In 2017 Bitcoin, the most famous peer-to-peer virtual currency, caught general interest thanks to the unexpected incredible price rising, with its value that passed from 1000$ in January to the 20000$ in December. This kind of attention is clearly related to a purely speculative interest, but there are several reasons that brought public attention to Bitcoin. This virtual currency was initially thought to allow direct payments without the intervention of financial intermediaries, but it immediately raised interest in the criminal environments hosted in the deep web, with almost every darknet market using Bitcoin to conduct transactions. Also terroristic environments have often been connected with cryptocurrencies as an alternative to classic funding methods. This kind of situation is mostly owed to Bitcoin ¿seniority¿ and its widespread availability, but there is another element to keep in mind, that is the alleged anonymity: it is general belief that it is possible to hide behind Bitcoin protocol to do illicit transaction, but it would be correct speaking about pseudonimity. During my working experience in Neutrino s.r.l., I had the opportunity to directly test deanonimization methods and techniques that allowed the rise of a new branch of intelligence: that is the blockchain intelligence, consisting in collecting and analyzing information on this new technology standing behind Bitcoin (and almost all cryptos) protocol. The legend of an anonymous Bitcoin and its incredible price rising brought the virtual currency to be connected to the terrorism funding networks of many terrorist groups and organization, with a special mention to Islamic State. Bitcoin has often been said to serve the Caliphate to raise funds or to pay weapons and ammos on the darknet, but is this truth? This paper aims to analyze the effective usability of Bitcoin as a way to support Islamic terrorism funding. To do this it is necessary to start from an overview of the current funding methods of terrorist organizations and then analyzing the effective possibilities for cryptocurrencies to enter this field, now or in a near future. The main core of the analysis stands in the study of real known cases of terrorism funding through Bitcoin. Information gathering is mainly based on OSINT (open source intelligence) activities lead on main social networks, websites or chats, where bitcoin addresses were posted. Through Neutrino's platform ¿X-Flow¿ it is possible to deeply analyze blockchain movements and, thanks to the most advanced clustering techniques, aggregate bitcoin addresses in wallets with far more precision and granularity then with open source tools.

Nel 2017, Bitcoin, la più famosa valuta virtuale peer-to-peer è salita agli onori della cronaca poiché il suo controvalore in dollari è più che decuplicato, passando dai circa 1000$ di gennaio ai 20000$ raggiunti a dicembre dello stesso anno. Questo improvviso interesse è chiaramente legato ad una natura prettamente speculativa, ma sicuramente ci sono altre ragioni che hanno spinto il pubblico più disparato ad avvicinarsi a Bitcoin. La moneta, nata per permettere pagamenti diretti tra le parti senza intermediari finanziari, ha inizialmente attirato interesse soprattutto tra gli ambienti criminali che agiscono nei meandri del web, con la quasi totalità dei darknet markets che basano gli scambi su questo tipo di moneta virtuale. Anche gli ambienti terroristici sono stati spesso accostati all'utilizzo delle crypto come alternativa di finanziamento. Una situazione di questo tipo è principalmente legata all'anzianità di Bitcoin, al suo valore e alla conseguente facile reperibilità, ma vi è un ulteriore fattore da non trascurare, ossia la sua presunta anonimità: sono in molti a credere che ci si possa nascondere dietro al protocollo bitcoin per compiere transazioni illecite, quando invece è più corretto parlare di pseudonimia. Durante la mia esperienza lavorativa presso Neutrino s.r.l., ho infatti avuto modo di testare in prima persona le meccaniche di analisi e deanonimizzazione che hanno permesso lo sviluppo di una nuova effettiva branca di intelligence: si tratta della blockchain intelligence, ossia la raccolta e l'analisi di informazioni su questo nuovo tipo di tecnologia che sta alla base del protocollo di Bitcoin e di quasi tutte le altre crypto. La leggenda di un Bitcoin anonimo, unita al suo incredibile aumento di valore, ha fatto sì che la moneta virtuale fosse più volte accostata anche alla rete del finanziamento a diverse organizzazioni terroristiche riconosciute. Tra queste, la più celebre negli ultimi anni è stata sicuramente IS, Stato Islamico. Bitcoin è stato più e più volte tacciato di servire al Califfato come mezzo anonimo di finanziamento, o anche come veicolo di pagamento per armi e munizionamento acquistati nel dark web. La concomitanza temporale dei due fenomeni e il sorprendente feeling tecnologico di IS hanno sicuramente alimentato questa linea di pensiero, ma quanto c'è di effettivamente veritiero? Questo lavoro si propone di analizzare l'effettiva portata di utilizzo di Bitcoin come potenziale veicolo di finanziamento al terrorismo islamista. Per effettuare una completa analisi a riguardo è necessario partire dai metodi di finanziamento attualmente più sfruttati dalle organizzazioni terroristiche, per poi sondare quali siano le reali possibilità offerte dalle monete matematiche, oggi come in un futuro più o meno prossimo. Il ruolo centrale è giocato dallo studio dei casi reali conosciuti di finanziamento al terrorismo islamista che hanno coinvolto Bitcoin. La raccolta di informazioni si basa sostanzialmente su attività di OSINT condotte sui principali social network, siti web o app di messaggistica su cui sono postati gli indirizzi necessari a ricevere i fondi. Tramite l'utilizzo della piattaforma X-Flow di Neutrino è quindi possibile analizzare a fondo i movimenti sulla blockchain e, sfruttando le più sofisticate tecniche di clustering, aggregare in wallet gli indirizzi di destinazione postati online dai terroristi con molta più precisione e granularità rispetto quanto non sia possibile con strumenti open source.

