In principio le società calcistiche nacquero come associazioni che non perseguivano lo scopo di lucro, ma fini puramente ricreativi. Con l'avvento degli anni '60, quello che sarebbe divenuto il gioco più bello del mondo, attirò a sé un interesse via via sempre più significativo. Sarebbero bastati i contributi degli associati per far fronte alle spese anch'esse aumentate e mantenere la competitività? Evidentemente no. Lo spettacolo sportivo, foraggiato da mass media in costante innovazione, doveva tramutarsi in un vero e proprio prodotto che sarebbe stato remunerato in relazione all'eterna legge economica della domanda e dell'offerta. Allo stesso tempo la natura giuridica delle vecchie associazioni mutò on società commerciali dotate di personalità giuridica . Il calcio ruppe così definitivamente il legame con il passato che lo qualificava come mera attività ludica e si tramutò in un fenomeno sociale, economico e culturale di massa su scala mondiale. Non cambiarono solo le società, cambiarono anche gli uomini. L'associato, da semplice atleta diventò un professionista dello sport e, come tale, era legittimo aspettarsi un compenso per l'attività esercitata. I costi di gestione, unitamente a quelli del personale sempre più ingenti, faticarono ad essere coperti tramite la sola gestione caratteristica e la necessità di rivolgersi al mercato dei capitali divenne questione “di vita o di morte”. Gli imprenditori, che ex-post potremmo lusingare come mecenati, abbracciarono i vari progetti propostigli mettendo a disposizione le proprie risorse monetarie a beneficio delle società di calcio in primis e loro in secundis nell'ottica di vantaggi futuri . Dicevamo, da tempo ormai la gestione del calcio è passata da una dimensione industriale ad una finanziaria. Negli anni '90, il binomio tra calcio e business è ulteriormente esploso in Europa, in seguito alle ingenti risorse economiche generate dalle pay tv che, da diversi anni ormai, costituiscono la prima importante fonte di ricavo per tantissime società calcistiche. Oltre a ciò, i club traggono benefici anche dagli incassi delle sponsorizzazioni e delle attività commerciali, dagli stadi di proprietà, dai risultati sportivi e dalle plusvalenze derivanti dal calciomercato. In particolare, analizzando l'Annual Review of Football Finance 2019 è possibile osservare che il calcio europeo ha generato ricavi per 28,4 miliardi di euro per la stagione 2017/2018. Nel calcio di oggi, dove la competizione non è più solo questione di risultati sportivi raggiunti, di costi/ricavi e/o di efficienza/efficacia, sposta la palla nell'abilità dei manager di diversificare le fonti di finanziamento. Ovvero, a centrocampo. Tuttavia, tutto ciò rischia di essere compromesso a causa della pandemia in corso. Alla luce di ciò, il lavoro che segue sarà suddiviso in due capitoli. Nella prima parte si presterà attenzione al ruolo della finanza nel mondo del calcio, dunque si approfondiranno tematiche quali il fundraising in salsa pallonara, le operazioni di M&A ed il Financial Fair Play. Di contro, la seconda parte del lavoro, vero elemento di innovatività, sarà incentrata sugli effetti del Covid-19 sul calcio e sulle possibili perdite del settore. Il football è destinato perciò a rimanere un gioco di squadra, in cui ognuno dovrà fare la sua parte per garantirne sopravvivenza e prosperità. In altre parole, è tempo di fare goal.
Finanza dagli 11 metri - Come e perché il gioco più bello del mondo muove i capitali
AGACI, ANDRI
2019/2020
Abstract
In principio le società calcistiche nacquero come associazioni che non perseguivano lo scopo di lucro, ma fini puramente ricreativi. Con l'avvento degli anni '60, quello che sarebbe divenuto il gioco più bello del mondo, attirò a sé un interesse via via sempre più significativo. Sarebbero bastati i contributi degli associati per far fronte alle spese anch'esse aumentate e mantenere la competitività? Evidentemente no. Lo spettacolo sportivo, foraggiato da mass media in costante innovazione, doveva tramutarsi in un vero e proprio prodotto che sarebbe stato remunerato in relazione all'eterna legge economica della domanda e dell'offerta. Allo stesso tempo la natura giuridica delle vecchie associazioni mutò on società commerciali dotate di personalità giuridica . Il calcio ruppe così definitivamente il legame con il passato che lo qualificava come mera attività ludica e si tramutò in un fenomeno sociale, economico e culturale di massa su scala mondiale. Non cambiarono solo le società, cambiarono anche gli uomini. L'associato, da semplice atleta diventò un professionista dello sport e, come tale, era legittimo aspettarsi un compenso per l'attività esercitata. I costi di gestione, unitamente a quelli del personale sempre più ingenti, faticarono ad essere coperti tramite la sola gestione caratteristica e la necessità di rivolgersi al mercato dei capitali divenne questione “di vita o di morte”. Gli imprenditori, che ex-post potremmo lusingare come mecenati, abbracciarono i vari progetti propostigli mettendo a disposizione le proprie risorse monetarie a beneficio delle società di calcio in primis e loro in secundis nell'ottica di vantaggi futuri . Dicevamo, da tempo ormai la gestione del calcio è passata da una dimensione industriale ad una finanziaria. Negli anni '90, il binomio tra calcio e business è ulteriormente esploso in Europa, in seguito alle ingenti risorse economiche generate dalle pay tv che, da diversi anni ormai, costituiscono la prima importante fonte di ricavo per tantissime società calcistiche. Oltre a ciò, i club traggono benefici anche dagli incassi delle sponsorizzazioni e delle attività commerciali, dagli stadi di proprietà, dai risultati sportivi e dalle plusvalenze derivanti dal calciomercato. In particolare, analizzando l'Annual Review of Football Finance 2019 è possibile osservare che il calcio europeo ha generato ricavi per 28,4 miliardi di euro per la stagione 2017/2018. Nel calcio di oggi, dove la competizione non è più solo questione di risultati sportivi raggiunti, di costi/ricavi e/o di efficienza/efficacia, sposta la palla nell'abilità dei manager di diversificare le fonti di finanziamento. Ovvero, a centrocampo. Tuttavia, tutto ciò rischia di essere compromesso a causa della pandemia in corso. Alla luce di ciò, il lavoro che segue sarà suddiviso in due capitoli. Nella prima parte si presterà attenzione al ruolo della finanza nel mondo del calcio, dunque si approfondiranno tematiche quali il fundraising in salsa pallonara, le operazioni di M&A ed il Financial Fair Play. Di contro, la seconda parte del lavoro, vero elemento di innovatività, sarà incentrata sugli effetti del Covid-19 sul calcio e sulle possibili perdite del settore. Il football è destinato perciò a rimanere un gioco di squadra, in cui ognuno dovrà fare la sua parte per garantirne sopravvivenza e prosperità. In altre parole, è tempo di fare goal.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/126637