In the light of the progress made in economic integration, there has been a proliferation of civil and commercial legal relations between entities resident in different Member States over the last few decades. The resulting substantial increase in cross-border disputes has led to the need to approximate national procedural systems, which are still significantly divergent in the area of injunctive procedure. EC Regulation No 1896/2006 thus established the European order for payment procedure, marking a fundamental step in the irreversible process of harmonisation of civil procedural law. In order to properly understand how the current cross-border debt recovery discipline was arrived at, it is worth taking a cursory glance at the evolution of European civil procedural law, from the Brussels Convention of 1968 to the more recent "second generation" regulations. However, empirical research and analysis of Italian and European case law show a low rate of application of the EPO. This paper therefore aims to analyse, with a certain critical spirit, the regulatory choices and the application of EC Regulation no. 1896/2006 in the Italian legal system, in order to highlight the critical aspects and to investigate the prospects for its better implementation. On an overall evaluation, the most problematic aspect is the high degree of flexibility of the legislation and the consequent close dependence on national law, which plays an essential supplementary role that has proved to be of paramount importance especially in regulating the most debated issue concerning how to switch from the European phase to the national ordinary proceedings. Because of the inertia of Italian legislator, reference should be made to the rich doctrinal and jurisprudential debate, most recently culminating in the rulings of the Grand Chamber (Sezioni Unite) nos. 2840 and 2841 of 2019. The lack of any special implementing provisions, the difficulties arising in finding appropriate rules to implement the Regulation within the domestic Code of Civil Procedure and the resulting widely divergent judicial practice make the European procedure unattractive, for both legal practitioners and potential users. All in all, the European judicial cooperation in the cross-border enforcement of pecuniary claims has brought tangible results, All in all, European judicial cooperation in the cross-border enforcement of pecuniary claims has brought tangible results, but in view of the many critical issues and significant room for improvement that have emerged, especially in the national legal system, much remains to be done, especially on the training of legal practitioners, the harmonisation of European procedural instruments and the digital transformation of the justice sector.

Alla luce dei progressi compiuti sul piano dell’integrazione economica, negli ultimi decenni si è assistito al proliferare di rapporti giuridici di natura civile e commerciale a livello intra-UE. Il notevole aumento di controversie a natura transfrontaliera che ne è derivato ha fatto sorgere la necessità di ravvicinare i sistemi processuali nazionali, ancora significativamente divergenti nell’ambito della tutela monitoria. Il Reg. Ce n. 1896/2006 ha così istituito il procedimento ingiuntivo europeo, segnando una delle tappe più incisive dell’irreversibile cammino di armonizzazione del diritto processuale civile. Per comprendere adeguatamente come si sia arrivati all’attuale disciplina transfrontaliera per il recupero dei crediti è opportuno volgere un rapido sguardo all’evoluzione del diritto processuale civile europeo, dalla Convenzione di Bruxelles del 1968 fino ai più recenti regolamenti di «seconda generazione». Dalle ricerche empiriche e dall’analisi della giurisprudenza italiana ed europea emerge, tuttavia, un tasso di applicazione ancora piuttosto basso dell’i.p.e. Il presente elaborato si propone pertanto di analizzare, con tendenziale spirito critico, le scelte normative e i risvolti applicativi del Reg. Ce n. 1896/2006 nell’ordinamento italiano, al fine di evidenziarne le criticità e di indagare le prospettive per una sua miglior attuazione. Ad una valutazione complessiva, l’aspetto più problematico risulta essere l’elevato grado di flessibilità della normativa e la conseguente stretta dipendenza dal diritto nazionale, il quale svolge un’essenziale funzione integrativa, che si è rivelata di fondamentale importanza soprattutto nel disciplinare la vexata quaestio delle modalità di passaggio dalla fase monitoria a quella a cognizione piena a valle dell’opposizione dell’ingiunto. A fronte dell’inerzia del legislatore italiano, è d’uopo fare riferimento al ricco dibattito dottrinale e giurisprudenziale, da ultimo sfociato nelle sentenze delle Sezioni Unite nn. 2840 e 2841 del 2019. La mancanza di una specifica normativa di attuazione, le difficoltà ad individuare le norme processuali interne che integrano la disciplina europea e le divergenze nella prassi giudiziaria che ne derivano rendono, infatti, poco attrattivo il Reg. Ce n. 1896/2006, sia per gli operatori del settore sia per i potenziali utenti. In definitiva, i risultati raggiunti sono indubbiamente tangibili, ma considerate le numerose criticità e i significativi margini di potenziamento che sono emersi, soprattutto nell’ordinamento domestico molto resta ancora da fare, specialmente sul fronte della formazione degli operatori giuridici, dell’armonizzazione tra gli strumenti processuali europeo, nonché su quello della digital transformation del settore giustizia.

