Il seguente elaborato si concentra sullo strumento dei permessi umanitari quale tutela volta a situazioni di vulnerabilità e necessità non tipizzate da altra normativa, interna o internazionale. Inserito in un complesso sistema giuridico, questo strumento ha subito evoluzioni normative e giurisprudenziali che ne rendono controverso l’inquadramento. Nel corso del primo capitolo si ricostruisce la normativa interna: dalle origini art.5 co.6 del TUI(Testo Unico sull’Immigrazione 1998), alla disciplina dl.113/2018 che lo ha abrogato sino alle novità del dl.130/2020. L'analisi affronta, con approccio interdisciplinare, i concetti di accoglienza e di diritto d’asilo cui il permesso umanitario si collega. E'essenziale relazionare la normativa interna,art.10 Cost.,alla normativa europea e internazionale: l’Italia, in quanto membro dell’Unione Europea, ha obblighi tanto interni quanto internazionali e fra questi il rispetto della Convenzione di Ginevra e della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, entrambi volti alla tutela degli individui. La trattazione procede con la descrizione della struttura dello strumento e delle differenze rispetto ad altre forme di protezione,parallelamente si definiscono le Commissioni Territoriali chiamate a decidere in merito alle domande di permesso. Il secondo capitolo, esposti i contenuti del dl.113/2018,analizza gli effetti ed illustra le nuove tipologie di permessi previsti in sostituzione dell'art.5 co.6. Crescente esclusione sociale di individui già versanti in forte stato di necessità e creazione di una nuova forma di “irregolarità” conseguono al dl.113/2018 in merito al quale si procede giurisprudenzialmente ad interrogarsi sulla potenziale violazione dei diritti umani fondamentali, sul rispetto del principio di non refoulement(artt. 33 Convenzione di Ginevra e 3-4 CEDU)nonché sul rispetto dalla Costituzione(art.10). Si evidenzia come la Corte di Cassazione puntualizzi i motivi che sottendono la concessione dello strumento(quali vulnerabilità, percorso integrativo, minore età, migrante economico)nonché la sua applicabilità ai casi pendenti e definisca la necessità a fine decisionale, di valutazione comparativa delle condizioni di vita tra paese d’origine del richiedente e l’Italia. Il terzo capitolo affronta il concetto di esternalizzazione del diritto d’asilo interrogandosi su cosa accada fuori dei nostri confini territoriali. Emerge come le politiche di esternalizzazione siano il risultato di decisioni decennali: dal trattato di Schengen l'UE ha agito in termini extraterritoriali. Viene definito il concetto di paese terzo ed esemplificato come si demandi ad esso la gestione dei flussi migratori tramite accordi che correlano strumenti di finanziamento e aiuto in cambio della gestione dei migranti, parendo così attribuirsi responsabilità solo ai paesi terzi mentre ogni Stato membro dell’UE ne è investito direttamente. Infine si analizza il ruolo di organizzazioni internazionali quali UNHCR e OIM coinvolte con ampia discrezionalità nei procedimenti.Il percorso espositivo relaziona prassi e disciplina giuridica, puntualizzando aspetti salienti, criticità e delineando la tendenza a gestire i flussi migratori in termini meramente emergenziali, utilizzando soluzioni momentanee per crisi umanitarie in atto piuttosto che ideare un sistema di accoglienza efficace in toto.Tramite vie legali di ingresso e una disciplina comunitaria unica si avrebbe una visione dei migranti come risorsa e non mera criticità.
Analisi e evoluzione dei permessi umanitari
ZOLA, FEDERICA
2019/2020
Abstract
Il seguente elaborato si concentra sullo strumento dei permessi umanitari quale tutela volta a situazioni di vulnerabilità e necessità non tipizzate da altra normativa, interna o internazionale. Inserito in un complesso sistema giuridico, questo strumento ha subito evoluzioni normative e giurisprudenziali che ne rendono controverso l’inquadramento. Nel corso del primo capitolo si ricostruisce la normativa interna: dalle origini art.5 co.6 del TUI(Testo Unico sull’Immigrazione 1998), alla disciplina dl.113/2018 che lo ha abrogato sino alle novità del dl.130/2020. L'analisi affronta, con approccio interdisciplinare, i concetti di accoglienza e di diritto d’asilo cui il permesso umanitario si collega. E'essenziale relazionare la normativa interna,art.10 Cost.,alla normativa europea e internazionale: l’Italia, in quanto membro dell’Unione Europea, ha obblighi tanto interni quanto internazionali e fra questi il rispetto della Convenzione di Ginevra e della Convenzione Europea sui Diritti dell’Uomo, entrambi volti alla tutela degli individui. La trattazione procede con la descrizione della struttura dello strumento e delle differenze rispetto ad altre forme di protezione,parallelamente si definiscono le Commissioni Territoriali chiamate a decidere in merito alle domande di permesso. Il secondo capitolo, esposti i contenuti del dl.113/2018,analizza gli effetti ed illustra le nuove tipologie di permessi previsti in sostituzione dell'art.5 co.6. Crescente esclusione sociale di individui già versanti in forte stato di necessità e creazione di una nuova forma di “irregolarità” conseguono al dl.113/2018 in merito al quale si procede giurisprudenzialmente ad interrogarsi sulla potenziale violazione dei diritti umani fondamentali, sul rispetto del principio di non refoulement(artt. 33 Convenzione di Ginevra e 3-4 CEDU)nonché sul rispetto dalla Costituzione(art.10). Si evidenzia come la Corte di Cassazione puntualizzi i motivi che sottendono la concessione dello strumento(quali vulnerabilità, percorso integrativo, minore età, migrante economico)nonché la sua applicabilità ai casi pendenti e definisca la necessità a fine decisionale, di valutazione comparativa delle condizioni di vita tra paese d’origine del richiedente e l’Italia. Il terzo capitolo affronta il concetto di esternalizzazione del diritto d’asilo interrogandosi su cosa accada fuori dei nostri confini territoriali. Emerge come le politiche di esternalizzazione siano il risultato di decisioni decennali: dal trattato di Schengen l'UE ha agito in termini extraterritoriali. Viene definito il concetto di paese terzo ed esemplificato come si demandi ad esso la gestione dei flussi migratori tramite accordi che correlano strumenti di finanziamento e aiuto in cambio della gestione dei migranti, parendo così attribuirsi responsabilità solo ai paesi terzi mentre ogni Stato membro dell’UE ne è investito direttamente. Infine si analizza il ruolo di organizzazioni internazionali quali UNHCR e OIM coinvolte con ampia discrezionalità nei procedimenti.Il percorso espositivo relaziona prassi e disciplina giuridica, puntualizzando aspetti salienti, criticità e delineando la tendenza a gestire i flussi migratori in termini meramente emergenziali, utilizzando soluzioni momentanee per crisi umanitarie in atto piuttosto che ideare un sistema di accoglienza efficace in toto.Tramite vie legali di ingresso e una disciplina comunitaria unica si avrebbe una visione dei migranti come risorsa e non mera criticità.File | Dimensione | Formato | |
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