INTRODUCTION Conservative cervical excision represents the evidence-based approach for the treatment of high grade preinvasive cervical lesions, allowing to avoid progression to invasive cancer. Furthermore, the cervical and reproductive function are preserved. However, this procedure is not without complications, and it is necessary to examine the possible associated adverse obstetric outcomes, considering the young age of the treated patients. OBJECTIVE The aim of this study is to investigate the impact of excisional cervical treatments for cervical intraepithelial neoplasia (CIN) on maternal and neonatal pregnancy outcomes. MATERIALS AND METHODS 985 patients’ pregnancies treated with cervical loop electrosurgical excision (LEEP) between 2012 and 2020 and 60,172 pregnancies of untreated patients of the same period (case-control ratio 1:61) were evaluated at the Obstetric Gynecological Clinic of the University of Torino and St. Anna Hospital. The demographic and obstetric related data were extracted from the Certificate of Childbirth Assistance (CedAP). Statistical analysis were performed by means of t-Student test for continuous parametric variables and Pearson’s Chi-squared test for categorical variables. Hazard ratios (ORs) with 95% confidence intervals were derived from binary logistic regression models. RESULTS At univariate analysis treated patients were significantly different from control patients regarding mean age (34.74 ± 4.55 vs 33.28 ± 5.39), marital status, educational qualification, smoking and drugs assumption in pregnancy (p < 0.001). Analysis of treated patients reports an average height of the excision of 8.27mm (SD ± 4.04), diagnosis CIN 3 (61.2%), CIN2 (32.6%), CIN1 (6.2%). The pregnancy index itself was after 5.34 ± 3.53 years. Treatment did not significantly increase the risk of preterm delivery (9.8% vs 8.9%, p = 0.31), of pPROM (preterm premature rupture of membrane), postpartum haemorrhage, operative delivery, caesarean section, low birth weight, hospitalization in neonatal intensive care, APGAR score < 7 and intrauterine death compared to control population. In binary logistic regression model for preterm delivery, patients undergoing conization previous preterm birth (OR 5.82-CI95% 2.91-11.63, p<0.001), histological diagnosis of CIN3 (OR 1.78-CI95% 1.06-2.97, p = 0.02) and genitourinary infections in pregnancy, with a borderline significance (OR 1.88-CI95% 0.92- 3.84, p = 0.07), increased risk for the event. CONCLUSIONS The results of this study do not show a higher morbidity in pregnancy following conservative cervical excision. However, they allow to attribute to the CIN3 lesions a different biological behavior from that of lower grade lesions, probably as a result of cervical microbiota modifications, which exposes to a greater risk of preterm birth. Based on these results, it is possible to select the women at greater risk of preterm childbirth, that would benefit from specific prenatal surveillance.

