Con il presente elaborato si intendono ricercare le origini delle più opprimenti utopie negative che dal secolo scorso sono state rappresentate nelle opere letterarie, accendendo dibattiti che, seppure segnati da letture contrastanti dei fatti storici, sono comunque caratterizzati dall’individuazione di alcuni fattori comuni. La convivenza di un numero crescente di individui che richiede un’organizzazione inevitabilmente fondata su leggi e valori comunemente accettati che consentano a ciascuno di esprimere la propria personalità rispettando nel contempo quella degli altri, occorre poi un apparato amministrativo che ne garantisca il rispetto e l’applicazione, sempre secondo criteri e parametri normativi chiari, tutelando in questo modo i diritti individuali e sociali di tutti i membri della comunità. Ciò che accomuna tutte le visioni distopiche del futuro è proprio il venire meno di questi basilari principi. La prima parte del presente lavoro è quindi dedicata a ricercare nei totalitarismi quegli elementi caratterizzanti il delirio di potere assoluto che ha prodotto storicamente milioni di morti e che costituisce ancora oggi il peggiore incubo immaginabile. Gli elementi caratteristici di questi regimi si ritrovano nella visione distopica di George Orwell nel libro “1984” che viene esaminata nel secondo capitolo. Orwell conosce molto bene sia il nazismo sia lo stalinismo ed è per questo motivo che vuole lanciare un allarme, metterci in guardia sui pericoli che possono derivare da un regime totalitario, in cui si ritrovano le caratteristiche tanto del nazismo quanto dello stalinismo. Dall’analisi del romanzo emerge come il tema della sorveglianza sia dominante, quello che segna la vicenda fin dall’inizio, che prosegue insinuante durante il breve periodo di “ribellione” del protagonista e che segna l’epilogo amaro della storia. Per questo motivo, nel terzo capitolo, si affronta un esame più dettagliato di come la sorveglianza sia posta in essere nei regimi totalitari del ‘900, rapportata con quella immaginata nell’opera di Orwell, cercando di evidenziarne l’importanza ai fini del mantenimento del potere e di come questa sia inscindibilmente collegata al condizionamento dei comportamenti degli individui che è il vero scopo ultimo di ogni regime totalitario. Si osserva, a questo punto, che i progressi tecnologici, i nuovi strumenti digitali, le evolute intelligenze artificiali, sono in grado di effettuare, attraverso gli strumenti di uso quotidiano, un controllo che non era neppure immaginabile settanta anni or sono.
DISTOPIA, DIRITTO E GIUSTIZIA IN "1984" DI GEORGE ORWELL
CARLINO, VERONICA
2020/2021
Abstract
Con il presente elaborato si intendono ricercare le origini delle più opprimenti utopie negative che dal secolo scorso sono state rappresentate nelle opere letterarie, accendendo dibattiti che, seppure segnati da letture contrastanti dei fatti storici, sono comunque caratterizzati dall’individuazione di alcuni fattori comuni. La convivenza di un numero crescente di individui che richiede un’organizzazione inevitabilmente fondata su leggi e valori comunemente accettati che consentano a ciascuno di esprimere la propria personalità rispettando nel contempo quella degli altri, occorre poi un apparato amministrativo che ne garantisca il rispetto e l’applicazione, sempre secondo criteri e parametri normativi chiari, tutelando in questo modo i diritti individuali e sociali di tutti i membri della comunità. Ciò che accomuna tutte le visioni distopiche del futuro è proprio il venire meno di questi basilari principi. La prima parte del presente lavoro è quindi dedicata a ricercare nei totalitarismi quegli elementi caratterizzanti il delirio di potere assoluto che ha prodotto storicamente milioni di morti e che costituisce ancora oggi il peggiore incubo immaginabile. Gli elementi caratteristici di questi regimi si ritrovano nella visione distopica di George Orwell nel libro “1984” che viene esaminata nel secondo capitolo. Orwell conosce molto bene sia il nazismo sia lo stalinismo ed è per questo motivo che vuole lanciare un allarme, metterci in guardia sui pericoli che possono derivare da un regime totalitario, in cui si ritrovano le caratteristiche tanto del nazismo quanto dello stalinismo. Dall’analisi del romanzo emerge come il tema della sorveglianza sia dominante, quello che segna la vicenda fin dall’inizio, che prosegue insinuante durante il breve periodo di “ribellione” del protagonista e che segna l’epilogo amaro della storia. Per questo motivo, nel terzo capitolo, si affronta un esame più dettagliato di come la sorveglianza sia posta in essere nei regimi totalitari del ‘900, rapportata con quella immaginata nell’opera di Orwell, cercando di evidenziarne l’importanza ai fini del mantenimento del potere e di come questa sia inscindibilmente collegata al condizionamento dei comportamenti degli individui che è il vero scopo ultimo di ogni regime totalitario. Si osserva, a questo punto, che i progressi tecnologici, i nuovi strumenti digitali, le evolute intelligenze artificiali, sono in grado di effettuare, attraverso gli strumenti di uso quotidiano, un controllo che non era neppure immaginabile settanta anni or sono.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/128166