Il crack finanziario, di cui ancora oggi sono visibili le conseguenze, è avvenuto nel lontano 2008: la crisi dei mutui subprime colpì incisivamente i mercati finanziari di tutto il mondo e l’Unione Europea stanziò circa 650 miliardi di euro per salvare banche in tutti i Paesi membri. Ciò che trasparì, fu il fatto che un tale tracollo non sia stato altro che la naturale conseguenza di un sistema finanziario rapace e orientato prevalentemente ad una feroce speculazione. All’indomani della crisi, le banche tradizionali non hanno saputo riconquistare quello slancio che le connotava, e la loro redditività media si assesta a poco più dell’1% l’anno. È in questo contesto, tuttavia, che le banche etiche e sostenibili hanno ottenuto il loro riscatto; la crisi le ha poco più che sfiorate e i risultati in termini di rendimento, crediti concessi e depositi le pongono in netta superiorità rispetto alle altre banche. Il seguente elaborato si propone dunque di fornire una definizione di finanza sostenibile, sottolineando i valori e le prospettive che questa realtà porta con sé. L’argomento è introdotto nel primo capitolo con un breve sunto delle origini storiche delle prime istituzioni finanziarie in cui si ritrova un modus operandi che fonda le proprie radici sui principi etici e sulla volontà di dare sostegno anche agli individui ignorati e lasciati ai margini della società: di questo respiro furono le convinzioni che dai Monti di Pietà nel XIV secolo portarono alla costituzione di Casse di Risparmio e Banche Popolari nel Milleottocento e alla GLS Bank, la prima banca etica d’Europa. In seguito, si svolge un approfondimento riguardo la prima nonché unica banca sostenibile italiana, Banca Popolare Etica, descrivendone le caratteristiche principali e i risultati raggiunti fino ad oggi. L’excursus termina citando il Manifesto della Finanza Etica, ovvero il primo grande tentativo di racchiudere in una carta d’intenti i principi fondanti della finanza sostenibile. Il secondo capitolo sposta invece l’attenzione sugli investimenti sostenibili e responsabili (SRI), centro di gravità intorno al quale ruotano tutte le attività e i progetti ad inclinazione sostenibile, introducendo una panoramica delle loro principali caratteristiche e le relative strategie che gli operatori mettono in atto sul mercato. È interessante osservare a riguardo, come spesso e volentieri alcune strategie in particolare, siano adottate sul mercato allo scopo di acquisire un’immagine che sia compatibile con i principi etici e sostenibili di fronte agli stakeholders; quest’ultima, tuttavia, può fungere da “specchio per le allodole”, nascondere scelte finanziarie fumose e poco etiche e dare quindi largo ambito al fenomeno del Greenwashing, cui si rivolge una breve analisi. Il terzo e ultimo capitolo descrive i criteri e gli strumenti di valutazione utilizzati finora nei confronti dei prodotti ad inclinazione sociale e ambientale: oltre ad abbozzare una loro definizione ne si analizzano alcune criticità e lacune che li caratterizzano, soprattutto in materia di trasparenza degli operatori nei confronti degli stakeholders e della generale confusione e asimmetria informativa tra le parti, che attanaglia il mercato e ne preclude lo sviluppo. A tali spinosità l’Unione Europea ha deciso di porre rimedio tramite un complesso sistema di norme e progetti che rientrano nella sfera d’azione dell’Action Plan: un percorso sfaccettato e disteso che non solo si propone di centrare tutti gli obiettivi
La Finanza Sostenibile, uno sguardo all'Europa
FRONTEDDU, SARA
2019/2020
Abstract
Il crack finanziario, di cui ancora oggi sono visibili le conseguenze, è avvenuto nel lontano 2008: la crisi dei mutui subprime colpì incisivamente i mercati finanziari di tutto il mondo e l’Unione Europea stanziò circa 650 miliardi di euro per salvare banche in tutti i Paesi membri. Ciò che trasparì, fu il fatto che un tale tracollo non sia stato altro che la naturale conseguenza di un sistema finanziario rapace e orientato prevalentemente ad una feroce speculazione. All’indomani della crisi, le banche tradizionali non hanno saputo riconquistare quello slancio che le connotava, e la loro redditività media si assesta a poco più dell’1% l’anno. È in questo contesto, tuttavia, che le banche etiche e sostenibili hanno ottenuto il loro riscatto; la crisi le ha poco più che sfiorate e i risultati in termini di rendimento, crediti concessi e depositi le pongono in netta superiorità rispetto alle altre banche. Il seguente elaborato si propone dunque di fornire una definizione di finanza sostenibile, sottolineando i valori e le prospettive che questa realtà porta con sé. L’argomento è introdotto nel primo capitolo con un breve sunto delle origini storiche delle prime istituzioni finanziarie in cui si ritrova un modus operandi che fonda le proprie radici sui principi etici e sulla volontà di dare sostegno anche agli individui ignorati e lasciati ai margini della società: di questo respiro furono le convinzioni che dai Monti di Pietà nel XIV secolo portarono alla costituzione di Casse di Risparmio e Banche Popolari nel Milleottocento e alla GLS Bank, la prima banca etica d’Europa. In seguito, si svolge un approfondimento riguardo la prima nonché unica banca sostenibile italiana, Banca Popolare Etica, descrivendone le caratteristiche principali e i risultati raggiunti fino ad oggi. L’excursus termina citando il Manifesto della Finanza Etica, ovvero il primo grande tentativo di racchiudere in una carta d’intenti i principi fondanti della finanza sostenibile. Il secondo capitolo sposta invece l’attenzione sugli investimenti sostenibili e responsabili (SRI), centro di gravità intorno al quale ruotano tutte le attività e i progetti ad inclinazione sostenibile, introducendo una panoramica delle loro principali caratteristiche e le relative strategie che gli operatori mettono in atto sul mercato. È interessante osservare a riguardo, come spesso e volentieri alcune strategie in particolare, siano adottate sul mercato allo scopo di acquisire un’immagine che sia compatibile con i principi etici e sostenibili di fronte agli stakeholders; quest’ultima, tuttavia, può fungere da “specchio per le allodole”, nascondere scelte finanziarie fumose e poco etiche e dare quindi largo ambito al fenomeno del Greenwashing, cui si rivolge una breve analisi. Il terzo e ultimo capitolo descrive i criteri e gli strumenti di valutazione utilizzati finora nei confronti dei prodotti ad inclinazione sociale e ambientale: oltre ad abbozzare una loro definizione ne si analizzano alcune criticità e lacune che li caratterizzano, soprattutto in materia di trasparenza degli operatori nei confronti degli stakeholders e della generale confusione e asimmetria informativa tra le parti, che attanaglia il mercato e ne preclude lo sviluppo. A tali spinosità l’Unione Europea ha deciso di porre rimedio tramite un complesso sistema di norme e progetti che rientrano nella sfera d’azione dell’Action Plan: un percorso sfaccettato e disteso che non solo si propone di centrare tutti gli obiettiviFile | Dimensione | Formato | |
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