A seguito della crisi finanziaria del 2007-2008, il sistema di regolazione del settore finanziario ha posto al centro dell'attenzione le risoluzioni bancarie. È questo, infatti, lo strumento che è stato individuato come possibile alternativa ai salvataggi pubblici degli istituti in difficoltà o alla loro liquidazione scomposta e agli inevitabili effetti drammatici sulla stabilità finanziaria. Nell'elaborato sono analizzati alcuni dei contributi della letteratura sul tema delle risoluzioni delle banche globali, per le quali non possono essere adottati i metodi di risoluzione utilizzati per banche di modeste dimensioni e di carattere nazionale. Tutti i contributi analizzati convergono sul fatto che non esiste una tipologia di risoluzione ideale per qualunque banca. Essa dipende da molteplici fattori, primo fra tutti la struttura organizzativa e societaria del gruppo bancario. Nel modello di Bolton e Oehmke (2019) si valutano i vantaggi comparati di una risoluzione Single Point of Entry (SPOE) e Multiple Point of Entry (MPOE) alla luce dell'esistenza o meno di una interazione cooperativa tra le autorità di risoluzione. Dal loro modello emerge che la SPOE è più efficiente, ma quando i trasferimenti richiesti durante la risoluzione sono troppo grandi, i regolatori nazionali sono incentivati a delimitare gli asset e il processo di risoluzione non viene portato a termine. Come soluzione al problema è proposto un modello ibrido. Schoenmaker (2019) introduce un ulteriore elemento di valutazione, cioè la capacità fiscale del paese in cui la banca ha sede. Una rete di salvataggio non abbastanza capiente può determinare la non credibilità di una risoluzione SPOE per banche globali. La conclusione a cui giunge è che solo Stati Uniti e Cina hanno una fiscalità abbastanza ampia per sostenere risoluzioni SPOE. Gli altri stati, se non hanno accordi vincolanti di burden sharing, dovrebbero ridurre la dimensione delle loro banche o optare per una MPOE. Con riferimento alle specificità del panorama Europeo, sono discusse due diverse proposte. La prima è quella di Colon e Cotter (2019), secondo la quale bisogna adottare modelli di risoluzione diversi per le sussidiarie nazionali e transnazionali. La seconda è quella di Gordon e Ringe (2015) secondo la quale nel caso delle banche Europee è sempre più efficiente una risoluzione SPOE e sarebbe necessario, quindi, costringere le banche ad adottare una struttura che permetta la pianificazione di questa risoluzione.
La risoluzione delle crisi delle banche globali
ROMANO, TULLIO
2019/2020
Abstract
A seguito della crisi finanziaria del 2007-2008, il sistema di regolazione del settore finanziario ha posto al centro dell'attenzione le risoluzioni bancarie. È questo, infatti, lo strumento che è stato individuato come possibile alternativa ai salvataggi pubblici degli istituti in difficoltà o alla loro liquidazione scomposta e agli inevitabili effetti drammatici sulla stabilità finanziaria. Nell'elaborato sono analizzati alcuni dei contributi della letteratura sul tema delle risoluzioni delle banche globali, per le quali non possono essere adottati i metodi di risoluzione utilizzati per banche di modeste dimensioni e di carattere nazionale. Tutti i contributi analizzati convergono sul fatto che non esiste una tipologia di risoluzione ideale per qualunque banca. Essa dipende da molteplici fattori, primo fra tutti la struttura organizzativa e societaria del gruppo bancario. Nel modello di Bolton e Oehmke (2019) si valutano i vantaggi comparati di una risoluzione Single Point of Entry (SPOE) e Multiple Point of Entry (MPOE) alla luce dell'esistenza o meno di una interazione cooperativa tra le autorità di risoluzione. Dal loro modello emerge che la SPOE è più efficiente, ma quando i trasferimenti richiesti durante la risoluzione sono troppo grandi, i regolatori nazionali sono incentivati a delimitare gli asset e il processo di risoluzione non viene portato a termine. Come soluzione al problema è proposto un modello ibrido. Schoenmaker (2019) introduce un ulteriore elemento di valutazione, cioè la capacità fiscale del paese in cui la banca ha sede. Una rete di salvataggio non abbastanza capiente può determinare la non credibilità di una risoluzione SPOE per banche globali. La conclusione a cui giunge è che solo Stati Uniti e Cina hanno una fiscalità abbastanza ampia per sostenere risoluzioni SPOE. Gli altri stati, se non hanno accordi vincolanti di burden sharing, dovrebbero ridurre la dimensione delle loro banche o optare per una MPOE. Con riferimento alle specificità del panorama Europeo, sono discusse due diverse proposte. La prima è quella di Colon e Cotter (2019), secondo la quale bisogna adottare modelli di risoluzione diversi per le sussidiarie nazionali e transnazionali. La seconda è quella di Gordon e Ringe (2015) secondo la quale nel caso delle banche Europee è sempre più efficiente una risoluzione SPOE e sarebbe necessario, quindi, costringere le banche ad adottare una struttura che permetta la pianificazione di questa risoluzione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
870995_romanotesi.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.55 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.55 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/126578