Nello studio sono state brevemente esaminate le caratteristiche, i vantaggi e i possibili utilizzi dei poliidrossialcanoati (PHA) come materiale alternativo maggiormente degradabile rispetto alle plastiche convenzionali. Sono stati analizzati 3 lavori in cui è stata valutata la produzione di di PHA a partire da substrati di bassa qualità e poco costosi perché presenti in grande quantità utilizzabili da una specie batterica in particolare, Ralstonia eutropha per la produzione dei polimeri di PHA. Nel primo articolo sono state utilizzate le biomasse di piante diverse, orzo miscanto e pino, come fonte di carbonio per il ceppo 5119 di R. eutropha a seguito di un pretrattamento per eliminare la lignina volto a rendere disponibili alle idrolasi cellulosa ed emicellulosa, per poter ottenere zuccheri liberi. Nel secondo articolo sono stati analizzati come fonte di carbonio i grassi di bassa qualità e di scarto provenienti dalle industrie di trasformazione delle carni o dalle gastronomie (oli esausti), in questo caso è stato utilizzato il ceppo Re2058 ingegnerizzato a partire dal ceppo H16 di R. eutropha. Nel terzo articolo è stata analizzata la produzione di un PHA particolare, il P(3HB-co-3HV) a partire dallo zucchero di canna utilizzando due ceppi di R. eutropha, H16 e 5119 cresciuti in co-coltura assieme a Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens per favorire la scissione diretta del saccarosio da parte delle specie di Bacillus (evitando così l'utilizzo di precursori o enzimi) e l'utilizzo diretto di glucosio e fruttosio da parte dei ceppi di Ralstonia, valutando le combinazioni microbiche che presentano maggiore efficienza di produzione di polimeri plastici. Per i substrati scelti sono stati analizzate le condizioni di crescita dei batteri e in che modo sono stati estratti e purificati i PHA ottenuti nella coltura. Per l'analisi dei PHA si è proceduto in ordine con la cromatografia, la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) e la gas cromatografia. Infine, è stato affrontato il tema della degradazione dei PHA in ambienti diversi, in particolare nell'ambiente marino e all'interno del terreno, da parte di batteri tramite la catalisi enzimatica che permette di rendere via via più semplici i polimeri, confrontando la loro degradazione con quella di altri polimeri plastici.

Studio sulla sintesi di poliidrossialcanoati in Ralstonia eutropha a partire da substrati di origine animale e vegetale

GIORDANO, ELISA
2019/2020

Abstract

Nello studio sono state brevemente esaminate le caratteristiche, i vantaggi e i possibili utilizzi dei poliidrossialcanoati (PHA) come materiale alternativo maggiormente degradabile rispetto alle plastiche convenzionali. Sono stati analizzati 3 lavori in cui è stata valutata la produzione di di PHA a partire da substrati di bassa qualità e poco costosi perché presenti in grande quantità utilizzabili da una specie batterica in particolare, Ralstonia eutropha per la produzione dei polimeri di PHA. Nel primo articolo sono state utilizzate le biomasse di piante diverse, orzo miscanto e pino, come fonte di carbonio per il ceppo 5119 di R. eutropha a seguito di un pretrattamento per eliminare la lignina volto a rendere disponibili alle idrolasi cellulosa ed emicellulosa, per poter ottenere zuccheri liberi. Nel secondo articolo sono stati analizzati come fonte di carbonio i grassi di bassa qualità e di scarto provenienti dalle industrie di trasformazione delle carni o dalle gastronomie (oli esausti), in questo caso è stato utilizzato il ceppo Re2058 ingegnerizzato a partire dal ceppo H16 di R. eutropha. Nel terzo articolo è stata analizzata la produzione di un PHA particolare, il P(3HB-co-3HV) a partire dallo zucchero di canna utilizzando due ceppi di R. eutropha, H16 e 5119 cresciuti in co-coltura assieme a Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens per favorire la scissione diretta del saccarosio da parte delle specie di Bacillus (evitando così l'utilizzo di precursori o enzimi) e l'utilizzo diretto di glucosio e fruttosio da parte dei ceppi di Ralstonia, valutando le combinazioni microbiche che presentano maggiore efficienza di produzione di polimeri plastici. Per i substrati scelti sono stati analizzate le condizioni di crescita dei batteri e in che modo sono stati estratti e purificati i PHA ottenuti nella coltura. Per l'analisi dei PHA si è proceduto in ordine con la cromatografia, la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) e la gas cromatografia. Infine, è stato affrontato il tema della degradazione dei PHA in ambienti diversi, in particolare nell'ambiente marino e all'interno del terreno, da parte di batteri tramite la catalisi enzimatica che permette di rendere via via più semplici i polimeri, confrontando la loro degradazione con quella di altri polimeri plastici.
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