La politica agricola comune ha caratterizzato lo sviluppo dell'agricoltura europea sin dagli anni '60. Nel corso del tempo è variato sia il contesto socio-economico sia il mercato dei prodotti agricoli e questo ha determinato la necessità di riformare la politica agricola e di determinare nuovi obbiettivi da raggiungere. Nell'immediato dopo guerra si aveva la necessità di una produzione di cibo sufficiente per far fronte alla grave crisi che si era abbattuta sull'Europa come conseguenza del conflitto. Con la riforma Mac Sharry del 1992 si voleva invece incrementare la competitività dell'agricoltura europea con il mercato globale. Agli inizi degli anni 2000, con la nascita dell'Unione Europea, si inizia a parlare di sostenibilità e del nuovo ruolo che l'agricoltura avrebbe dovuto avere, ovvero la ''multifunzionalità''. I veloci cambiamenti del mercato hanno determinato la necessità di una nuova riforma, la quale ha delineato una nuova strutturazione della Pac: dalla riforma Fischler del 2003 i pagamenti di base non sono più legati alla produzione e si fortifica il legame tra ambiente e agricoltura tramite la condizionalità. La riforma del 2003 è stata revisionata nel 2008 e, in particolar modo, ha preso forma un nuovo piano di sviluppo rurale rivolto verso la competitività, la sostenibilità e la qualità della vita nelle aree rurali. Nel 2014 si ha una nuova riforma, la quale condizionerà l'agricoltura europea fino ai giorni nostri. Con la riforma 2014-2020 l'Europa ha voluto favorire la produzione di prodotti di qualità tramite una gestione efficiente delle risorse naturali e riducendo l'impatto sul clima. Questi nuovi obbiettivi sono anche il frutto della maggior consapevolezza che i consumatori hanno verso l'agricoltura, la quale è diventata un settore strettamente legato alle tematiche ambientali e alla gestione delle risorse, come si ritrova nel Green deal, le nuove linee guida che l'Unione Europea vuole seguire per la Pac post 2020.
La politica agricola comune: evoluzione e prospettive future
BAIMA, LORENZO
2019/2020
Abstract
La politica agricola comune ha caratterizzato lo sviluppo dell'agricoltura europea sin dagli anni '60. Nel corso del tempo è variato sia il contesto socio-economico sia il mercato dei prodotti agricoli e questo ha determinato la necessità di riformare la politica agricola e di determinare nuovi obbiettivi da raggiungere. Nell'immediato dopo guerra si aveva la necessità di una produzione di cibo sufficiente per far fronte alla grave crisi che si era abbattuta sull'Europa come conseguenza del conflitto. Con la riforma Mac Sharry del 1992 si voleva invece incrementare la competitività dell'agricoltura europea con il mercato globale. Agli inizi degli anni 2000, con la nascita dell'Unione Europea, si inizia a parlare di sostenibilità e del nuovo ruolo che l'agricoltura avrebbe dovuto avere, ovvero la ''multifunzionalità''. I veloci cambiamenti del mercato hanno determinato la necessità di una nuova riforma, la quale ha delineato una nuova strutturazione della Pac: dalla riforma Fischler del 2003 i pagamenti di base non sono più legati alla produzione e si fortifica il legame tra ambiente e agricoltura tramite la condizionalità. La riforma del 2003 è stata revisionata nel 2008 e, in particolar modo, ha preso forma un nuovo piano di sviluppo rurale rivolto verso la competitività, la sostenibilità e la qualità della vita nelle aree rurali. Nel 2014 si ha una nuova riforma, la quale condizionerà l'agricoltura europea fino ai giorni nostri. Con la riforma 2014-2020 l'Europa ha voluto favorire la produzione di prodotti di qualità tramite una gestione efficiente delle risorse naturali e riducendo l'impatto sul clima. Questi nuovi obbiettivi sono anche il frutto della maggior consapevolezza che i consumatori hanno verso l'agricoltura, la quale è diventata un settore strettamente legato alle tematiche ambientali e alla gestione delle risorse, come si ritrova nel Green deal, le nuove linee guida che l'Unione Europea vuole seguire per la Pac post 2020.File | Dimensione | Formato | |
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