Intorno a metà dicembre 2019, le autorità sanitarie della città di Wuhan in Cina, riscontrarono i primi pazienti affetti da una polmonite di origine sconosciuta. A gennaio 2020 è stato annunciato che la causa di queste polmoniti era un nuovo coronavirus, denominandolo in un primo momento 2019-nCoV. L’International Committee on Taxonomy of Viruses ha deciso quindi di ribattezzare il nuovo coronavirus con il nome di SARS-COV-2 e la malattia ad esso associata COVID-19. In totale oggi si conoscono 7 tipi di coronavirus umani (HCoV) e presentano tutti un origine zoonotica tra questi: HCoV-229E e HCoV-NL63 sono alfacoronavirus mentre gli altri cinque sono betacoronavirus e includono HCoV-HKU1, HCoV-OC43, SARS-COV, MERS-COV, SARS-COV-2. SARS-COV-2 è il settimo coronavirus umano ad oggi conosciuto, appartiene ai betacoronavirus, ha un diametro di circa 80-129 nanometri ed ha il genoma costituito da RNA a filamento singolo non segmentato con senso positivo e avvolto. Inizialmente si conosceva molto poco di questo patogeno, ma col passare dei mesi le conoscenze acquisite a tale riguardo hanno permesso di circoscrivere la malattia come un qualcosa di apparentemente controllabile. Ad esempio, è stato visto come la sintomatologia sia strettamente legata alla concentrazione del recettore bersaglio ACE2. Tra le modalità di trasmissione più importanti e con un maggiore impatto dal punto di vista epidemiologico si ricordano: trasmissione di goccioline respiratorie (via diretta), trasmissione di aerosol (via indiretta), autoinoculazione della mucosa nasale-orale o della congiuntiva da parte di mani infette. Conoscendo i meccanismi di trasmissione è stato possibile mettere in atto alcune linee guida per limitare la possibilità di contagiare/essere contagiati, dalla semplice etichetta respiratoria, all’utilizzo delle mascherine fino all’isolamento e/o quarantena. Tra i vari metodi di prevenzione l’isolamento e la quarantena sono risultati essere quelli più importanti. Un passo avanti nella diagnosi di questa patologia è stato possibile grazie allo sviluppo di alcuni test diagnostici, tra i quali si ricordano il test di amplificazione degli acidi nucleici, i test sierologici e i test antigenici rapidi. Tutti i dati, le informazioni e i parametri su questo virus e la patologia che provoca ci sono pervenuti grazie alla ricerca e alla condivisone dei risultati del mondo scientifico e si sono rivelati fondamentali per cercare di tutelare noi stessi e di arginare, almeno in parte, il dilagare della malattia. Ma la conquista più straordinaria ottenuta dai ricercatori è stata l’aver sviluppato più di un vaccino anti COVID-19 in meno di un anno. In meno di un anno l’EMA, il 21 dicembre 2020, ha concesso inizialmente l’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino della ditta BioNTech/Pfizer e subito dopo, il 6 gennaio 2021, ne ha concessa una seconda per il vaccino prodotto da Moderna (AstraZeneca verrà approvato dall’EMA il 30 gennaio 2021).La scienza sta offrendo diverse opportunità per impedire la diffusione di SARS-COV-2, primo fra tutte lo sviluppo del vaccino ma un’altra strategia che si ha intenzione di adottare per affrontare il virus è la terapia con anticorpi monoclonali. Questa non può essere considerata come un meccanismo di prevenzione e non avrà infatti una funzionalità al pari dei vaccini nel contenimento del virus, ma potrà essere impiegata efficacemente in quei soggetti più a rischio di sviluppare una sintomatologia grave.
SARS-COV-2: breve revisione da inizio pandemia a oggi
ROMANO, LORENZO
2020/2021
Abstract
Intorno a metà dicembre 2019, le autorità sanitarie della città di Wuhan in Cina, riscontrarono i primi pazienti affetti da una polmonite di origine sconosciuta. A gennaio 2020 è stato annunciato che la causa di queste polmoniti era un nuovo coronavirus, denominandolo in un primo momento 2019-nCoV. L’International Committee on Taxonomy of Viruses ha deciso quindi di ribattezzare il nuovo coronavirus con il nome di SARS-COV-2 e la malattia ad esso associata COVID-19. In totale oggi si conoscono 7 tipi di coronavirus umani (HCoV) e presentano tutti un origine zoonotica tra questi: HCoV-229E e HCoV-NL63 sono alfacoronavirus mentre gli altri cinque sono betacoronavirus e includono HCoV-HKU1, HCoV-OC43, SARS-COV, MERS-COV, SARS-COV-2. SARS-COV-2 è il settimo coronavirus umano ad oggi conosciuto, appartiene ai betacoronavirus, ha un diametro di circa 80-129 nanometri ed ha il genoma costituito da RNA a filamento singolo non segmentato con senso positivo e avvolto. Inizialmente si conosceva molto poco di questo patogeno, ma col passare dei mesi le conoscenze acquisite a tale riguardo hanno permesso di circoscrivere la malattia come un qualcosa di apparentemente controllabile. Ad esempio, è stato visto come la sintomatologia sia strettamente legata alla concentrazione del recettore bersaglio ACE2. Tra le modalità di trasmissione più importanti e con un maggiore impatto dal punto di vista epidemiologico si ricordano: trasmissione di goccioline respiratorie (via diretta), trasmissione di aerosol (via indiretta), autoinoculazione della mucosa nasale-orale o della congiuntiva da parte di mani infette. Conoscendo i meccanismi di trasmissione è stato possibile mettere in atto alcune linee guida per limitare la possibilità di contagiare/essere contagiati, dalla semplice etichetta respiratoria, all’utilizzo delle mascherine fino all’isolamento e/o quarantena. Tra i vari metodi di prevenzione l’isolamento e la quarantena sono risultati essere quelli più importanti. Un passo avanti nella diagnosi di questa patologia è stato possibile grazie allo sviluppo di alcuni test diagnostici, tra i quali si ricordano il test di amplificazione degli acidi nucleici, i test sierologici e i test antigenici rapidi. Tutti i dati, le informazioni e i parametri su questo virus e la patologia che provoca ci sono pervenuti grazie alla ricerca e alla condivisone dei risultati del mondo scientifico e si sono rivelati fondamentali per cercare di tutelare noi stessi e di arginare, almeno in parte, il dilagare della malattia. Ma la conquista più straordinaria ottenuta dai ricercatori è stata l’aver sviluppato più di un vaccino anti COVID-19 in meno di un anno. In meno di un anno l’EMA, il 21 dicembre 2020, ha concesso inizialmente l’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino della ditta BioNTech/Pfizer e subito dopo, il 6 gennaio 2021, ne ha concessa una seconda per il vaccino prodotto da Moderna (AstraZeneca verrà approvato dall’EMA il 30 gennaio 2021).La scienza sta offrendo diverse opportunità per impedire la diffusione di SARS-COV-2, primo fra tutte lo sviluppo del vaccino ma un’altra strategia che si ha intenzione di adottare per affrontare il virus è la terapia con anticorpi monoclonali. Questa non può essere considerata come un meccanismo di prevenzione e non avrà infatti una funzionalità al pari dei vaccini nel contenimento del virus, ma potrà essere impiegata efficacemente in quei soggetti più a rischio di sviluppare una sintomatologia grave.File | Dimensione | Formato | |
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