Il bisonte europeo (Bison bonasus) è la più grande specie di erbivoro europeo. All'inizio del XX secolo è andato in contro ad un forte collo di bottiglia, come risultato l'attuale popolazione (che conta circa 7'000 animali) discende da soli 12 individui fondatori. Questa risulta inoltre molto frammentata e le varie mandrie allo stato brado o semi-brado sono il frutto di reintroduzioni operate a partire dal 1954. Nei Carpazi il primo gruppo selvatico fu liberato nel 1963, oggi si trovano bisonti in diverse aree di Polonia, Slovacchia, Ucraina e Romania ma queste popolazioni risultano essere completamente isolate tra di loro. Quest'area sembra però offrire molte opportunità di conservazione data l'estensione degli ecosistemi naturali e la bassa densità di popolazione che la caratterizza. Ciò non di meno la conservazione della specie deve fare ancora i conti con diverse problematiche. La prima di queste è una bassa variabilità genetica determinata dal forte collo di bottiglia a cui la specie è stata sottoposta e dal fatto che durante le prime reintroduzioni non fu tenuta in conto la diversità genetica degli individui. Per controbilanciare l'effetto del collo di bottiglia è necessario creare una popolazione vitale in grado di sostenersi in autonomia e aumentare la propria variabilità genetica. È quindi importante valutare l'adeguatezza dei Carpazi come habitat per garantire la formazione di tale popolazione. A questo scopo tre diversi studi effettuati negli anni 2010, 2012 e 2016 si sono occupati di calcolare: - L'estensione degli habitat adatti alla specie e il loro livello di adeguatezza. Questo permetterà in futuro di localizzare siti importanti per nuove reintroduzioni o per l'instaurazione di aree protette. - Le connessioni tra le diverse aree e tra i gruppi di bisonti già esistenti, per determinare l'importanza di ciascuna zona per la diffusione della specie e le aree migliori da proteggere per garantire una continuità all'habitat degli animali. - Le principali barriere che impediscono lo scambio di individui tra i gruppi oggi esistenti, permettendo di identificare i punti in cui intervenire per favorire la dispersione dei bisonti verso habitat adatti. I dati ottenuti da questi studi mostrano che è possibile creare una popolazione vitale di bisonti. Questa operazione richiede non solo nuove reintroduzioni e l'instaurazione di aree protette volte alla conservazione della specie ma anche un management efficace dei gruppi sul territorio e una maggiore sensibilizzazione della popolazione locale.

Conservazione del bisonte europeo nei Carpazi

MAO, LEONARDO
2019/2020

Abstract

Il bisonte europeo (Bison bonasus) è la più grande specie di erbivoro europeo. All'inizio del XX secolo è andato in contro ad un forte collo di bottiglia, come risultato l'attuale popolazione (che conta circa 7'000 animali) discende da soli 12 individui fondatori. Questa risulta inoltre molto frammentata e le varie mandrie allo stato brado o semi-brado sono il frutto di reintroduzioni operate a partire dal 1954. Nei Carpazi il primo gruppo selvatico fu liberato nel 1963, oggi si trovano bisonti in diverse aree di Polonia, Slovacchia, Ucraina e Romania ma queste popolazioni risultano essere completamente isolate tra di loro. Quest'area sembra però offrire molte opportunità di conservazione data l'estensione degli ecosistemi naturali e la bassa densità di popolazione che la caratterizza. Ciò non di meno la conservazione della specie deve fare ancora i conti con diverse problematiche. La prima di queste è una bassa variabilità genetica determinata dal forte collo di bottiglia a cui la specie è stata sottoposta e dal fatto che durante le prime reintroduzioni non fu tenuta in conto la diversità genetica degli individui. Per controbilanciare l'effetto del collo di bottiglia è necessario creare una popolazione vitale in grado di sostenersi in autonomia e aumentare la propria variabilità genetica. È quindi importante valutare l'adeguatezza dei Carpazi come habitat per garantire la formazione di tale popolazione. A questo scopo tre diversi studi effettuati negli anni 2010, 2012 e 2016 si sono occupati di calcolare: - L'estensione degli habitat adatti alla specie e il loro livello di adeguatezza. Questo permetterà in futuro di localizzare siti importanti per nuove reintroduzioni o per l'instaurazione di aree protette. - Le connessioni tra le diverse aree e tra i gruppi di bisonti già esistenti, per determinare l'importanza di ciascuna zona per la diffusione della specie e le aree migliori da proteggere per garantire una continuità all'habitat degli animali. - Le principali barriere che impediscono lo scambio di individui tra i gruppi oggi esistenti, permettendo di identificare i punti in cui intervenire per favorire la dispersione dei bisonti verso habitat adatti. I dati ottenuti da questi studi mostrano che è possibile creare una popolazione vitale di bisonti. Questa operazione richiede non solo nuove reintroduzioni e l'instaurazione di aree protette volte alla conservazione della specie ma anche un management efficace dei gruppi sul territorio e una maggiore sensibilizzazione della popolazione locale.
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