Con l’ascesa al potere del nazionalsocialismo nel 1933, molti intellettuali tedeschi decidono di abbandonare la propria patria per fuggire dalla persecuzione nazista. Tra questi compare la scrittrice Anna Seghers. Ha origini ebraiche e sostiene le idee comuniste, perciò fugge con la sua famiglia e riesce a partire per il Messico, dove trascorre gli anni di esilio fino a quando prende la decisione di tornare nella Repubblica Democratica Tedesca nel 1947. Durante il lungo periodo di fuga e di attesa per l’esilio prende forma il romanzo Transit. La storia è raccontata da un narratore sconosciuto, che è il protagonista principale. Il narratore ha l’urgenza di rivelare la sua esperienza di esilio e diventa la voce dell’esilio, narrando la vicenda di tutti gli esuli tedeschi che sono costretti ad abbandonare il proprio paese. Quando entra in possesso dei documenti di identità dello scrittore suicida Weidel, il narratore inizia un viaggio nel mondo della burocrazia, che tiene in ostaggio la vita degli esuli. Gli esiliati perseguitati dai nazisti vivono una realtà crudele. Tutti aspettano visti e passaggi per navi che li porterebbero lontano dalla quotidianità esasperata a Marsiglia, ma dall’altra parta i passaggi delle navi potrebbero diventare la strada verso la morte. Nel contesto estremo dell’esilio, la burocrazia prende il sopravvento e sostituisce l’effettiva identità o qualsiasi cosa abbia a che fare con il modo in cui l’individuo si definisce. Nel corso del romanzo è possibile vedere uno sviluppo dell’identità del narratore. Il tema del transito è intessuto in una rete inestricabile, al cui centro è la figura del narratore, che cerca di opporre resistenza alla volatilità del mondo transitorio. Il motivo è incorporato in una storia intrecciata ad arte di eventi reali, fatti storici e una sensazione confusa di vivere in un mondo sbagliato. Più intensamente viene coinvolto nel transitorio, più perde il centro della sua esistenza. Quando il narratore assume l’identità ufficiale dello scrittore Weidel, inizia a comportarsi come lui. I documenti di Weidel iniziano a governare le emozioni del narratore, prendano il sopravvento sull’identità del narratore e cominciano a dettare non solo la sua identità ascrittiva, ma anche la sua identità interna. Tuttavia il desiderio di restare è ciò che separa il narratore dalla persona di Weidel e dal resto degli esiliati a Marsiglia: mentre tutti cercano disperatamente i mezzi per partire, di raccogliere tutti i documenti e i visti necessari che consentirebbero loro di lasciare la Francia, il narratore ribadisce la sua scelta di rimanere. Anna Seghers ci presenta un narratore che deve raccontare la sua vita per capire la speranza per il futuro incarnato nelle persone e nella terra.

Anna Seghers: Transit

VITALI, MIRIAM
2019/2020

Abstract

Con l’ascesa al potere del nazionalsocialismo nel 1933, molti intellettuali tedeschi decidono di abbandonare la propria patria per fuggire dalla persecuzione nazista. Tra questi compare la scrittrice Anna Seghers. Ha origini ebraiche e sostiene le idee comuniste, perciò fugge con la sua famiglia e riesce a partire per il Messico, dove trascorre gli anni di esilio fino a quando prende la decisione di tornare nella Repubblica Democratica Tedesca nel 1947. Durante il lungo periodo di fuga e di attesa per l’esilio prende forma il romanzo Transit. La storia è raccontata da un narratore sconosciuto, che è il protagonista principale. Il narratore ha l’urgenza di rivelare la sua esperienza di esilio e diventa la voce dell’esilio, narrando la vicenda di tutti gli esuli tedeschi che sono costretti ad abbandonare il proprio paese. Quando entra in possesso dei documenti di identità dello scrittore suicida Weidel, il narratore inizia un viaggio nel mondo della burocrazia, che tiene in ostaggio la vita degli esuli. Gli esiliati perseguitati dai nazisti vivono una realtà crudele. Tutti aspettano visti e passaggi per navi che li porterebbero lontano dalla quotidianità esasperata a Marsiglia, ma dall’altra parta i passaggi delle navi potrebbero diventare la strada verso la morte. Nel contesto estremo dell’esilio, la burocrazia prende il sopravvento e sostituisce l’effettiva identità o qualsiasi cosa abbia a che fare con il modo in cui l’individuo si definisce. Nel corso del romanzo è possibile vedere uno sviluppo dell’identità del narratore. Il tema del transito è intessuto in una rete inestricabile, al cui centro è la figura del narratore, che cerca di opporre resistenza alla volatilità del mondo transitorio. Il motivo è incorporato in una storia intrecciata ad arte di eventi reali, fatti storici e una sensazione confusa di vivere in un mondo sbagliato. Più intensamente viene coinvolto nel transitorio, più perde il centro della sua esistenza. Quando il narratore assume l’identità ufficiale dello scrittore Weidel, inizia a comportarsi come lui. I documenti di Weidel iniziano a governare le emozioni del narratore, prendano il sopravvento sull’identità del narratore e cominciano a dettare non solo la sua identità ascrittiva, ma anche la sua identità interna. Tuttavia il desiderio di restare è ciò che separa il narratore dalla persona di Weidel e dal resto degli esiliati a Marsiglia: mentre tutti cercano disperatamente i mezzi per partire, di raccogliere tutti i documenti e i visti necessari che consentirebbero loro di lasciare la Francia, il narratore ribadisce la sua scelta di rimanere. Anna Seghers ci presenta un narratore che deve raccontare la sua vita per capire la speranza per il futuro incarnato nelle persone e nella terra.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/126077