La trattazione intende indagare ¿la più splendida manifestazione della vita cittadina¿ romana: la cerimonia trionfale. Il trionfo, un rito religioso dalle antichissime origini, si strutturava come una solenne processione che si snodava lungo le strade della capitale, unico luogo in cui si poteva celebrare, percorrendo un preciso tragitto, la via Trionfale, che muoveva dal Campo Marzio, transitava attraverso i punti nevralgici della città e infine giungeva al Campidoglio. La celebrazione, infatti, prendeva avvio dai Saepta Iulia, luogo deputato alla raccolta delle truppe militari, transitava attraverso l'area sacra di Largo Argentina e i teatri di Pompeo e di Marcello, per poi sostare dinnanzi ai templi di Bellona e Apollo Medico dove venivano praticate cerimonie di purificazione ed espiazione. Quindi il corteo muoveva alla volta della porta Trionfale per varcare il pomerium ed entrare finalmente in Roma. Destinazione della processione era il tempio di Giove Ottimo Massimo sul colle capitolino davanti al quale veniva celebrato un solenne sacrificio destinato a ringraziare la divinità per il favore concesso, ovvero la vittoria. Il protagonista della celebrazione era il generale al ritorno da una campagna militare vittoriosa, accompagnato dal suo esercito e dalle più alte cariche magistratuali cittadine nonché il glorioso bottino di guerra. Il trionfatore sfilava sul carro trionfale, riccamente agghindato, mostrando orgogliosamente i sacri attributi del simulacro di Giove, la corona aurea, lo scettro eburneo con testa d'aquila e la vestis triumphalis, e con il viso dipinto di minio o cinabro, per simulare l'arcaica statua in terracotta della divinità. Durante la cerimonia, dunque, il trionfatore diveniva personificazione vivente di Giove. La cerimonia era un vero e proprio spettacolo per il popolo romano e in quell' occasione la città cambiava volto: i templi erano aperti e vestiti a festa, lungo la via Trionfale si accalcavano folle di persone acclamanti, per le strade echeggiavano le melodie dei suonatori e si alzavano i profumi degli incensi bruciati sugli altari. La trattazione, articolata in due parti, propone un'analisi dell'istituzione trionfale sia attraverso le fonti scritte, sia attraverso le immagini, nel tentativo di cogliere le molteplici valenze e i profondi significati del rito. La scelta di circoscrivere l'arco cronologico d'interesse alla prima età imperiale è stata dettata dall'intento di comprendere il momento in cui le profonde radici religiose del rito andarono a fondersi con la nuova ideologia del potere e della vittoria, mutando radicalmente la concezione del trionfo. Con l'introduzione del Principato, infatti, la solenne onorificenza divenne diritto esclusivo dell'imperatore in carica e dei famigliari della casata regnante.
Il trionfo di Augusto. Celebrazione e raffigurazioni della cerimonia trionfale all'inizio dell'età imperiale
SANTI, STEFANIA
2010/2011
Abstract
La trattazione intende indagare ¿la più splendida manifestazione della vita cittadina¿ romana: la cerimonia trionfale. Il trionfo, un rito religioso dalle antichissime origini, si strutturava come una solenne processione che si snodava lungo le strade della capitale, unico luogo in cui si poteva celebrare, percorrendo un preciso tragitto, la via Trionfale, che muoveva dal Campo Marzio, transitava attraverso i punti nevralgici della città e infine giungeva al Campidoglio. La celebrazione, infatti, prendeva avvio dai Saepta Iulia, luogo deputato alla raccolta delle truppe militari, transitava attraverso l'area sacra di Largo Argentina e i teatri di Pompeo e di Marcello, per poi sostare dinnanzi ai templi di Bellona e Apollo Medico dove venivano praticate cerimonie di purificazione ed espiazione. Quindi il corteo muoveva alla volta della porta Trionfale per varcare il pomerium ed entrare finalmente in Roma. Destinazione della processione era il tempio di Giove Ottimo Massimo sul colle capitolino davanti al quale veniva celebrato un solenne sacrificio destinato a ringraziare la divinità per il favore concesso, ovvero la vittoria. Il protagonista della celebrazione era il generale al ritorno da una campagna militare vittoriosa, accompagnato dal suo esercito e dalle più alte cariche magistratuali cittadine nonché il glorioso bottino di guerra. Il trionfatore sfilava sul carro trionfale, riccamente agghindato, mostrando orgogliosamente i sacri attributi del simulacro di Giove, la corona aurea, lo scettro eburneo con testa d'aquila e la vestis triumphalis, e con il viso dipinto di minio o cinabro, per simulare l'arcaica statua in terracotta della divinità. Durante la cerimonia, dunque, il trionfatore diveniva personificazione vivente di Giove. La cerimonia era un vero e proprio spettacolo per il popolo romano e in quell' occasione la città cambiava volto: i templi erano aperti e vestiti a festa, lungo la via Trionfale si accalcavano folle di persone acclamanti, per le strade echeggiavano le melodie dei suonatori e si alzavano i profumi degli incensi bruciati sugli altari. La trattazione, articolata in due parti, propone un'analisi dell'istituzione trionfale sia attraverso le fonti scritte, sia attraverso le immagini, nel tentativo di cogliere le molteplici valenze e i profondi significati del rito. La scelta di circoscrivere l'arco cronologico d'interesse alla prima età imperiale è stata dettata dall'intento di comprendere il momento in cui le profonde radici religiose del rito andarono a fondersi con la nuova ideologia del potere e della vittoria, mutando radicalmente la concezione del trionfo. Con l'introduzione del Principato, infatti, la solenne onorificenza divenne diritto esclusivo dell'imperatore in carica e dei famigliari della casata regnante.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/128270