My thesis examines the pelota of Charles Emanuel III of Savoy, built in Venice in 1730 for the Court of the House of Savoy. Belonging to the Palazzo Madama Municipal Museum of Ancient Art of Turin, it was transferred, in September 2011, to the workshops of the CCR of the Venaria Reale, where it was possible to carry out the restoration activity. It has been on exhibition since the autumn of 2012 at the Juvarra stables of the Royal Palace. In this study I have mainly analysed the gold-plated feature of the vessel, putting it into context with other situations of the period. In this framework, I have furnished a key for the interpretation of the sculptural and pictorial decorative apparatus which adorns this flat-bottomed craft. This apparatus rendered the Pelota an instrument for the exhaltation and glorification of royal power, as well as a means to be utilized for holidays and particular ceremonies held at the Savoy Court. Thanks to documentary evidence which we have received, I have attempted to associate all the qualified workmen who strived to achieve an apparatus so thoroughly planned and elaborated. Unfortunately, the author of the paintings on the inside of the tiemo remains unknown even after a thorough study of the tecniques of execution, historical and artistical research and investigations carried out before and during the actual restoration operations. Nor has one been able to identify the two different persons who seem to have done the pictorial decorations which can be seen in the inside of the binnacle, divided into monochrome blue and the multicolored allegorical scenes which are also on a gold background. The restoration was conducted with the maximum respect for the materials and by attempting to limit the interventions to the conservation of the object and of the materials in which it is made. It was also conducted without eliminating the necessary historicized upkeep, which in any case allow a vision of the original iconography, decorations and chromatic unique features, while at the same time preserving precious underlying layers by now incomplete. During this phase of the activity, azure-blue phytomorphic embellishments were discovered which, when the craft was brought to the CCR workshops, were completely covered by a greenish coat, the probable result of an upkeep intervention dating from the mid-nineteenth century. Moving from the assumption that a good restoration must not last merely for itself but must, on the contrary, provide an effective conservation of the object restored, inserted in the environment in which it is preserved and exhibited, my studies focused as well on the preventive preservation of the Peota after its restoration. This was done via an elaborate environmental monitoring in the Stables. In particular, the Pelota being an object made up of different materials, and which has suffered functional variations (from gold-plated boat to museum exhibition) in the course of its history as well as the superimposition of multiple upkeep agents, revealed itself to be extremely delicate and fragile. It was therefore necessary to undertake in-depth sudies in order to achieve precise indications concerning the preservation conditions.
La tesi prende in esame la Peota di Carlo Emanuele III di Savoia, costruita a Venezia nel 1730 per la Corte Sabauda. L'opera, di proprietà di Palazzo Madama- Museo Civico d'Arte Antica di Torino, dal settembre 2011 è stata trasportata presso i laboratori del CCR di Venaria Reale dove è stato possibile effettuare il restauro, ed esposta nella Scuderia juvarriana della Reggia dall'autunno 2012. Nel presente studio si è analizzato principalmente il carattere lusorio dell'imbarcazione, contestualizzandola con altre situazioni dell'epoca. In quest'ambito è stata fornita una chiave di lettura sull'apparato decorativo scultoreo e pittorico che adorna la barca a fondo piatto, rendendola in tal modo uno strumento di esaltazione e glorificazione del potere reale, nonché mezzo di utilizzo per feste e particolari cerimoniali della Corte Sabauda. Grazie alle testimonianze documentarie pervenuteci si è cercato di collegare tutte le maestranze specializzate che hanno lavorato per la realizzazione di un apparato così riccamente studiato ed elaborato. Purtroppo ignoto resta l'autore delle pitture all'interno del tiemo anche a seguito dello studio approfondito sulle tecniche esecutive, la ricerca storico-artistica e le indagini eseguite prima e durante le operazioni pratiche di restauro. Non si sono altresì potute attribuire le due diverse mani che sembrano aver realizzato i decori pittorici all'interno dell'abitacolo, distinguibili tra i monocromi blu e le scenette allegoriche policrome sempre su fondo oro. Il restauro è stato condotto nel massimo rispetto dei materiali e cercando di limitare l'intervento alla conservazione dell'oggetto e dei suoi materiali costitutivi senza eliminare quelle manutenzioni storicizzate che permettevano comunque una visione dell'iconografia, delle decorazioni e dei valori cromatici originali e preservando al di sotto strati preziosi ormai incompleti. Durante questa fase lavorativa sono stati portati alla luce decori fitomorfi di colore azzurro-blu che all'arrivo nei laboratori del CCR si presentavano completamente ricoperti da una stesura verdastra, probabilmente di un intervento manutentivo di metà ottocento. Partendo dal presupposto che un buon restauro non debba rimanere fine a se stesso, ma che debba invece prevedere anche una buona conservazione dell'opera nel suo ambiente espositivo-conservativo, il mio studio si è focalizzato anche sulla conservazione preventiva della Peota dopo il restauro, mediante un elaborato monitoraggio ambientale in Scuderia. In particolare la Peota essendo un oggetto polimaterico che ha subito nella sua storia variazioni funzionali (da imbarcazione lusoria a oggetto museale) e sovrapposizione di molteplici materiali di manutenzione, risultava particolarmente delicata e fragile e necessitava dunque di uno studio approfondito per permettere indicazioni precise dei valori di conservazione.
