Hans Kelsen come pensatore politico e la concezione di democrazia

Se si guarda alla storia del pensiero giuridico e politico è evidente come ben pochi autori siano in grado da un lato di avere tuttora una forte influenza sullo scenario attuale, dall’altro di suscitare (ed aver suscitato) reazioni avverse, lodi, interpretazioni e misinterpretazioni che, volenti o nolenti, hanno reso il loro pensiero un pilastro imprescindibile. Secondo la celebre definizione di Norberto Bobbio a questi autori viene concesso l’appellativo di “classici”: tra di essi, per quanto riguarda gli ambiti sopracitati, non può mancare il noto giurista e pensatore politico Hans Kelsen. Padre della costituzione austriaca del 1920, giurista rigoroso ed animato da una fervente passione democratica, Hans Kelsen è passato alla storia come autore incredibilmente prolifico ed indiscutibilmente autorevole. La ben nota “dottrina pura del diritto”, sua principale eredità in ambito giuridico, non è l’unico prodotto ancora attuale di questo eccezionale autore: Hans Kelsen è padre anche di un’elaborazione a difesa della dottrina democratica di grande profondità e lungimiranza, caratterizzata dallo stesso rigore metodologico e scientifico della già citata teoria del diritto. Per quanto sotto certi aspetti meno celebre rispetto alla produzione più prettamente giuridica dell’autore, il pensiero politico di Kelsen si dimostra tuttora straordinariamente attuale e solido nelle sue basi fondamentali, assurgendo a importante strumento di interpretazione delle sfide e temperie a cui la democrazia moderna è costantemente sottoposta. Il mio intento in questa trattazione è primariamente quello di analizzare i tratti salienti della concezione democratica di Hans Kelsen, fornendo inoltre una sintetica periodizzazione nel tentativo di correlare il contesto storico e socio-politico alla vita ed al pensiero dell’autore.