When it comes to self-harm, there is a tendency to inevitably associate it with some mental illnesses and suicide attempts, but many studies have shown that this is not the case. Self-harm is a phenomenon that has been increasing sharply in recent years, in most cases it occurs within the so-called general or non-clinical population and is also influenced by the greater accessibility that the adolescent population has to social networks. It is a relatively little-known phenomenon as those who practice it tend to hide it in all possible ways and social networks through the guarantee of anonymity contribute to making it even more difficult to identify those who publish photos related to the phenomenon online. There are many young kids who, starting from 11-12 years of age, declare that they intentionally injure themselves for various reasons. In this dissertation, the phenomenon is dealt with from a theoretical point of view by offering a scientific reading of it. In fact, many scholars have made a theoretical contribution to explain what causes self-harm and why adolescents hurt themselves. The close relationship between social networks and self-harm was also highlighted, digital spaces in fact offer a strong influence capable of creating a real contagion and / or containment effect on the phenomenon. The target of this thesis is in fact to offer an awareness of a phenomenon that is still too little-known and often underestimated as well as to help understand the motivations behind an extreme gesture such as that of harming oneself, helping to overcome the stigma of the self-harming boy as a patient with mental illness. Finally, the ultimate goal as well as the greatest hope is to offer food for thought to social service professionals who may find themselves working with self-injurious adolescents without knowing the reasons behind this gesture. In fact, many studies have shown that there is no correct information on such a delicate and complex phenomenon as that of self-injury.

Quando si parla di autolesionismo vi è la tendenza ad associarlo inevitabilmente ad alcune patologie mentali e ai tentativi di suicidio, ma molti studi hanno dimostrato che non è così. L’autolesionismo è un fenomeno che negli ultimi anni è in forte aumento, nella maggior parte dei casi si verifica all’interno della cosiddetta popolazione generale o non clinica ed è influenzato anche dalla maggiore accessibilità che la popolazione adolescenziale ha ai social network. È un fenomeno relativamente poco conosciuto in quanto chi lo pratica tende a nasconderlo in tutti i modi possibili ed i social network, tramite la garanzia all’anonimato, contribuiscono a rendere ancora più difficile individuare chi pubblica online foto inerenti al fenomeno. Sono molti i giovani ragazzi che a partire dagli 11-12 anni di età dichiarano di ferirsi intenzionalmente per i più svariati motivi. In questa dissertazione viene trattato il fenomeno dal punto di vista teorico offrendo una lettura scientifica dello stesso, sono infatti molti gli studiosi che hanno apportato un contributo teorico per spiegare quali sono le cause dell’autolesionismo e come mai gli adolescenti si fanno del male. È stato inoltre evidenziato lo stretto rapporto fra social network e autolesionismo, gli spazi digitali infatti offrono una forte influenza in grado di creare sul fenomeno un vero e proprio effetto contagio e/o contenimento. L’obiettivo di questa tesi è infatti quello di offrire una sensibilizzazione su di un fenomeno ancora troppo poco conosciuto e spesso sottovalutato nonché aiutare a comprendere le motivazioni alla base di un gesto estremo come quello di farsi del male, contribuendo a superare lo stigma del ragazzo autolesionista come paziente affetto da patologia mentale. Infine l’obiettivo finale oltre che l’auspicio più grande è quello di offrire uno spunto di riflessione ai professionisti del servizio sociale che possono trovarsi a lavorare con adolescenti autolesionisti senza conoscere le motivazioni alla base di tale gesto. Molti studi hanno infatti evidenziato come non vi sia una corretta informazione su un fenomeno così delicato e complesso come quello dell’autolesionismo.

Adolescenti fragili: l'autolesionismo non suicidario fra mondo reale e social network

BAGAINI, MATTEO
2019/2020

Abstract

Quando si parla di autolesionismo vi è la tendenza ad associarlo inevitabilmente ad alcune patologie mentali e ai tentativi di suicidio, ma molti studi hanno dimostrato che non è così. L’autolesionismo è un fenomeno che negli ultimi anni è in forte aumento, nella maggior parte dei casi si verifica all’interno della cosiddetta popolazione generale o non clinica ed è influenzato anche dalla maggiore accessibilità che la popolazione adolescenziale ha ai social network. È un fenomeno relativamente poco conosciuto in quanto chi lo pratica tende a nasconderlo in tutti i modi possibili ed i social network, tramite la garanzia all’anonimato, contribuiscono a rendere ancora più difficile individuare chi pubblica online foto inerenti al fenomeno. Sono molti i giovani ragazzi che a partire dagli 11-12 anni di età dichiarano di ferirsi intenzionalmente per i più svariati motivi. In questa dissertazione viene trattato il fenomeno dal punto di vista teorico offrendo una lettura scientifica dello stesso, sono infatti molti gli studiosi che hanno apportato un contributo teorico per spiegare quali sono le cause dell’autolesionismo e come mai gli adolescenti si fanno del male. È stato inoltre evidenziato lo stretto rapporto fra social network e autolesionismo, gli spazi digitali infatti offrono una forte influenza in grado di creare sul fenomeno un vero e proprio effetto contagio e/o contenimento. L’obiettivo di questa tesi è infatti quello di offrire una sensibilizzazione su di un fenomeno ancora troppo poco conosciuto e spesso sottovalutato nonché aiutare a comprendere le motivazioni alla base di un gesto estremo come quello di farsi del male, contribuendo a superare lo stigma del ragazzo autolesionista come paziente affetto da patologia mentale. Infine l’obiettivo finale oltre che l’auspicio più grande è quello di offrire uno spunto di riflessione ai professionisti del servizio sociale che possono trovarsi a lavorare con adolescenti autolesionisti senza conoscere le motivazioni alla base di tale gesto. Molti studi hanno infatti evidenziato come non vi sia una corretta informazione su un fenomeno così delicato e complesso come quello dell’autolesionismo.
ITA
When it comes to self-harm, there is a tendency to inevitably associate it with some mental illnesses and suicide attempts, but many studies have shown that this is not the case. Self-harm is a phenomenon that has been increasing sharply in recent years, in most cases it occurs within the so-called general or non-clinical population and is also influenced by the greater accessibility that the adolescent population has to social networks. It is a relatively little-known phenomenon as those who practice it tend to hide it in all possible ways and social networks through the guarantee of anonymity contribute to making it even more difficult to identify those who publish photos related to the phenomenon online. There are many young kids who, starting from 11-12 years of age, declare that they intentionally injure themselves for various reasons. In this dissertation, the phenomenon is dealt with from a theoretical point of view by offering a scientific reading of it. In fact, many scholars have made a theoretical contribution to explain what causes self-harm and why adolescents hurt themselves. The close relationship between social networks and self-harm was also highlighted, digital spaces in fact offer a strong influence capable of creating a real contagion and / or containment effect on the phenomenon. The target of this thesis is in fact to offer an awareness of a phenomenon that is still too little-known and often underestimated as well as to help understand the motivations behind an extreme gesture such as that of harming oneself, helping to overcome the stigma of the self-harming boy as a patient with mental illness. Finally, the ultimate goal as well as the greatest hope is to offer food for thought to social service professionals who may find themselves working with self-injurious adolescents without knowing the reasons behind this gesture. In fact, many studies have shown that there is no correct information on such a delicate and complex phenomenon as that of self-injury.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/126868