La Peota Reale: studio sui materiali e sulle tecniche decorative nelle imbarcazioni lusorie a Venezia nel XVIII secolo in vista del restauro e della conservazione preventiva del Bucintoro dei Savoia dopo il restauro.
LO SARDO, FEDERICA
2011/2012
Abstract
La tesi prende in esame la Peota di Carlo Emanuele III di Savoia, costruita a Venezia nel 1730 per la Corte Sabauda. L'opera, di proprietà di Palazzo Madama- Museo Civico d'Arte Antica di Torino, dal settembre 2011 è stata trasportata presso i laboratori del CCR di Venaria Reale dove è stato possibile effettuare il restauro, ed esposta nella Scuderia juvarriana della Reggia dall'autunno 2012. Nel presente studio si è analizzato principalmente il carattere lusorio dell'imbarcazione, contestualizzandola con altre situazioni dell'epoca. In quest'ambito è stata fornita una chiave di lettura sull'apparato decorativo scultoreo e pittorico che adorna la barca a fondo piatto, rendendola in tal modo uno strumento di esaltazione e glorificazione del potere reale, nonché mezzo di utilizzo per feste e particolari cerimoniali della Corte Sabauda. Grazie alle testimonianze documentarie pervenuteci si è cercato di collegare tutte le maestranze specializzate che hanno lavorato per la realizzazione di un apparato così riccamente studiato ed elaborato. Purtroppo ignoto resta l'autore delle pitture all'interno del tiemo anche a seguito dello studio approfondito sulle tecniche esecutive, la ricerca storico-artistica e le indagini eseguite prima e durante le operazioni pratiche di restauro. Non si sono altresì potute attribuire le due diverse mani che sembrano aver realizzato i decori pittorici all'interno dell'abitacolo, distinguibili tra i monocromi blu e le scenette allegoriche policrome sempre su fondo oro. Il restauro è stato condotto nel massimo rispetto dei materiali e cercando di limitare l'intervento alla conservazione dell'oggetto e dei suoi materiali costitutivi senza eliminare quelle manutenzioni storicizzate che permettevano comunque una visione dell'iconografia, delle decorazioni e dei valori cromatici originali e preservando al di sotto strati preziosi ormai incompleti. Durante questa fase lavorativa sono stati portati alla luce decori fitomorfi di colore azzurro-blu che all'arrivo nei laboratori del CCR si presentavano completamente ricoperti da una stesura verdastra, probabilmente di un intervento manutentivo di metà ottocento. Partendo dal presupposto che un buon restauro non debba rimanere fine a se stesso, ma che debba invece prevedere anche una buona conservazione dell'opera nel suo ambiente espositivo-conservativo, il mio studio si è focalizzato anche sulla conservazione preventiva della Peota dopo il restauro, mediante un elaborato monitoraggio ambientale in Scuderia. In particolare la Peota essendo un oggetto polimaterico che ha subito nella sua storia variazioni funzionali (da imbarcazione lusoria a oggetto museale) e sovrapposizione di molteplici materiali di manutenzione, risultava particolarmente delicata e fragile e necessitava dunque di uno studio approfondito per permettere indicazioni precise dei valori di conservazione.File | Dimensione | Formato | |
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