L'oggetto d'indagine della tesi è la prigione, vissuta e raccontata da coloro che ne hanno sperimentato in prima persona le privazioni e le sofferenze psico-fisiche. Cercando di coniugare un tema di estrema attualità, come quello carcerario, con la letteratura, ci si è avvalsi non di testimonianze di detenuti comuni, bensì di opere di scrittori "galeotti" celebri", appartenenti a diverse epoche storiche. Dopo un breve excursus introduttivo, riguardante le principali teorie sociologiche sul carcere e i suoi effetti sui reclusi (Foucault, Clemmer, Goffman, Sykes), il corpus della tesi è formato da due parti distinte, una dedicata agli autori più risalenti nel tempo, l'altra a quelli contemporanei. Nella prima di queste si sono esaminate "La storia della mia fuga dai Piombi" di Giacomo Casanova, "Le mie prigioni" di Silvio Pellico, le "Memorie di una casa di morti" di Fedor Dostoevskij, le "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci e le "Lettere dalla prigione" di Alcide De Gasperi. Nella parte dedicata agli autori moderni, invece, figura la trattazione di opere quali "In attesa di reato" di Giuliano Naria, "Lettere ad Olga" di Vaclav Havel, "L'università di Rebibbia" di Goliarda Sapienza, "Patrie galere. Cronache dall'oltrelegge" di Valerio Morucci e "Le prigioni degli altri" di Adriano Sofri. Si è scelto di trattare scrittori così differenti tra loro per personalità, epoca storica e stile narrativo per evidenziare come, a dispetto di ciò, l'esperienza carceraria da essi vissuta sia, sotto molti aspetti, simile. Ci si è soffermati, in particolar modo, su alcune tematiche, ritenute particolarmente significative, quali il rapporto con i compagni di pena, con gli agenti di custodia, l'evoluzione dei legami affettivi con persone all'esterno della prigione, le ripercussioni psicologiche dovute alle condizioni detentive sperimentate. In relazione ad esse, nei racconti dei vari autori sono state riscontrate numerose analogie che rivelano quanto il carcere sia, ieri come oggi, devastante per l'individuo, poiché fortemente lesivo della sua dignità di essere umano.

Carcere e letteratura: il punto di vista del detenuto

DADONE, GIULIA
2011/2012

Abstract

L'oggetto d'indagine della tesi è la prigione, vissuta e raccontata da coloro che ne hanno sperimentato in prima persona le privazioni e le sofferenze psico-fisiche. Cercando di coniugare un tema di estrema attualità, come quello carcerario, con la letteratura, ci si è avvalsi non di testimonianze di detenuti comuni, bensì di opere di scrittori "galeotti" celebri", appartenenti a diverse epoche storiche. Dopo un breve excursus introduttivo, riguardante le principali teorie sociologiche sul carcere e i suoi effetti sui reclusi (Foucault, Clemmer, Goffman, Sykes), il corpus della tesi è formato da due parti distinte, una dedicata agli autori più risalenti nel tempo, l'altra a quelli contemporanei. Nella prima di queste si sono esaminate "La storia della mia fuga dai Piombi" di Giacomo Casanova, "Le mie prigioni" di Silvio Pellico, le "Memorie di una casa di morti" di Fedor Dostoevskij, le "Lettere dal carcere" di Antonio Gramsci e le "Lettere dalla prigione" di Alcide De Gasperi. Nella parte dedicata agli autori moderni, invece, figura la trattazione di opere quali "In attesa di reato" di Giuliano Naria, "Lettere ad Olga" di Vaclav Havel, "L'università di Rebibbia" di Goliarda Sapienza, "Patrie galere. Cronache dall'oltrelegge" di Valerio Morucci e "Le prigioni degli altri" di Adriano Sofri. Si è scelto di trattare scrittori così differenti tra loro per personalità, epoca storica e stile narrativo per evidenziare come, a dispetto di ciò, l'esperienza carceraria da essi vissuta sia, sotto molti aspetti, simile. Ci si è soffermati, in particolar modo, su alcune tematiche, ritenute particolarmente significative, quali il rapporto con i compagni di pena, con gli agenti di custodia, l'evoluzione dei legami affettivi con persone all'esterno della prigione, le ripercussioni psicologiche dovute alle condizioni detentive sperimentate. In relazione ad esse, nei racconti dei vari autori sono state riscontrate numerose analogie che rivelano quanto il carcere sia, ieri come oggi, devastante per l'individuo, poiché fortemente lesivo della sua dignità di essere umano.
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