un processo di collettivizzazione dell'economia. Dopo essere rimasta per più di dieci anni nell'orbita d'influenza dell' URSS (la rottura con l'Urss si è determinata nel 1961 sullo sfondo del contrasto cino-sovietico), a partire dal 1977, l'Albania recide anche i rapporti con il regime cinese, isolandosi da tutti gli altri paesi socialisti. Da subito adotta un modello di sviluppo con le seguenti caratteristiche: instaurazione della proprietà di Stato; pianificazione dell'economia e direzione centralizzata delle imprese; sistema finanziario di prelievo diretto dei redditi realizzati dal sistema produttivo . Tale politica ha realizzato, in una prima parte, gli obbiettivi fissati, dato che nel periodo 1950-1960 il reddito nazionale è più che raddoppiato. I tassi di crescita sono, però, cominciati a declinare nel periodo 1960-1970 e il trend negativo si è ulteriormente accentuato nel decennio seguente, estendendosi ulteriormente durante il 1980-1990, anni di debole crescita (1986 e 1989) se non anni di vera e propria recessione economica (1985, 1987, 1988, 1990) . Questa tendenza a un progressivo abbassamento del tasso di crescita interno, del resto osservabile in misura diversa in tutti gli altri paesi socialisti europei, può in parte spiegarsi come effetto del modello economico prescelto, ma per altri aspetti, trova giustificazione nel carattere fortemente chiuso del regime . Dall'inizio degli anni novanta, l'Albania ha avviato un processo di transizione che l'ha vista passare da un sistema autarchico e centralmente pianificato, ad uno basato sulle regole del libero mercato. Tale transizione si scontra con i vincoli oggettivamente posti da una situazione di accentuato sottosviluppo economico, particolarmente evidente sul fronte della insufficiente accumulazione capitalistica e del deficit infrastrutturale. La situazione albanese è, dunque, una combinazione dei problemi dello sviluppo economico e della transizione sistemica . Alla luce di queste considerazioni, l'attenzione del presente lavoro, si concentra nello studio della transizione e del passaggio dalla pianificazione socialista del regime a un'economia di mercato.

Dalla pianificazione socialista all'economia di mercato: Il caso dell'Albania.

BASHO, ROSALBA
2010/2011

Abstract

L'Albania odierna ha caratteristiche di un'area cerniera, inserita in un contesto geopolitico che somma i problemi e le opportunità dell'area mediterranea ai problemi e le opportunità comuni all'intera area balcanica. Come tale essa può trovarsi tanto esposta a fattori di instabilità, sia di origine interna sia internazionale, quanto affermarsi come laboratorio al cui interno sperimentare forme di convivenza e collaborazione tra realtà socioeconomiche e culturali diverse. L'Albania, dopo dieci anni di regime monarchico (1929-1939) e quattro di occupazione italiana, dal novembre 1944 entra in una nuova fase della sua storia politica ed economica, caratterizzata da un processo di collettivizzazione dell'economia. Dopo essere rimasta per più di dieci anni nell'orbita d'influenza dell' URSS (la rottura con l'Urss si è determinata nel 1961 sullo sfondo del contrasto cino-sovietico), a partire dal 1977, l'Albania recide anche i rapporti con il regime cinese, isolandosi da tutti gli altri paesi socialisti. Da subito adotta un modello di sviluppo con le seguenti caratteristiche: instaurazione della proprietà di Stato; pianificazione dell'economia e direzione centralizzata delle imprese; sistema finanziario di prelievo diretto dei redditi realizzati dal sistema produttivo . Tale politica ha realizzato, in una prima parte, gli obbiettivi fissati, dato che nel periodo 1950-1960 il reddito nazionale è più che raddoppiato. I tassi di crescita sono, però, cominciati a declinare nel periodo 1960-1970 e il trend negativo si è ulteriormente accentuato nel decennio seguente, estendendosi ulteriormente durante il 1980-1990, anni di debole crescita (1986 e 1989) se non anni di vera e propria recessione economica (1985, 1987, 1988, 1990) . Questa tendenza a un progressivo abbassamento del tasso di crescita interno, del resto osservabile in misura diversa in tutti gli altri paesi socialisti europei, può in parte spiegarsi come effetto del modello economico prescelto, ma per altri aspetti, trova giustificazione nel carattere fortemente chiuso del regime . Dall'inizio degli anni novanta, l'Albania ha avviato un processo di transizione che l'ha vista passare da un sistema autarchico e centralmente pianificato, ad uno basato sulle regole del libero mercato. Tale transizione si scontra con i vincoli oggettivamente posti da una situazione di accentuato sottosviluppo economico, particolarmente evidente sul fronte della insufficiente accumulazione capitalistica e del deficit infrastrutturale. La situazione albanese è, dunque, una combinazione dei problemi dello sviluppo economico e della transizione sistemica . Alla luce di queste considerazioni, l'attenzione del presente lavoro, si concentra nello studio della transizione e del passaggio dalla pianificazione socialista del regime a un'economia di mercato.
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