In this work we try to study in depth not only a subject often in the spotlight, as is the one of the foreigner, but we choose to do this using as a yardstick the linguistic perspective and the legal recognition bestowed on this, firstly by the Italian legal system, the law of our own country, and secondly, for a comparative point of view, by English law. We outline a picture of the legal status of the foreigner as defined by the Italian and English constitutions, placing it by means of short examples in the wider context of the migration phenomenon, well-known in both countries and subjects of study but in different ways. Since the two countries belong to the European Union we try to summarise the regulations relating to the foreigner also at Community level. Initially, in fact, the aims of this institution prevented the study of this basic subject but soon its importance ensured that it was considered. After these introductory remarks we go to the core of the work, dedicated to linguistic rights. The category of linguistic rights justly exists because in the world people speak many different languages and this is a fact that comes from anthropological factors and cannot be ignored. Linguistic rights started to develop as a reaction to the declaration of national states in the nineteenth century. These rights are generally enforced for the benefit minorities settled in the territory of a state who speak different languages from the official one. These minorities are called historical minorities. Alongside these, however, the migration phenomenon has caused the formation of groups that are defined as new minorities, that are made up of foreign immigrants. Starting from an analysis of the constitutional data, in particular that of Italy, we ask ourselves if the protection given to historical minorities could be widened to embrace the protection of the new ones. Then we switch to analyse the sectors in which the linguistic rights of foreigners are recognised, mainly in the school sector, in court proceedings and in legal negotiations. Foreigners, however, are not only holders of rights but also have obligations to fulfil. In fact, both in Italy and in England the government has introduced a language test that these people have to pass if they want to establish themselves in these countries. The ratio of this instrument is simple: the implementation of linguistic rights, as with all kinds of rights, requires specific policies and measures to be put into practice and these actions sometimes have a high cost for the public administration. In a sense, to have foreigners in a country who have a good mastery of the official language would lead to cost savings for the administrative machine (for example, one thinks of the costs of translation services payable by the various government departments which have direct contact with foreigners). For this reason, despite the continuing great relevance of these linguistic rights, it is necessary to strike a balance because, especially at this time, financial resources are scarce compared with the plurality of rights that need to be protected. .

ABSTRACT Nel presente lavoro si cerca di approfondire non solo un tema spesso alla ribalta, come quello dello straniero, ma si è scelto di farlo utilizzando come ¿bussola¿, la dimensione linguistica e i riconoscimenti giuridici ad essa tributati in primis dall'ordinamento italiano, in quanto ordinamento materno, ed in secondo luogo, in un'ottica comparatistica, in quello inglese. Si è tratteggiato un quadro della condizione giuridica dello straniero nell'esperienza costituzionale italiana e britannica, inserendolo tramite brevi cenni nel più ampio contesto del fenomeno migratorio: conosciuto da entrambi i Paesi oggetti di studio, ma in maniera diversa. Dal momento che, questi Paesi appartengono all'Unione Europea, si è cercato di delineare la disciplina dello straniero anche a livello comunitario, inizialmente, infatti, le finalità di questa istituzione fecero sì che la tematica dello straniero non fosse presa in considerazione, ma ben presto la sua importanza la portò ad essere considerata. Dopo queste considerazioni di carattere introduttivo al tema, ci si addentra nel nucleo centrale del lavoro, dedicato ai diritti linguistici. La categoria dei diritti linguistici ha ragione di esistere poiché nel mondo si parlano molte lingue diverse e questo è un dato di fatto ineliminabile che deriva da fattori antropologici. I diritti linguistici cominciano a svilupparsi, come reazione all'affermazione degli Stati nazionali dell'ottocento. Questi diritti sono generalmente fatti valere da minoranze stanziate sul territorio di uno Stato, che parlano lingue diverse da quella ufficiale. Queste minoranze sono definite storiche. A fianco di queste però il fenomeno migratorio ha determinato il formarsi di quelle che sono definite come nuove minoranze e sono costituite dagli stranieri immigrati. Partendo dall'analisi del dato costituzionale in particolare quello italiano ci si è chiesti se la tutela accordata alle minoranze storiche potesse allargarsi fino ad includere la protezione delle nuove. Si è poi passati ad analizzare i settori nei quali i diritti linguistici degli stranieri sono riconosciuti, principalmente il settore scolastico, quello processuale e quello della contrattazione giuridica. Gli stranieri però, non sono solo titolari di diritti, ma anche di doveri. Infatti sia in Italia che in Inghilterra è stato introdotto un test linguistico, che queste persone devono sostenere per potersi stabilire in questi paesi. La ratio di questo strumento è semplice: i diritti linguistici, come tutti i diritti per essere attuati richiedono la messa in pratica di misure e politiche specifiche, e queste azioni hanno talvolta un costo elevato per la pubblica amministrazione. In tal senso avere sul proprio territorio stranieri con una buona padronanza della lingua ufficiale, permetterebbe di risparmiare sui costi della macchina amministrativa ( esemplificativamente, si pensi ai costi di traduzione a carico delle diverse amministrazioni che operano a diretto contatto con gli stranieri). Per questo motivo nonostante la sempre maggiore rilevanza assunta da questi diritti bisogna operare un bilanciamento, poiché soprattutto in questo periodo le risorse sono scarse rispetto alla pluralità dei diritti a cui bisogna assicurare protezione.