Bitcoin e terrorismo islamico: aneddoti, comunicazione e realtà

ZEN, LORENZO
2016/2017

Abstract

Nel 2017, Bitcoin, la più famosa valuta virtuale peer-to-peer è salita agli onori della cronaca poiché il suo controvalore in dollari è più che decuplicato, passando dai circa 1000$ di gennaio ai 20000$ raggiunti a dicembre dello stesso anno. Questo improvviso interesse è chiaramente legato ad una natura prettamente speculativa, ma sicuramente ci sono altre ragioni che hanno spinto il pubblico più disparato ad avvicinarsi a Bitcoin. La moneta, nata per permettere pagamenti diretti tra le parti senza intermediari finanziari, ha inizialmente attirato interesse soprattutto tra gli ambienti criminali che agiscono nei meandri del web, con la quasi totalità dei darknet markets che basano gli scambi su questo tipo di moneta virtuale. Anche gli ambienti terroristici sono stati spesso accostati all'utilizzo delle crypto come alternativa di finanziamento. Una situazione di questo tipo è principalmente legata all'anzianità di Bitcoin, al suo valore e alla conseguente facile reperibilità, ma vi è un ulteriore fattore da non trascurare, ossia la sua presunta anonimità: sono in molti a credere che ci si possa nascondere dietro al protocollo bitcoin per compiere transazioni illecite, quando invece è più corretto parlare di pseudonimia. Durante la mia esperienza lavorativa presso Neutrino s.r.l., ho infatti avuto modo di testare in prima persona le meccaniche di analisi e deanonimizzazione che hanno permesso lo sviluppo di una nuova effettiva branca di intelligence: si tratta della blockchain intelligence, ossia la raccolta e l'analisi di informazioni su questo nuovo tipo di tecnologia che sta alla base del protocollo di Bitcoin e di quasi tutte le altre crypto. La leggenda di un Bitcoin anonimo, unita al suo incredibile aumento di valore, ha fatto sì che la moneta virtuale fosse più volte accostata anche alla rete del finanziamento a diverse organizzazioni terroristiche riconosciute. Tra queste, la più celebre negli ultimi anni è stata sicuramente IS, Stato Islamico. Bitcoin è stato più e più volte tacciato di servire al Califfato come mezzo anonimo di finanziamento, o anche come veicolo di pagamento per armi e munizionamento acquistati nel dark web. La concomitanza temporale dei due fenomeni e il sorprendente feeling tecnologico di IS hanno sicuramente alimentato questa linea di pensiero, ma quanto c'è di effettivamente veritiero? Questo lavoro si propone di analizzare l'effettiva portata di utilizzo di Bitcoin come potenziale veicolo di finanziamento al terrorismo islamista. Per effettuare una completa analisi a riguardo è necessario partire dai metodi di finanziamento attualmente più sfruttati dalle organizzazioni terroristiche, per poi sondare quali siano le reali possibilità offerte dalle monete matematiche, oggi come in un futuro più o meno prossimo. Il ruolo centrale è giocato dallo studio dei casi reali conosciuti di finanziamento al terrorismo islamista che hanno coinvolto Bitcoin. La raccolta di informazioni si basa sostanzialmente su attività di OSINT condotte sui principali social network, siti web o app di messaggistica su cui sono postati gli indirizzi necessari a ricevere i fondi. Tramite l'utilizzo della piattaforma X-Flow di Neutrino è quindi possibile analizzare a fondo i movimenti sulla blockchain e, sfruttando le più sofisticate tecniche di clustering, aggregare in wallet gli indirizzi di destinazione postati online dai terroristi con molta più precisione e granularità rispetto quanto non sia possibile con strumenti open source.
ITA
In 2017 Bitcoin, the most famous peer-to-peer virtual currency, caught general interest thanks to the unexpected incredible price rising, with its value that passed from 1000$ in January to the 20000$ in December. This kind of attention is clearly related to a purely speculative interest, but there are several reasons that brought public attention to Bitcoin. This virtual currency was initially thought to allow direct payments without the intervention of financial intermediaries, but it immediately raised interest in the criminal environments hosted in the deep web, with almost every darknet market using Bitcoin to conduct transactions. Also terroristic environments have often been connected with cryptocurrencies as an alternative to classic funding methods. This kind of situation is mostly owed to Bitcoin ¿seniority¿ and its widespread availability, but there is another element to keep in mind, that is the alleged anonymity: it is general belief that it is possible to hide behind Bitcoin protocol to do illicit transaction, but it would be correct speaking about pseudonimity. During my working experience in Neutrino s.r.l., I had the opportunity to directly test deanonimization methods and techniques that allowed the rise of a new branch of intelligence: that is the blockchain intelligence, consisting in collecting and analyzing information on this new technology standing behind Bitcoin (and almost all cryptos) protocol. The legend of an anonymous Bitcoin and its incredible price rising brought the virtual currency to be connected to the terrorism funding networks of many terrorist groups and organization, with a special mention to Islamic State. Bitcoin has often been said to serve the Caliphate to raise funds or to pay weapons and ammos on the darknet, but is this truth? This paper aims to analyze the effective usability of Bitcoin as a way to support Islamic terrorism funding. To do this it is necessary to start from an overview of the current funding methods of terrorist organizations and then analyzing the effective possibilities for cryptocurrencies to enter this field, now or in a near future. The main core of the analysis stands in the study of real known cases of terrorism funding through Bitcoin. Information gathering is mainly based on OSINT (open source intelligence) activities lead on main social networks, websites or chats, where bitcoin addresses were posted. Through Neutrino's platform ¿X-Flow¿ it is possible to deeply analyze blockchain movements and, thanks to the most advanced clustering techniques, aggregate bitcoin addresses in wallets with far more precision and granularity then with open source tools.
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