Il presente lavoro, composto di tre Capitoli, si pone come obiettivo quello di comprendere il funzionamento dello strumento del concordato preventivo, per poi addentrarsi con maggiore precisione in una delle forme particolari che questa procedura può assumere, quella del concordato in continuità. Nel primo Capitolo si propone un'analisi storica che parte con alcuni cenni sull'istituto della moratoria presente nel Codice del commercio del 1982, per poi procedere con la disamina della prima vera disciplina del concordato preventivo, dettata nel 1903, e poi incisivamente e costantemente modificata fino al c.d. ¿decreto del fare¿ del 2013. In questo Capitolo, oltre ad un'analisi statica dello strumento concordatario così come modificato dalle varie riforme, si proporrà anche un'analisi per così dire ¿dinamica¿, mettendo in luce l'evoluzione sia del contenuto sia delle finalità della procedura. Il secondo Capitolo, suddiviso in molti paragrafi a causa dell'ampiezza della materia, verterà sulle norme applicabili alla fattispecie ¿base¿ di concordato preventivo, indipendentemente dalla forma concreta che assumerà il piano concordatario ed indipendentemente quindi dalla finalità liquidatoria ovvero di ristrutturazione che l'imprenditore in crisi intende conseguire. Sarà quindi percorso l'iter procedimentale del concordato preventivo, a partire dai presupposti per l'ammissione richiesti dalla legge fallimentare, proseguendo con l'analisi del ruolo svolto dai singoli organi all'interno della procedura, per poi passare ad inquadrare il fondamentale piano di concordato, con tutte le sue possibili forme e per concludere descrivendo le fasi dell'omologazione, dell'esecuzione e dell'eventuale risoluzione o annullamento del concordato. Sarà inoltre dedicato un approfondito paragrafo ad una delle due innovazioni di maggior rilievo introdotte con il ¿decreto sviluppo¿ (d.l. giugno 2012, n.83, conv. dalla l. 7agosto 2012, n.134): il c.d. concordato con riserva, strumento dal dirompente impatto pratico e di chiara ispirazione nordamericana. In seguito, nell'ultimo Capitolo, sarà affrontato dettagliatamente il tema inerente il secondo profilo di novità introdotto dal ¿decreto sviluppo¿: il concordato con continuità, strumento, anch'esso di derivazione statunitense che si pone l'ambizioso obiettivo di fornire all'imprenditore una valida alternativa alla liquidazione del proprio patrimonio, garantendo la prosecuzione dell'impresa nelle mani dell'imprenditore stesso ovvero di soggetti terzi. L'analisi affronterà tutte le problematiche che uno strumento tanto nuovo quanto innovativo inevitabilmente pone. In particolare un paragrafo sarà dedicato al coordinamento tra la disciplina del concordato in continuità e quella del concordato con riserva, dal momento che questo aspetto risulta tuttora foriero di grandi contrasti tanto in seno alla dottrina quanto alla giurisprudenza. Inoltre, prima di tirare le somme di quanto esposto, adempimento che verrà espletato nelle Considerazioni conclusive, si offrirà, seppur senza pretese di esaustività, una panoramica sulla procedura dettata dal Chapter 11 del Bankruptcy Code statunitense, modello da cui il nostro legislatore ha chiaramente preso spunto per riscrivere il nostro diritto delle procedure concorsuali. Tale richiamo si rende necessario anche per evidenziare come e se vi siano margini di estensione ulteriore della disciplina americana a quella nostrana.

Il concordato in continuità

VANTI, ALBERTO
2013/2014

Abstract

Il presente lavoro, composto di tre Capitoli, si pone come obiettivo quello di comprendere il funzionamento dello strumento del concordato preventivo, per poi addentrarsi con maggiore precisione in una delle forme particolari che questa procedura può assumere, quella del concordato in continuità. Nel primo Capitolo si propone un'analisi storica che parte con alcuni cenni sull'istituto della moratoria presente nel Codice del commercio del 1982, per poi procedere con la disamina della prima vera disciplina del concordato preventivo, dettata nel 1903, e poi incisivamente e costantemente modificata fino al c.d. ¿decreto del fare¿ del 2013. In questo Capitolo, oltre ad un'analisi statica dello strumento concordatario così come modificato dalle varie riforme, si proporrà anche un'analisi per così dire ¿dinamica¿, mettendo in luce l'evoluzione sia del contenuto sia delle finalità della procedura. Il secondo Capitolo, suddiviso in molti paragrafi a causa dell'ampiezza della materia, verterà sulle norme applicabili alla fattispecie ¿base¿ di concordato preventivo, indipendentemente dalla forma concreta che assumerà il piano concordatario ed indipendentemente quindi dalla finalità liquidatoria ovvero di ristrutturazione che l'imprenditore in crisi intende conseguire. Sarà quindi percorso l'iter procedimentale del concordato preventivo, a partire dai presupposti per l'ammissione richiesti dalla legge fallimentare, proseguendo con l'analisi del ruolo svolto dai singoli organi all'interno della procedura, per poi passare ad inquadrare il fondamentale piano di concordato, con tutte le sue possibili forme e per concludere descrivendo le fasi dell'omologazione, dell'esecuzione e dell'eventuale risoluzione o annullamento del concordato. Sarà inoltre dedicato un approfondito paragrafo ad una delle due innovazioni di maggior rilievo introdotte con il ¿decreto sviluppo¿ (d.l. giugno 2012, n.83, conv. dalla l. 7agosto 2012, n.134): il c.d. concordato con riserva, strumento dal dirompente impatto pratico e di chiara ispirazione nordamericana. In seguito, nell'ultimo Capitolo, sarà affrontato dettagliatamente il tema inerente il secondo profilo di novità introdotto dal ¿decreto sviluppo¿: il concordato con continuità, strumento, anch'esso di derivazione statunitense che si pone l'ambizioso obiettivo di fornire all'imprenditore una valida alternativa alla liquidazione del proprio patrimonio, garantendo la prosecuzione dell'impresa nelle mani dell'imprenditore stesso ovvero di soggetti terzi. L'analisi affronterà tutte le problematiche che uno strumento tanto nuovo quanto innovativo inevitabilmente pone. In particolare un paragrafo sarà dedicato al coordinamento tra la disciplina del concordato in continuità e quella del concordato con riserva, dal momento che questo aspetto risulta tuttora foriero di grandi contrasti tanto in seno alla dottrina quanto alla giurisprudenza. Inoltre, prima di tirare le somme di quanto esposto, adempimento che verrà espletato nelle Considerazioni conclusive, si offrirà, seppur senza pretese di esaustività, una panoramica sulla procedura dettata dal Chapter 11 del Bankruptcy Code statunitense, modello da cui il nostro legislatore ha chiaramente preso spunto per riscrivere il nostro diritto delle procedure concorsuali. Tale richiamo si rende necessario anche per evidenziare come e se vi siano margini di estensione ulteriore della disciplina americana a quella nostrana.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/128309