LA CONDIZIONE DELLO STRANIERO IN ITALIA E REGNO UNITO : PROFILI DI DIRITTI LINGUISTICI

SEBASTE, SYLLA
2013/2014

Abstract

ABSTRACT Nel presente lavoro si cerca di approfondire non solo un tema spesso alla ribalta, come quello dello straniero, ma si è scelto di farlo utilizzando come ¿bussola¿, la dimensione linguistica e i riconoscimenti giuridici ad essa tributati in primis dall'ordinamento italiano, in quanto ordinamento materno, ed in secondo luogo, in un'ottica comparatistica, in quello inglese. Si è tratteggiato un quadro della condizione giuridica dello straniero nell'esperienza costituzionale italiana e britannica, inserendolo tramite brevi cenni nel più ampio contesto del fenomeno migratorio: conosciuto da entrambi i Paesi oggetti di studio, ma in maniera diversa. Dal momento che, questi Paesi appartengono all'Unione Europea, si è cercato di delineare la disciplina dello straniero anche a livello comunitario, inizialmente, infatti, le finalità di questa istituzione fecero sì che la tematica dello straniero non fosse presa in considerazione, ma ben presto la sua importanza la portò ad essere considerata. Dopo queste considerazioni di carattere introduttivo al tema, ci si addentra nel nucleo centrale del lavoro, dedicato ai diritti linguistici. La categoria dei diritti linguistici ha ragione di esistere poiché nel mondo si parlano molte lingue diverse e questo è un dato di fatto ineliminabile che deriva da fattori antropologici. I diritti linguistici cominciano a svilupparsi, come reazione all'affermazione degli Stati nazionali dell'ottocento. Questi diritti sono generalmente fatti valere da minoranze stanziate sul territorio di uno Stato, che parlano lingue diverse da quella ufficiale. Queste minoranze sono definite storiche. A fianco di queste però il fenomeno migratorio ha determinato il formarsi di quelle che sono definite come nuove minoranze e sono costituite dagli stranieri immigrati. Partendo dall'analisi del dato costituzionale in particolare quello italiano ci si è chiesti se la tutela accordata alle minoranze storiche potesse allargarsi fino ad includere la protezione delle nuove. Si è poi passati ad analizzare i settori nei quali i diritti linguistici degli stranieri sono riconosciuti, principalmente il settore scolastico, quello processuale e quello della contrattazione giuridica. Gli stranieri però, non sono solo titolari di diritti, ma anche di doveri. Infatti sia in Italia che in Inghilterra è stato introdotto un test linguistico, che queste persone devono sostenere per potersi stabilire in questi paesi. La ratio di questo strumento è semplice: i diritti linguistici, come tutti i diritti per essere attuati richiedono la messa in pratica di misure e politiche specifiche, e queste azioni hanno talvolta un costo elevato per la pubblica amministrazione. In tal senso avere sul proprio territorio stranieri con una buona padronanza della lingua ufficiale, permetterebbe di risparmiare sui costi della macchina amministrativa ( esemplificativamente, si pensi ai costi di traduzione a carico delle diverse amministrazioni che operano a diretto contatto con gli stranieri). Per questo motivo nonostante la sempre maggiore rilevanza assunta da questi diritti bisogna operare un bilanciamento, poiché soprattutto in questo periodo le risorse sono scarse rispetto alla pluralità dei diritti a cui bisogna assicurare protezione.
ITA
In this work we try to study in depth not only a subject often in the spotlight, as is the one of the foreigner, but we choose to do this using as a yardstick the linguistic perspective and the legal recognition bestowed on this, firstly by the Italian legal system, the law of our own country, and secondly, for a comparative point of view, by English law. We outline a picture of the legal status of the foreigner as defined by the Italian and English constitutions, placing it by means of short examples in the wider context of the migration phenomenon, well-known in both countries and subjects of study but in different ways. Since the two countries belong to the European Union we try to summarise the regulations relating to the foreigner also at Community level. Initially, in fact, the aims of this institution prevented the study of this basic subject but soon its importance ensured that it was considered. After these introductory remarks we go to the core of the work, dedicated to linguistic rights. The category of linguistic rights justly exists because in the world people speak many different languages and this is a fact that comes from anthropological factors and cannot be ignored. Linguistic rights started to develop as a reaction to the declaration of national states in the nineteenth century. These rights are generally enforced for the benefit minorities settled in the territory of a state who speak different languages from the official one. These minorities are called historical minorities. Alongside these, however, the migration phenomenon has caused the formation of groups that are defined as new minorities, that are made up of foreign immigrants. Starting from an analysis of the constitutional data, in particular that of Italy, we ask ourselves if the protection given to historical minorities could be widened to embrace the protection of the new ones. Then we switch to analyse the sectors in which the linguistic rights of foreigners are recognised, mainly in the school sector, in court proceedings and in legal negotiations. Foreigners, however, are not only holders of rights but also have obligations to fulfil. In fact, both in Italy and in England the government has introduced a language test that these people have to pass if they want to establish themselves in these countries. The ratio of this instrument is simple: the implementation of linguistic rights, as with all kinds of rights, requires specific policies and measures to be put into practice and these actions sometimes have a high cost for the public administration. In a sense, to have foreigners in a country who have a good mastery of the official language would lead to cost savings for the administrative machine (for example, one thinks of the costs of translation services payable by the various government departments which have direct contact with foreigners). For this reason, despite the continuing great relevance of these linguistic rights, it is necessary to strike a balance because, especially at this time, financial resources are scarce compared with the plurality of rights that need to be protected. .
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