I metaboliti secondari sono molecole prodotte dalle piante per difendersi da stress abiotico e biotico. Alcuni di questi composti risultano tossici per gli animali, compreso l'uomo che ha imparato a riconoscere ed evitare l'assunzione di piante con questa peculiarità. Tutto ciò che viene classificato come velenoso l'uomo lo scarta e non gli presta più importanza. È bene ricordare che tutte le sostanze possono essere velenose, ma questo dipende dalla dose assunta. Potrebbe essere errato escludere quelle sostanze classificate come tossiche dalla categoria dei farmaci. La parola stessa Pharmakòn ha un doppio significato: rimedio e veleno e per questa ragione molte delle sostanze prodotte dalle piante, considerate nocive, possono essere impiegate come cure. Verranno trattate in particolare Veratrum album, Convallaria majalis, Adonis vernalis, Digitalis purpurea e Chondrodendron tomentosum. Si è fornita una breve descrizione della pianta, i composti prodotti, l'effetto delle sostanze bioattive e le proprietà farmacologiche di queste. Inoltre, uno studio più approfondito su queste piante, come su molte altre, potrebbe essere fondamentale per ampliare la lista dei medicinali e magari portare alla scoperta di molecole mai studiate e perciò con azioni particolari. Potremmo ad esempio scoprire molecole in grado di portare alcune cellule tumorali all'apoptosi e, in questo caso, riuscire a combattere una delle patologie che affligge sempre di più la nostra specie. O più semplicemente trovare qualche sostanza che incide significativamente sulla salute di chi l'assume. Ovviamente in questi esempi si pone particolare attenzione a quelle molecole che consideriamo tossiche, perché sono quelle create dalla natura appositamente per agire sugli organismi animali causando danni e proteggendo la specie vegetale. Ma proprio perché così specifici sarebbe uno spreco abbandonarli solo perché classificati pericolosi. Allora perché non utilizzare anche questa preziosa risorsa offertaci da madre natura?

Attività biologiche di alcuni metaboliti secondari tossici

DI GRAZIA, DANIELA
2019/2020

Abstract

I metaboliti secondari sono molecole prodotte dalle piante per difendersi da stress abiotico e biotico. Alcuni di questi composti risultano tossici per gli animali, compreso l'uomo che ha imparato a riconoscere ed evitare l'assunzione di piante con questa peculiarità. Tutto ciò che viene classificato come velenoso l'uomo lo scarta e non gli presta più importanza. È bene ricordare che tutte le sostanze possono essere velenose, ma questo dipende dalla dose assunta. Potrebbe essere errato escludere quelle sostanze classificate come tossiche dalla categoria dei farmaci. La parola stessa Pharmakòn ha un doppio significato: rimedio e veleno e per questa ragione molte delle sostanze prodotte dalle piante, considerate nocive, possono essere impiegate come cure. Verranno trattate in particolare Veratrum album, Convallaria majalis, Adonis vernalis, Digitalis purpurea e Chondrodendron tomentosum. Si è fornita una breve descrizione della pianta, i composti prodotti, l'effetto delle sostanze bioattive e le proprietà farmacologiche di queste. Inoltre, uno studio più approfondito su queste piante, come su molte altre, potrebbe essere fondamentale per ampliare la lista dei medicinali e magari portare alla scoperta di molecole mai studiate e perciò con azioni particolari. Potremmo ad esempio scoprire molecole in grado di portare alcune cellule tumorali all'apoptosi e, in questo caso, riuscire a combattere una delle patologie che affligge sempre di più la nostra specie. O più semplicemente trovare qualche sostanza che incide significativamente sulla salute di chi l'assume. Ovviamente in questi esempi si pone particolare attenzione a quelle molecole che consideriamo tossiche, perché sono quelle create dalla natura appositamente per agire sugli organismi animali causando danni e proteggendo la specie vegetale. Ma proprio perché così specifici sarebbe uno spreco abbandonarli solo perché classificati pericolosi. Allora perché non utilizzare anche questa preziosa risorsa offertaci da madre natura?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/126493