Il presente elaborato ha per oggetto l’analisi del suicidio all’interno delle carceri italiane. Il fenomeno del suicidio è rilevante e di non facile analisi; i comportamenti suicidari –qui intesi come atti autolesionisti estremi – invitano tutta la società e le scienze sociali a interrogarsi per offrire non solo risposte teoriche, ma anche pragmatiche e adeguate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato il suicidio come la dodicesima causa di morte al mondo e lo considera come un problema complesso, non ascrivibile ad una sola causa. Gli studiosi e le studiose concordano sul fatto che si tratti di un gesto determinato da ragione eterogenee: genetiche, sociali, ambientali, culturali, biografiche e psichiche. In carcere - in un contesto di forte deprivazione materiale - il tema del suicidio assume tratti distintivi peculiari. Nel primo capitolo verrà affrontato il tema dal punto di vista teorico tenendo conto, in particolare, del contributo del sociologo Emile Durkheim – uno dei padri della sociologia- che è stato il primo a porre scientificamente la questione nell’ambito delle scienze sociali e a superare la lettura riduzionistica fornita dalle scienze mediche e dalla psicologia. Nel secondo capitolo cercheremo di individuare i fatti che concorrono all’innesco di queste pratiche indagando quali sono le condizioni di detenzione, le problematiche emergenti, i maggiore fattori di rischio attraverso una serie di interviste discorsive ad attori privilegiati che da punti di vista differenti hanno a che fare, per ragione di natura professionale, con il fenomeno in studio; sono infatti stati intervistati: la garante dei detenuti Monica Gallo, la responsabile degli educatori Arianna Balma Tivola, lo psicologo Felice Tagliente, l’avvocato penalista Davide Mosso. Esamineremo, quindi, le norme di prevenzione e descriveremo il fenomeno da un punto di vista statistico ed epidemiologico. L’ultimo capitolo si propone di affrontare il tema del suicidio nelle carceri italiane attraverso, le parole di un ex detenuto e la visione di due volontarie che operano, nello specifico, all’interno delle carceri piemontesi per il sostegno ai detenuti. Guarderemo il suicidio dal punto di vista delle associazioni carcerarie.
Il suicidio in carcere: voci dal mondo del penitenziario
PANICO, GIADA ISABEL
2019/2020
Abstract
Il presente elaborato ha per oggetto l’analisi del suicidio all’interno delle carceri italiane. Il fenomeno del suicidio è rilevante e di non facile analisi; i comportamenti suicidari –qui intesi come atti autolesionisti estremi – invitano tutta la società e le scienze sociali a interrogarsi per offrire non solo risposte teoriche, ma anche pragmatiche e adeguate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha classificato il suicidio come la dodicesima causa di morte al mondo e lo considera come un problema complesso, non ascrivibile ad una sola causa. Gli studiosi e le studiose concordano sul fatto che si tratti di un gesto determinato da ragione eterogenee: genetiche, sociali, ambientali, culturali, biografiche e psichiche. In carcere - in un contesto di forte deprivazione materiale - il tema del suicidio assume tratti distintivi peculiari. Nel primo capitolo verrà affrontato il tema dal punto di vista teorico tenendo conto, in particolare, del contributo del sociologo Emile Durkheim – uno dei padri della sociologia- che è stato il primo a porre scientificamente la questione nell’ambito delle scienze sociali e a superare la lettura riduzionistica fornita dalle scienze mediche e dalla psicologia. Nel secondo capitolo cercheremo di individuare i fatti che concorrono all’innesco di queste pratiche indagando quali sono le condizioni di detenzione, le problematiche emergenti, i maggiore fattori di rischio attraverso una serie di interviste discorsive ad attori privilegiati che da punti di vista differenti hanno a che fare, per ragione di natura professionale, con il fenomeno in studio; sono infatti stati intervistati: la garante dei detenuti Monica Gallo, la responsabile degli educatori Arianna Balma Tivola, lo psicologo Felice Tagliente, l’avvocato penalista Davide Mosso. Esamineremo, quindi, le norme di prevenzione e descriveremo il fenomeno da un punto di vista statistico ed epidemiologico. L’ultimo capitolo si propone di affrontare il tema del suicidio nelle carceri italiane attraverso, le parole di un ex detenuto e la visione di due volontarie che operano, nello specifico, all’interno delle carceri piemontesi per il sostegno ai detenuti. Guarderemo il suicidio dal punto di vista delle associazioni carcerarie.File | Dimensione | Formato | |
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