Nel mio lavoro ho voluto analizzare due recenti casi mediatici che hanno avuto come protagoniste due donne iraniane: l'uccisione di Neda durante l'Onda Verde nel 2009 e la condanna a morte di Sakineh nel 2010 per omicidio e adulterio. I casi sono stati analizzati da un punto di vista particolare: quello dei media italiani, del giornalismo e dei social network. L'analisi intrapresa non ha potuto sottovalutare la storia dell'Iran e le alterne fasi di apertura e di chiusura nei confronti del mondo occidentale hanno ovviamente influenzato la società iraniana in ogni suo aspetto anche per quanto riguarda il sistema dell'informazione. Anche i media, infatti, hanno risentito di quest'alternanza che si è tradotta in periodi di libertà come durante la celebre ¿primavera araba¿ e in periodi in cui la censura si è accanita contro gli intellettuali e i giornalisti. In questo contesto Internet e i social network rappresentano un'opportunità unica per i giornalisti e chiunque voglia far sentire la propria voce. La Twitter Revolution del 2009 non ha forse cambiato la storia, ma ha indicato una nuova via al giornalismo tradizionale e il fatto che nel 2010 sia stato premiato come miglior video reportage dell'anno il filmato traballante di un cittadino comune che con il cellulare riprendeva l'uccisione di Neda Agha-Soltan è un importante segnale di cambiamento. Nel 2010 si è tornati a parlare dell'Iran anche per il caso Sakineh. Un caso che ha scatenato una campagna di mobilitazione senza precedenti sui social network, ma che è stato caratterizzato anche dal ruolo della televisione. Autoreferenziale e monotematica la televisione è il mezzo di comunicazione perfetto per il regime che la utilizza per rivolgersi soprattutto alla fascia della popolazione più indifesa e meno istruita. In Iran per circa un anno i programmi televisivi dai format moderni e accattivanti hanno diffuso notizie e immagini di Sakineh a livello mondiale suscitando le reazioni dell'opinione pubblica sui quotidiani e sui social network. Per la mia analisi ho letto e confrontato cinque quotidiani italiani (La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera L'Unità e Il Giornale) per far emergere le differenze e le analogie nel seguire e commentare queste due vicende. Se dopo la morte di Neda è stato soltanto possibile realizzare una campagna per ricordarla. Per Sakineh, ancora in vita, ma sempre a rischio, la campagna svolta dai media occidentali, in particolare quelli italiani e francesi, ha suscitato una grande mobilitazione nella società civile e politica e ha avuto un enorme seguito sui social network.

2009-2010, Neda e Sakineh: due casi mediatici a confronto

VENEZIA, SILVIA
2010/2011

Abstract

Nel mio lavoro ho voluto analizzare due recenti casi mediatici che hanno avuto come protagoniste due donne iraniane: l'uccisione di Neda durante l'Onda Verde nel 2009 e la condanna a morte di Sakineh nel 2010 per omicidio e adulterio. I casi sono stati analizzati da un punto di vista particolare: quello dei media italiani, del giornalismo e dei social network. L'analisi intrapresa non ha potuto sottovalutare la storia dell'Iran e le alterne fasi di apertura e di chiusura nei confronti del mondo occidentale hanno ovviamente influenzato la società iraniana in ogni suo aspetto anche per quanto riguarda il sistema dell'informazione. Anche i media, infatti, hanno risentito di quest'alternanza che si è tradotta in periodi di libertà come durante la celebre ¿primavera araba¿ e in periodi in cui la censura si è accanita contro gli intellettuali e i giornalisti. In questo contesto Internet e i social network rappresentano un'opportunità unica per i giornalisti e chiunque voglia far sentire la propria voce. La Twitter Revolution del 2009 non ha forse cambiato la storia, ma ha indicato una nuova via al giornalismo tradizionale e il fatto che nel 2010 sia stato premiato come miglior video reportage dell'anno il filmato traballante di un cittadino comune che con il cellulare riprendeva l'uccisione di Neda Agha-Soltan è un importante segnale di cambiamento. Nel 2010 si è tornati a parlare dell'Iran anche per il caso Sakineh. Un caso che ha scatenato una campagna di mobilitazione senza precedenti sui social network, ma che è stato caratterizzato anche dal ruolo della televisione. Autoreferenziale e monotematica la televisione è il mezzo di comunicazione perfetto per il regime che la utilizza per rivolgersi soprattutto alla fascia della popolazione più indifesa e meno istruita. In Iran per circa un anno i programmi televisivi dai format moderni e accattivanti hanno diffuso notizie e immagini di Sakineh a livello mondiale suscitando le reazioni dell'opinione pubblica sui quotidiani e sui social network. Per la mia analisi ho letto e confrontato cinque quotidiani italiani (La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera L'Unità e Il Giornale) per far emergere le differenze e le analogie nel seguire e commentare queste due vicende. Se dopo la morte di Neda è stato soltanto possibile realizzare una campagna per ricordarla. Per Sakineh, ancora in vita, ma sempre a rischio, la campagna svolta dai media occidentali, in particolare quelli italiani e francesi, ha suscitato una grande mobilitazione nella società civile e politica e ha avuto un enorme seguito sui social network.
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