PREMESSE L’escissione cervicale conservativa rappresenta l’approccio evidence based per il trattamento delle lesioni preinvasive cervicali di alto grado, permettendo di evitarne la progressione a carcinoma invasivo. Inoltre, viene preservata la funzione cervicale e rispettata la capacità riproduttiva della donna. Tuttavia, tale procedura non è scevra di complicanze e, considerando la giovane età delle pazienti trattate, si impone di considerare i possibili esiti ostetrici avversi ad essa associati. OBIETTIVO Lo scopo dello studio è di indagare l’impatto dei trattamenti cervicali escissionali per neoplasia intraepiteliale cervicale (CIN) sugli outcome di gravidanza materni e neonatali. MATERIALI E METODI Presso la Clinica Ostetrico Ginecologica dell’Università di Torino e l’Ospedale S.Anna sono state valutate, nel periodo 2012-2021, 985 gravidanze di pazienti sottoposte ad escissione elettrochirurgica cervicale ad ansa (LEEP) e 60.172 gravidanze di pazienti non trattate (rapporto caso-controllo 1:61). I dati demografici e ostetrici relativi alla casistica dello studio sono stati estratti dal Certificato di assistenza al parto (CedAP). Le analisi statistiche sono state svolte tramite test t-Student per le variabili parametriche continue e test Chi quadrato di Pearson per le variabili categoriche. I rapporti di rischio (OR) con intervalli di confidenza al 95% sono stati derivati da modelli di regressione logistica binaria. RISULTATI All’analisi univariata le pazienti trattate sono risultate significativamente differenti per età media (34,74 ± 4,55 vs 33,28 ± 5,39), stato civile, titolo di studio, fumo e terapia farmacologica in gravidanza (p<0,001). L’analisi delle conizzazioni riporta un’altezza media dell’escissione di 8,27mm (DS± 4,04), diagnosi CIN 3 (61,2%), CIN2 (32,6%), CIN1 (6,2%). La gravidanza indice si è verificata dopo una media di 5,34 ± 3,53 anni. Il trattamento non ha aumentato significativamente, rispetto alla popolazione di controllo, il rischio di parto pretermine (9,8% vs 8,9%, p=0,31), pPROM, perdite ematiche/emorragia postpartum, parto operativo e taglio cesareo, basso peso alla nascita, ricovero in terapia intensiva neonatale, puntaggio APGAR <7 e morte endouterina. Al modello di regressione logistica binaria per parto pretermine nelle pazienti sottoposte a conizzazione hanno aumentato il rischio di evento un pregresso parto pretermine (OR 5,82-IC95% 2,91-11,63, p<0,001), la diagnosi istologica di CIN3 (OR 1,78-IC95% 1,06-2,97, p=0,02) e, ai limiti di significatività, le infezioni genito-urinarie in gravidanza (OR 1,88-IC95% 0,92- 3,84, p=0,07). CONCLUSIONI I risultati di questo studio non permettono di attribuire al trattamento cervicale una maggiore morbilità gravidica. Tuttavia, è possibile identificare nelle lesioni CIN3 un comportamento biologico differente da quello delle lesioni di grado inferiore, probabilmente frutto di modificazioni del microbiota cervicale, che aumenta la probabilità di successivo parto pretermine. I risultati ottenuti contribuiscono a selezionare le donne a maggior rischio di parto pretermine che trarrebbero beneficio da una sorveglianza prenatale specifica.

Complicanze ostetriche del trattamento escissionale conservativo per neoplasia cervicale intraepiteliale