I profili applicativi del Reg. Ce n. 1896/2006 nell'ordinamento italiano tra criticità e prospettive

STEVENIN, GLORIA
2020/2021

Abstract

Alla luce dei progressi compiuti sul piano dell’integrazione economica, negli ultimi decenni si è assistito al proliferare di rapporti giuridici di natura civile e commerciale a livello intra-UE. Il notevole aumento di controversie a natura transfrontaliera che ne è derivato ha fatto sorgere la necessità di ravvicinare i sistemi processuali nazionali, ancora significativamente divergenti nell’ambito della tutela monitoria. Il Reg. Ce n. 1896/2006 ha così istituito il procedimento ingiuntivo europeo, segnando una delle tappe più incisive dell’irreversibile cammino di armonizzazione del diritto processuale civile. Per comprendere adeguatamente come si sia arrivati all’attuale disciplina transfrontaliera per il recupero dei crediti è opportuno volgere un rapido sguardo all’evoluzione del diritto processuale civile europeo, dalla Convenzione di Bruxelles del 1968 fino ai più recenti regolamenti di «seconda generazione». Dalle ricerche empiriche e dall’analisi della giurisprudenza italiana ed europea emerge, tuttavia, un tasso di applicazione ancora piuttosto basso dell’i.p.e. Il presente elaborato si propone pertanto di analizzare, con tendenziale spirito critico, le scelte normative e i risvolti applicativi del Reg. Ce n. 1896/2006 nell’ordinamento italiano, al fine di evidenziarne le criticità e di indagare le prospettive per una sua miglior attuazione. Ad una valutazione complessiva, l’aspetto più problematico risulta essere l’elevato grado di flessibilità della normativa e la conseguente stretta dipendenza dal diritto nazionale, il quale svolge un’essenziale funzione integrativa, che si è rivelata di fondamentale importanza soprattutto nel disciplinare la vexata quaestio delle modalità di passaggio dalla fase monitoria a quella a cognizione piena a valle dell’opposizione dell’ingiunto. A fronte dell’inerzia del legislatore italiano, è d’uopo fare riferimento al ricco dibattito dottrinale e giurisprudenziale, da ultimo sfociato nelle sentenze delle Sezioni Unite nn. 2840 e 2841 del 2019. La mancanza di una specifica normativa di attuazione, le difficoltà ad individuare le norme processuali interne che integrano la disciplina europea e le divergenze nella prassi giudiziaria che ne derivano rendono, infatti, poco attrattivo il Reg. Ce n. 1896/2006, sia per gli operatori del settore sia per i potenziali utenti. In definitiva, i risultati raggiunti sono indubbiamente tangibili, ma considerate le numerose criticità e i significativi margini di potenziamento che sono emersi, soprattutto nell’ordinamento domestico molto resta ancora da fare, specialmente sul fronte della formazione degli operatori giuridici, dell’armonizzazione tra gli strumenti processuali europeo, nonché su quello della digital transformation del settore giustizia.
ITA
In the light of the progress made in economic integration, there has been a proliferation of civil and commercial legal relations between entities resident in different Member States over the last few decades. The resulting substantial increase in cross-border disputes has led to the need to approximate national procedural systems, which are still significantly divergent in the area of injunctive procedure. EC Regulation No 1896/2006 thus established the European order for payment procedure, marking a fundamental step in the irreversible process of harmonisation of civil procedural law. In order to properly understand how the current cross-border debt recovery discipline was arrived at, it is worth taking a cursory glance at the evolution of European civil procedural law, from the Brussels Convention of 1968 to the more recent "second generation" regulations. However, empirical research and analysis of Italian and European case law show a low rate of application of the EPO. This paper therefore aims to analyse, with a certain critical spirit, the regulatory choices and the application of EC Regulation no. 1896/2006 in the Italian legal system, in order to highlight the critical aspects and to investigate the prospects for its better implementation. On an overall evaluation, the most problematic aspect is the high degree of flexibility of the legislation and the consequent close dependence on national law, which plays an essential supplementary role that has proved to be of paramount importance especially in regulating the most debated issue concerning how to switch from the European phase to the national ordinary proceedings. Because of the inertia of Italian legislator, reference should be made to the rich doctrinal and jurisprudential debate, most recently culminating in the rulings of the Grand Chamber (Sezioni Unite) nos. 2840 and 2841 of 2019. The lack of any special implementing provisions, the difficulties arising in finding appropriate rules to implement the Regulation within the domestic Code of Civil Procedure and the resulting widely divergent judicial practice make the European procedure unattractive, for both legal practitioners and potential users. All in all, the European judicial cooperation in the cross-border enforcement of pecuniary claims has brought tangible results, All in all, European judicial cooperation in the cross-border enforcement of pecuniary claims has brought tangible results, but in view of the many critical issues and significant room for improvement that have emerged, especially in the national legal system, much remains to be done, especially on the training of legal practitioners, the harmonisation of European procedural instruments and the digital transformation of the justice sector.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/128196