Il neonato è un soggetto estremamente fragile, soprattutto dal punto di vista immunologico. La sepsi batterica e la meningite continuano ad essere le cause maggiori di morbilità e mortalità per i neonati, soprattutto per i pretermine. Poiché la malattia può evolvere rapidamente in disfunzione d’organo la diagnosi precoce è fondamentale per migliorare la sopravvivenza.L’emocoltura come esame standard per la sepsi presenta molti limiti per la diagnosi precoce, per cui i biomarcatori, soprattutto la Presepsina, potrebbero svolgere un importante ruolo a tal proposito. Il nostro studio si prefigge l’obiettivo di valutare la presenza della Presepsina in liquidi biologici non convenzionali come la saliva e il latte materno. Ciò permette una metodica di prelievo non cruenta, infatti soprattutto nei neonati si cerca di ridurre al minimo le indagini diagnostiche dolorose e invasive. Inoltre, si vuole valutare in particolare l’utilizzo della Presepsina come marcatore diagnostico precoce di una condizione di infezione correlato a variabili neonatali/materne. Parallelamente si cerca di evidenziare una possibile funzione della proteina nel latte materno, partecipando potenzialmente anch’essa all’azione antinfettiva del latte umano. Previo ottenimento di consenso informato ed approvazione del Comitato Etico, abbiamo arruolato 41 neonati sani nati di età gestazionale alla nascita >34 settimane per lo studio della saliva e 52 neonati sani nati sia pretermine che a termine per lo studio del latte materno. In seguito ai prelievi dei campioni, manualmente quelli di saliva e tramite il tiralatte elettrico quelli di latte materno, le concentrazioni di Presepsina sono state misurate con il PathFast, test immunoenzimatico rapido in chemiluminescenza. Sono stati considerati i dati demografici e le variabili materne e neonatali che solitamente stimolano uno stato infiammatorio/infettivo. La Presepsina è stata rilevata in tutti i campioni prelevati sia di saliva sia di latte materno, indipendentemente dall’età gestazionale, dalle variabili prese in considerazione e dalla fase di maturazione del latte. Per quanto riguarda i risultati sulla saliva, confrontando i livelli di Presepsina tra le varie categorie di neonati non si sono osservate differenze significative, nonostante si sia notato che nei gruppi maggiormente a rischio di infiammazione le concentrazioni della Presepsina siano costantemente maggiori rispetto ai controlli. Anche nel caso del latte materno i nostri dati non hanno evidenziato una significatività confrontando i gruppi di neonati a rischio infiammatorio e non a rischio ma si può notare la presenza di livelli più elevati nel primo gruppo. Inoltre, si è evidenziata la presenza di una maggior concentrazione di Presepsina nel colostro rispetto agli altri tipi di latte. Il nostro studio si è concentrato sulla ricerca di una proteina che possa diagnosticare precocemente un’infiammazione in maniera non invasiva mediante un liquido biologico non convenzionale come la saliva. Dai nostri dati preliminari emerge la tendenza della Presepsina ad essere presente in maggiori quantità negli stati a rischio infiammatorio. Da una altra prospettiva, l’osservazione di livelli elevati di Presepsina in alcune tipologie di latte materno ne suggerisce una funzione biologicamente attiva. In futuro ci si auspica di riuscire a confermare le potenzialità della Presepsina, sia dal punto diagnostico precoce nella saliva sia dal punto di vista antimicrobico nel latte materno.

Ruolo della presepsina nei liquidi biologici non convenzionali del neonato

MACCHIORLATTI VIGNAT, GIULIA
2020/2021

Abstract

Il neonato è un soggetto estremamente fragile, soprattutto dal punto di vista immunologico. La sepsi batterica e la meningite continuano ad essere le cause maggiori di morbilità e mortalità per i neonati, soprattutto per i pretermine. Poiché la malattia può evolvere rapidamente in disfunzione d’organo la diagnosi precoce è fondamentale per migliorare la sopravvivenza.L’emocoltura come esame standard per la sepsi presenta molti limiti per la diagnosi precoce, per cui i biomarcatori, soprattutto la Presepsina, potrebbero svolgere un importante ruolo a tal proposito. Il nostro studio si prefigge l’obiettivo di valutare la presenza della Presepsina in liquidi biologici non convenzionali come la saliva e il latte materno. Ciò permette una metodica di prelievo non cruenta, infatti soprattutto nei neonati si cerca di ridurre al minimo le indagini diagnostiche dolorose e invasive. Inoltre, si vuole valutare in particolare l’utilizzo della Presepsina come marcatore diagnostico precoce di una condizione di infezione correlato a variabili neonatali/materne. Parallelamente si cerca di evidenziare una possibile funzione della proteina nel latte materno, partecipando potenzialmente anch’essa all’azione antinfettiva del latte umano. Previo ottenimento di consenso informato ed approvazione del Comitato Etico, abbiamo arruolato 41 neonati sani nati di età gestazionale alla nascita >34 settimane per lo studio della saliva e 52 neonati sani nati sia pretermine che a termine per lo studio del latte materno. In seguito ai prelievi dei campioni, manualmente quelli di saliva e tramite il tiralatte elettrico quelli di latte materno, le concentrazioni di Presepsina sono state misurate con il PathFast, test immunoenzimatico rapido in chemiluminescenza. Sono stati considerati i dati demografici e le variabili materne e neonatali che solitamente stimolano uno stato infiammatorio/infettivo. La Presepsina è stata rilevata in tutti i campioni prelevati sia di saliva sia di latte materno, indipendentemente dall’età gestazionale, dalle variabili prese in considerazione e dalla fase di maturazione del latte. Per quanto riguarda i risultati sulla saliva, confrontando i livelli di Presepsina tra le varie categorie di neonati non si sono osservate differenze significative, nonostante si sia notato che nei gruppi maggiormente a rischio di infiammazione le concentrazioni della Presepsina siano costantemente maggiori rispetto ai controlli. Anche nel caso del latte materno i nostri dati non hanno evidenziato una significatività confrontando i gruppi di neonati a rischio infiammatorio e non a rischio ma si può notare la presenza di livelli più elevati nel primo gruppo. Inoltre, si è evidenziata la presenza di una maggior concentrazione di Presepsina nel colostro rispetto agli altri tipi di latte. Il nostro studio si è concentrato sulla ricerca di una proteina che possa diagnosticare precocemente un’infiammazione in maniera non invasiva mediante un liquido biologico non convenzionale come la saliva. Dai nostri dati preliminari emerge la tendenza della Presepsina ad essere presente in maggiori quantità negli stati a rischio infiammatorio. Da una altra prospettiva, l’osservazione di livelli elevati di Presepsina in alcune tipologie di latte materno ne suggerisce una funzione biologicamente attiva. In futuro ci si auspica di riuscire a confermare le potenzialità della Presepsina, sia dal punto diagnostico precoce nella saliva sia dal punto di vista antimicrobico nel latte materno.
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