Background: Psychiatric coercive interventions should be used only in cases of extreme necessity since they pose both clinical and ethical issues. A higher risk of involuntary psychiatric hospitalization has been shown among immigrants, but the reason behind this increase has just scarcely been addressed in literature. This study aims to identify factors associated with involuntary treatments among migrants, the first necessary step to further define strategies to prevent this kind of treatment. Methods: In this retrospective observational study we analyzed data collected form patients hospitalized in a single hospital (AOU “Città della Salute e della Scienza di Torino”). Sociodemographic, healthcare-related and clinical variables were collected. A total of 1.118 patients, 933 native Italians and 185 immigrants, were included in the analysis. We evaluated the differences among the two groups (ANOVA) and the correlation between the selected variables and the outcome of our study (backward regression), involuntary psychiatric hospitalization. Results: Differences between the two groups in analysis were shown. In Italian patients, clinical variables, such as diagnosis of bipolar disorder or schizophrenia spectrum disorders, aggressive behavior and alcohol or substance abuse, emerged as risk factors, whereas psychiatric care was pinpointed as a protective factor. Among immigrants, aggressive behavior and diagnosis of schizophrenia spectrum disorders were identified as risk factors, while female genre, high school or superior education and knowledge of the Italian language were protective factors. Conclusion: Migrant status increases the risk of coercive interventions when psychiatric hospitalization is deemed necessary. The differences shown in this study between Italian and immigrants patients highlight the weight of social and cultural determinants as risk factors, regardless the country of origin and migrant status.
Background: Gli interventi coercitivi in ambito psichiatrico dovrebbero essere utilizzati solo in caso di estrema necessità e costituiscono un problema sia clinico che etico. Nella popolazione migrante sono stati evidenziati tassi notevolmente più elevati di ricovero in regime di TSO, ma le ragioni di questa differenza non hanno ancora trovato una giustificazione in letteratura. Obiettivo: L’obiettivo di questo studio è identificare i fattori di rischio per un’ospedalizzazione forzata nei migranti, primo passo per individuare strategie volte a prevenire questo tipo di trattamento. Metodo: In questo studio osservazionale retrospettivo sono stati analizzati i dati di pazienti ricoverati in un unico ospedale (AOU “Città della Salute e della Scienza di Torino”). Sono state raccolte per ogni paziente variabili sociodemografiche, assistenziali e cliniche. Un totale di 1.118 pazienti, di cui 933 italiani e 185 immigrati, sono stati inclusi nell’analisi. Sono state valutate le differenze tra i sottogruppi (ANOVA) e la correlazione delle variabili considerate con l’outcome dello studio, il ricovero in TSO (regressione logistica backward). Risultati: Sono state evidenziate differenze tra i due campioni in analisi. Nella popolazione italiana le variabili cliniche Disturbo Bipolare, Disturbo dello Spettro della Schizofrenia, aggressività eterodiretta ed abuso di alcool e sostanze sono risultate fattori di rischio per ricovero coatto, mentre la presa in carico da parte dei servizi psichiatrici ha valore protettivo. Nella popolazione migrante sono emersi come fattori di rischio aggressività eterodiretta e diagnosi di Disturbo dello Spettro della Schizofrenia e, come fattori protettivi, sesso femminile, scolarità superiore e lingua italiana parlata. Conclusione: Lo status di migrante aumenta il rischio di ospedalizzazione obbligatoria in caso di necessità di ricovero psichiatrico. Le differenze riscontrate tra il gruppo di migranti e il gruppo di italiani mettono in risalto l’importanza dei determinanti sociali e culturali come predittori di TSO, a prescindere dalla provenienza e dallo status di migrante.
Trattamento Sanitario Obbligatorio: fattori di rischio nella popolazione migrante
ROVESCALA, GIULIA
2020/2021
Abstract
Background: Gli interventi coercitivi in ambito psichiatrico dovrebbero essere utilizzati solo in caso di estrema necessità e costituiscono un problema sia clinico che etico. Nella popolazione migrante sono stati evidenziati tassi notevolmente più elevati di ricovero in regime di TSO, ma le ragioni di questa differenza non hanno ancora trovato una giustificazione in letteratura. Obiettivo: L’obiettivo di questo studio è identificare i fattori di rischio per un’ospedalizzazione forzata nei migranti, primo passo per individuare strategie volte a prevenire questo tipo di trattamento. Metodo: In questo studio osservazionale retrospettivo sono stati analizzati i dati di pazienti ricoverati in un unico ospedale (AOU “Città della Salute e della Scienza di Torino”). Sono state raccolte per ogni paziente variabili sociodemografiche, assistenziali e cliniche. Un totale di 1.118 pazienti, di cui 933 italiani e 185 immigrati, sono stati inclusi nell’analisi. Sono state valutate le differenze tra i sottogruppi (ANOVA) e la correlazione delle variabili considerate con l’outcome dello studio, il ricovero in TSO (regressione logistica backward). Risultati: Sono state evidenziate differenze tra i due campioni in analisi. Nella popolazione italiana le variabili cliniche Disturbo Bipolare, Disturbo dello Spettro della Schizofrenia, aggressività eterodiretta ed abuso di alcool e sostanze sono risultate fattori di rischio per ricovero coatto, mentre la presa in carico da parte dei servizi psichiatrici ha valore protettivo. Nella popolazione migrante sono emersi come fattori di rischio aggressività eterodiretta e diagnosi di Disturbo dello Spettro della Schizofrenia e, come fattori protettivi, sesso femminile, scolarità superiore e lingua italiana parlata. Conclusione: Lo status di migrante aumenta il rischio di ospedalizzazione obbligatoria in caso di necessità di ricovero psichiatrico. Le differenze riscontrate tra il gruppo di migranti e il gruppo di italiani mettono in risalto l’importanza dei determinanti sociali e culturali come predittori di TSO, a prescindere dalla provenienza e dallo status di migrante.File | Dimensione | Formato | |
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