La presente tesi si occupa di osservare sotto molteplici punti di vista il ruolo criteri ambientali minimi (CAM) nelle gare d’appalto, il cui inserimento è stato reso obbligatorio dall’art. 34 del d.lgs. 50/2016. Partendo dall’introduzione delle prime istanze ambientali nel panorama giuridico europeo, si percorrono le fondamentali tappe che hanno visto il combinarsi di queste con la legislazione in materia di appalti pubblici. Nel mai sopito conflitto tra interessi economici e tutela delle persone e dell’ambiente, si osserva come attraverso la nozione di green public procurement l’Europa ha sempre più mostrato interesse verso un nuovo concetto di appalto pubblico. La direzione che si intende percorrere è infatti quella della sostenibilità, cioè di uno sviluppo che metta al primo posto esigenze ambientali e sociali. Dai primi sviluppi giurisprudenziali (motore del cambiamento) si giunge dunque alle più recenti direttive del 2014, con i loro profili innovativi e le loro criticità. Da qui ci si muove in Italia, per osservare il recepimento delle suddette direttive nella legislazione interna, avvenuto sostanzialmente per mezzo del Codice degli appalti. In esso si è promosso il ricorso al GPP attraverso diverse previsioni e strumenti, seguendo una direzione diversa rispetto al gran parte degli altri paesi europei. Per quanto concerne i CAM, infatti, è del tutto peculiare l’esperienza italiana, soprattutto per quanto riguarda il vincolo di obbligatorietà degli stessi. Segue dunque uno studio da vicino dei CAM: la loro genesi, il loro contenuto, la loro applicazione e le criticità ad essa legate. Trattandosi infatti di strumenti obbligatori nonché di portata innovativa nel più ampio panorama della regolamentazione degli appalti pubblici, segue una imprescindibile analisi del contenzioso, per osservare l’azione concreta dei CAM attraverso la lente della giurisprudenza. Attraverso di essa, infatti, è possibile avere un riscontro effettivo sulla condizione giuridica del GPP nel nostro paese, dal momento che spesso è il giudice a dovere fornire chiarimenti e tracciare i confini della legittimità di una disciplina in continua evoluzione. Altre considerazioni sono da farsi sul rapporto tra l’amministrazione e i CAM: dalla formazione degli stessi alla esecuzione dei contratti di appalto, le criticità non mancano, in un sistema che non appare del tutto pronto ad accogliere regole così tecniche e stringenti.

I criteri ambientali minimi: quando lo sviluppo sostenibile incontra gli appalti pubblici

VITALI, SARA
2020/2021

Abstract

La presente tesi si occupa di osservare sotto molteplici punti di vista il ruolo criteri ambientali minimi (CAM) nelle gare d’appalto, il cui inserimento è stato reso obbligatorio dall’art. 34 del d.lgs. 50/2016. Partendo dall’introduzione delle prime istanze ambientali nel panorama giuridico europeo, si percorrono le fondamentali tappe che hanno visto il combinarsi di queste con la legislazione in materia di appalti pubblici. Nel mai sopito conflitto tra interessi economici e tutela delle persone e dell’ambiente, si osserva come attraverso la nozione di green public procurement l’Europa ha sempre più mostrato interesse verso un nuovo concetto di appalto pubblico. La direzione che si intende percorrere è infatti quella della sostenibilità, cioè di uno sviluppo che metta al primo posto esigenze ambientali e sociali. Dai primi sviluppi giurisprudenziali (motore del cambiamento) si giunge dunque alle più recenti direttive del 2014, con i loro profili innovativi e le loro criticità. Da qui ci si muove in Italia, per osservare il recepimento delle suddette direttive nella legislazione interna, avvenuto sostanzialmente per mezzo del Codice degli appalti. In esso si è promosso il ricorso al GPP attraverso diverse previsioni e strumenti, seguendo una direzione diversa rispetto al gran parte degli altri paesi europei. Per quanto concerne i CAM, infatti, è del tutto peculiare l’esperienza italiana, soprattutto per quanto riguarda il vincolo di obbligatorietà degli stessi. Segue dunque uno studio da vicino dei CAM: la loro genesi, il loro contenuto, la loro applicazione e le criticità ad essa legate. Trattandosi infatti di strumenti obbligatori nonché di portata innovativa nel più ampio panorama della regolamentazione degli appalti pubblici, segue una imprescindibile analisi del contenzioso, per osservare l’azione concreta dei CAM attraverso la lente della giurisprudenza. Attraverso di essa, infatti, è possibile avere un riscontro effettivo sulla condizione giuridica del GPP nel nostro paese, dal momento che spesso è il giudice a dovere fornire chiarimenti e tracciare i confini della legittimità di una disciplina in continua evoluzione. Altre considerazioni sono da farsi sul rapporto tra l’amministrazione e i CAM: dalla formazione degli stessi alla esecuzione dei contratti di appalto, le criticità non mancano, in un sistema che non appare del tutto pronto ad accogliere regole così tecniche e stringenti.
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