La presente tesi ha come oggetto di studio l'interazione tra le microplastiche e il fungo, un microrganismo in grado di cibarsi di particelle di plastica degradandola. Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensione pari o inferiore ai 5 millimetri. Esse si dividono in microplastiche primarie e secondarie a seconda che siano prodotte appositamente nelle industrie per scopi commerciali o create a causa di processi degradativi di manufatti plastici macroscopici rilasciati nell'ambiente. Queste particelle, attraverso gli scarichi acquiferi delle abitazioni o ai rifiuti di plastica mal gestiti, raggiungono i mari e i terreni inquinando così il Pianeta. A causa delle loro microscopiche dimensioni, non esiste nessun processo industriale che sia in grado di eliminarle e per questo è necessario trovare una soluzione alternativa. I funghi sono organismi eucarioti che traggono il proprio nutrimento da altri organismi vivi o in via di decomposizione; sono in grado di decomporre la materia organica in composti semplici grazie alla produzione di idrofobine. Inoltre, possiedono un sistema enzimatico intracellulare ed extracellulare: il primo serve per l'adattamento fungino e può agire sugli additivi, coloranti o sostante aggiunte durante la produzione della plastica; il secondo si occupa della degradazione dei polisaccaridi e della rottura di strutture complesse. La degradazione del polimero è tenuta sotto controllo valutando le variazioni di peso sia della plastica che del fungo, le modifiche sulle superficie polimerica e la catena strutturale. I funghi in via di studio non sono sempre efficienti nella degradazione di tutta la plastica poiché esistono diversi polimeri con caratteristiche differenti. Se tra il microrganismo e il film polimerico non c'è affinità la degradazione non avviene perché il fungo non produce gli enzimi necessari per degradare la catena polimerica. Inoltre, si è osservato che se si pretratta il campione prima dell'incubazione con il microrganismo, il grado di degradazione aumenta. I pretrattamenti possono essere fisici o chimici e questi danno inizio alla deteriorazione facilitando così il compito del fungo. In tesi sono stati riportati differenti articoli nel quale sono stati analizzati più funghi a contatto con diversi polimeri.
Il fungo, potenziale microrganismo per la degradazione delle microplastiche
AGNELLO, ARIANNA
2019/2020
Abstract
La presente tesi ha come oggetto di studio l'interazione tra le microplastiche e il fungo, un microrganismo in grado di cibarsi di particelle di plastica degradandola. Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensione pari o inferiore ai 5 millimetri. Esse si dividono in microplastiche primarie e secondarie a seconda che siano prodotte appositamente nelle industrie per scopi commerciali o create a causa di processi degradativi di manufatti plastici macroscopici rilasciati nell'ambiente. Queste particelle, attraverso gli scarichi acquiferi delle abitazioni o ai rifiuti di plastica mal gestiti, raggiungono i mari e i terreni inquinando così il Pianeta. A causa delle loro microscopiche dimensioni, non esiste nessun processo industriale che sia in grado di eliminarle e per questo è necessario trovare una soluzione alternativa. I funghi sono organismi eucarioti che traggono il proprio nutrimento da altri organismi vivi o in via di decomposizione; sono in grado di decomporre la materia organica in composti semplici grazie alla produzione di idrofobine. Inoltre, possiedono un sistema enzimatico intracellulare ed extracellulare: il primo serve per l'adattamento fungino e può agire sugli additivi, coloranti o sostante aggiunte durante la produzione della plastica; il secondo si occupa della degradazione dei polisaccaridi e della rottura di strutture complesse. La degradazione del polimero è tenuta sotto controllo valutando le variazioni di peso sia della plastica che del fungo, le modifiche sulle superficie polimerica e la catena strutturale. I funghi in via di studio non sono sempre efficienti nella degradazione di tutta la plastica poiché esistono diversi polimeri con caratteristiche differenti. Se tra il microrganismo e il film polimerico non c'è affinità la degradazione non avviene perché il fungo non produce gli enzimi necessari per degradare la catena polimerica. Inoltre, si è osservato che se si pretratta il campione prima dell'incubazione con il microrganismo, il grado di degradazione aumenta. I pretrattamenti possono essere fisici o chimici e questi danno inizio alla deteriorazione facilitando così il compito del fungo. In tesi sono stati riportati differenti articoli nel quale sono stati analizzati più funghi a contatto con diversi polimeri.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
865607_tesi.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.84 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.84 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/126118