VIOLETTO, BENEDETTA
2020/2021

Abstract

PREMESSE L’escissione cervicale conservativa rappresenta l’approccio evidence based per il trattamento delle lesioni preinvasive cervicali di alto grado, permettendo di evitarne la progressione a carcinoma invasivo. Inoltre, viene preservata la funzione cervicale e rispettata la capacità riproduttiva della donna. Tuttavia, tale procedura non è scevra di complicanze e, considerando la giovane età delle pazienti trattate, si impone di considerare i possibili esiti ostetrici avversi ad essa associati. OBIETTIVO Lo scopo dello studio è di indagare l’impatto dei trattamenti cervicali escissionali per neoplasia intraepiteliale cervicale (CIN) sugli outcome di gravidanza materni e neonatali. MATERIALI E METODI Presso la Clinica Ostetrico Ginecologica dell’Università di Torino e l’Ospedale S.Anna sono state valutate, nel periodo 2012-2021, 985 gravidanze di pazienti sottoposte ad escissione elettrochirurgica cervicale ad ansa (LEEP) e 60.172 gravidanze di pazienti non trattate (rapporto caso-controllo 1:61). I dati demografici e ostetrici relativi alla casistica dello studio sono stati estratti dal Certificato di assistenza al parto (CedAP). Le analisi statistiche sono state svolte tramite test t-Student per le variabili parametriche continue e test Chi quadrato di Pearson per le variabili categoriche. I rapporti di rischio (OR) con intervalli di confidenza al 95% sono stati derivati da modelli di regressione logistica binaria. RISULTATI All’analisi univariata le pazienti trattate sono risultate significativamente differenti per età media (34,74 ± 4,55 vs 33,28 ± 5,39), stato civile, titolo di studio, fumo e terapia farmacologica in gravidanza (p<0,001). L’analisi delle conizzazioni riporta un’altezza media dell’escissione di 8,27mm (DS± 4,04), diagnosi CIN 3 (61,2%), CIN2 (32,6%), CIN1 (6,2%). La gravidanza indice si è verificata dopo una media di 5,34 ± 3,53 anni. Il trattamento non ha aumentato significativamente, rispetto alla popolazione di controllo, il rischio di parto pretermine (9,8% vs 8,9%, p=0,31), pPROM, perdite ematiche/emorragia postpartum, parto operativo e taglio cesareo, basso peso alla nascita, ricovero in terapia intensiva neonatale, puntaggio APGAR <7 e morte endouterina. Al modello di regressione logistica binaria per parto pretermine nelle pazienti sottoposte a conizzazione hanno aumentato il rischio di evento un pregresso parto pretermine (OR 5,82-IC95% 2,91-11,63, p<0,001), la diagnosi istologica di CIN3 (OR 1,78-IC95% 1,06-2,97, p=0,02) e, ai limiti di significatività, le infezioni genito-urinarie in gravidanza (OR 1,88-IC95% 0,92- 3,84, p=0,07). CONCLUSIONI I risultati di questo studio non permettono di attribuire al trattamento cervicale una maggiore morbilità gravidica. Tuttavia, è possibile identificare nelle lesioni CIN3 un comportamento biologico differente da quello delle lesioni di grado inferiore, probabilmente frutto di modificazioni del microbiota cervicale, che aumenta la probabilità di successivo parto pretermine. I risultati ottenuti contribuiscono a selezionare le donne a maggior rischio di parto pretermine che trarrebbero beneficio da una sorveglianza prenatale specifica.
ITA
INTRODUCTION Conservative cervical excision represents the evidence-based approach for the treatment of high grade preinvasive cervical lesions, allowing to avoid progression to invasive cancer. Furthermore, the cervical and reproductive function are preserved. However, this procedure is not without complications, and it is necessary to examine the possible associated adverse obstetric outcomes, considering the young age of the treated patients. OBJECTIVE The aim of this study is to investigate the impact of excisional cervical treatments for cervical intraepithelial neoplasia (CIN) on maternal and neonatal pregnancy outcomes. MATERIALS AND METHODS 985 patients’ pregnancies treated with cervical loop electrosurgical excision (LEEP) between 2012 and 2020 and 60,172 pregnancies of untreated patients of the same period (case-control ratio 1:61) were evaluated at the Obstetric Gynecological Clinic of the University of Torino and St. Anna Hospital. The demographic and obstetric related data were extracted from the Certificate of Childbirth Assistance (CedAP). Statistical analysis were performed by means of t-Student test for continuous parametric variables and Pearson’s Chi-squared test for categorical variables. Hazard ratios (ORs) with 95% confidence intervals were derived from binary logistic regression models. RESULTS At univariate analysis treated patients were significantly different from control patients regarding mean age (34.74 ± 4.55 vs 33.28 ± 5.39), marital status, educational qualification, smoking and drugs assumption in pregnancy (p < 0.001). Analysis of treated patients reports an average height of the excision of 8.27mm (SD ± 4.04), diagnosis CIN 3 (61.2%), CIN2 (32.6%), CIN1 (6.2%). The pregnancy index itself was after 5.34 ± 3.53 years. Treatment did not significantly increase the risk of preterm delivery (9.8% vs 8.9%, p = 0.31), of pPROM (preterm premature rupture of membrane), postpartum haemorrhage, operative delivery, caesarean section, low birth weight, hospitalization in neonatal intensive care, APGAR score < 7 and intrauterine death compared to control population. In binary logistic regression model for preterm delivery, patients undergoing conization previous preterm birth (OR 5.82-CI95% 2.91-11.63, p<0.001), histological diagnosis of CIN3 (OR 1.78-CI95% 1.06-2.97, p = 0.02) and genitourinary infections in pregnancy, with a borderline significance (OR 1.88-CI95% 0.92- 3.84, p = 0.07), increased risk for the event. CONCLUSIONS The results of this study do not show a higher morbidity in pregnancy following conservative cervical excision. However, they allow to attribute to the CIN3 lesions a different biological behavior from that of lower grade lesions, probably as a result of cervical microbiota modifications, which exposes to a greater risk of preterm birth. Based on these results, it is possible to select the women at greater risk of preterm childbirth, that would benefit from specific prenatal surveillance.
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