In questa tesi definisco il ruolo delle fantasie annotate nel Libro rosso nello sviluppo del pensiero di Jung attraverso l'analisi e la storia del tema del male, un tema specifico che però, con le sue ramificazioni, tocca ampia parte della teoria psicologica junghiana. Nel primo capitolo analizzo La libido, simboli e trasformazioni, il libro le cui idee sono state alla base della rottura tra Freud e Jung e che ha così contribuito a dare inizio al periodo di cambiamento e turbolenza psichica nel suo autore; in particolare mi soffermo sulla valutazione di Jung delle fantasie e dei momenti di introversione e morte nell'economia della vita psichica: una valutazione che, seppur oscillando, nel corso dell'opera si allontana sempre più dal riduzionismo di Freud, per approdare a intenderli come condizioni della rinascita, normali, sani. I capitoli dal secondo al quarto sono dedicati all'interpretazione del significato dell'Ombra nel Libro rosso, attraverso un'analisi quasi testuale dello scritto junghiano. Il capitolo secondo è centrato sul Liber primus e, più dettagliatamente, sulla coppia ¿spirito di questo tempo¿ e ¿spirito del profondo¿, simboleggiata da Sigfrido e dal giovane bruno nell'episodio dell'assassinio dell'eroe: l'Ombra è tutto ciò che, agli occhi dell'Eroe e alla luce dell'ideale dell'Io, è male, è sua morte. Proprio per questo, è ciò che consente l'abbattimento degli ideali statici e il flusso di nuove forme di vita. Nel capitolo terzo passo in rassegna i personaggi più archetipicamente intrisi d'Ombra che compaiono nelle fantasie di Jung. Ognuno di essi è una personalità autonoma ben caratterizzabile che apporta alla coscienza un elemento fino a quel punto a essa estraneo: Salomè, il femminile e il sentimento; il Rosso, la gioia e la leggerezza; la figlia dell'erudito rinchiusa nel castello, la banalità romanzesca; il vagabondo, la vita al suo livello più basso, naturale, mitico, inconscio; la Morte, il ricordo della sua stessa esistenza, come condizione di vita. Nel quarto capitolo, spiego il ruolo del male nella costruzione dell'individualità, intendendo il male come la consapevolezza della presenza dell'opposto, dell'Altro, in ogni dinamica psichica. Nel quinto capitolo mi soffermo sull'evoluzione del metodo ermeneutico di Jung, prendendo in esame la struttura argomentativa di Psicologia della dementia praecox, quella di La libido, simboli e trasformazioni e le riflessioni sulle relazioni possibili e impossibili tra la parola e l'immagine fantastica. Inoltrandosi in un campo precedentemente ritenuto, dagli psicoanalisti e da lui stesso, malato e insensato, muovendosi, invece, alla ricerca di un significato e di un senso superiore, Jung ha anche dovuto abbandonare la scientificità delle dimostrazioni e la precisione delle definizioni e ideare un nuovo metodo ermeneutico che lasciasse spazio al dispiegarsi immaginifico delle fantasie, quello dell'amplificazione, della parola che comprende ma senza ridurre l'immagine al concetto. Nel sesto capitolo leggo e commento Risposta a Giobbe, opera di quasi quarant'anni posteriore alle prime fantasie che sarebbero poi confluite nel Libro rosso, cercando di esplicitare i parallelismi tra il testo religioso, le fantasie di Jung e i principi della sua psicologia analitica. L'ultimo capitolo mostra come la rottura con Freud e l'abbandono di un certo tipo di ideale scientifico si fossero andate a sommare a un periodo turbolento anche sul piano della vita privata di Jung.

La posizione del Libro rosso nell'opera di C. G. Jung

CAPRA, FRANCESCO
2010/2011

Abstract

In questa tesi definisco il ruolo delle fantasie annotate nel Libro rosso nello sviluppo del pensiero di Jung attraverso l'analisi e la storia del tema del male, un tema specifico che però, con le sue ramificazioni, tocca ampia parte della teoria psicologica junghiana. Nel primo capitolo analizzo La libido, simboli e trasformazioni, il libro le cui idee sono state alla base della rottura tra Freud e Jung e che ha così contribuito a dare inizio al periodo di cambiamento e turbolenza psichica nel suo autore; in particolare mi soffermo sulla valutazione di Jung delle fantasie e dei momenti di introversione e morte nell'economia della vita psichica: una valutazione che, seppur oscillando, nel corso dell'opera si allontana sempre più dal riduzionismo di Freud, per approdare a intenderli come condizioni della rinascita, normali, sani. I capitoli dal secondo al quarto sono dedicati all'interpretazione del significato dell'Ombra nel Libro rosso, attraverso un'analisi quasi testuale dello scritto junghiano. Il capitolo secondo è centrato sul Liber primus e, più dettagliatamente, sulla coppia ¿spirito di questo tempo¿ e ¿spirito del profondo¿, simboleggiata da Sigfrido e dal giovane bruno nell'episodio dell'assassinio dell'eroe: l'Ombra è tutto ciò che, agli occhi dell'Eroe e alla luce dell'ideale dell'Io, è male, è sua morte. Proprio per questo, è ciò che consente l'abbattimento degli ideali statici e il flusso di nuove forme di vita. Nel capitolo terzo passo in rassegna i personaggi più archetipicamente intrisi d'Ombra che compaiono nelle fantasie di Jung. Ognuno di essi è una personalità autonoma ben caratterizzabile che apporta alla coscienza un elemento fino a quel punto a essa estraneo: Salomè, il femminile e il sentimento; il Rosso, la gioia e la leggerezza; la figlia dell'erudito rinchiusa nel castello, la banalità romanzesca; il vagabondo, la vita al suo livello più basso, naturale, mitico, inconscio; la Morte, il ricordo della sua stessa esistenza, come condizione di vita. Nel quarto capitolo, spiego il ruolo del male nella costruzione dell'individualità, intendendo il male come la consapevolezza della presenza dell'opposto, dell'Altro, in ogni dinamica psichica. Nel quinto capitolo mi soffermo sull'evoluzione del metodo ermeneutico di Jung, prendendo in esame la struttura argomentativa di Psicologia della dementia praecox, quella di La libido, simboli e trasformazioni e le riflessioni sulle relazioni possibili e impossibili tra la parola e l'immagine fantastica. Inoltrandosi in un campo precedentemente ritenuto, dagli psicoanalisti e da lui stesso, malato e insensato, muovendosi, invece, alla ricerca di un significato e di un senso superiore, Jung ha anche dovuto abbandonare la scientificità delle dimostrazioni e la precisione delle definizioni e ideare un nuovo metodo ermeneutico che lasciasse spazio al dispiegarsi immaginifico delle fantasie, quello dell'amplificazione, della parola che comprende ma senza ridurre l'immagine al concetto. Nel sesto capitolo leggo e commento Risposta a Giobbe, opera di quasi quarant'anni posteriore alle prime fantasie che sarebbero poi confluite nel Libro rosso, cercando di esplicitare i parallelismi tra il testo religioso, le fantasie di Jung e i principi della sua psicologia analitica. L'ultimo capitolo mostra come la rottura con Freud e l'abbandono di un certo tipo di ideale scientifico si fossero andate a sommare a un periodo turbolento anche sul piano della vita privata di Jung.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/128237