Negli ultimi anni si è notato un accumulo sempre maggiore di plastica nei mari, ciò ha portato ad una crescente preoccupazione per l'incolumità degli animali, ma solo ultimamente si è esplorato il rapporto della plastica con una fondamentale componente dell'ecosistema marino: i microrganismi. Il microbiota marino, infatti, intesse un insieme diversificato di relazioni con la plastica: alcuni microrganismi la sfruttano come supporto per la formazione di biofilm, altri ne sono indifferenti e non hanno nessuna interazione con essa, altri ancora vengono danneggiati dall'interazione con nanoplastiche e con i percolati provenienti di vari polimeri plastici. Si è infatti osservato che, permeando nelle acque marine, la plastica si presta come supporto di una vera e propria successione di microrganismi, la cui composizione varia principalmente a seconda delle condizioni dell'ambiente in cui si trova. All'insieme di microrganismi presenti attorno alla plastica è stato dato il nome di plastisfera e in essi è stato riposta la speranza di trovare alcune specie che riuscissero a degradarla, purtroppo al giorno d'oggi non si sono ancora raggiunti risultati soddisfacenti. Nella biosfera marina ci sono però anche microrganismi che sono danneggiati dalla presenza di plastica: ad esempio, i produttori primari Prochlorococcus spp. e Phaeodactylum tricornutum hanno entrambi mostrato segnali di stress e inibizione della crescita e della capacità fotosintetica di seguito al contatto con alcune tra le plastiche più comuni. La potenziale sensibilità di molti produttori primari marini a questa componente sempre più presente nel loro ecosistema è un motivo di allarme, in quanto essi sono alla base della catena trofica e sono componenti essenziali in molti cicli dei nutrienti.
 In questo elaborato verrà descritta la complessa relazione osservata tra microbiota marino e plastica, in particolare verranno descritte le relazioni con le plastiche più comuni quali polivinilcloruro, polietilene e polistirene.

Plastica negli oceani: nuova nicchia ai danni dei produttori primari

VALLE, CARLOTTA
2019/2020

Abstract

Negli ultimi anni si è notato un accumulo sempre maggiore di plastica nei mari, ciò ha portato ad una crescente preoccupazione per l'incolumità degli animali, ma solo ultimamente si è esplorato il rapporto della plastica con una fondamentale componente dell'ecosistema marino: i microrganismi. Il microbiota marino, infatti, intesse un insieme diversificato di relazioni con la plastica: alcuni microrganismi la sfruttano come supporto per la formazione di biofilm, altri ne sono indifferenti e non hanno nessuna interazione con essa, altri ancora vengono danneggiati dall'interazione con nanoplastiche e con i percolati provenienti di vari polimeri plastici. Si è infatti osservato che, permeando nelle acque marine, la plastica si presta come supporto di una vera e propria successione di microrganismi, la cui composizione varia principalmente a seconda delle condizioni dell'ambiente in cui si trova. All'insieme di microrganismi presenti attorno alla plastica è stato dato il nome di plastisfera e in essi è stato riposta la speranza di trovare alcune specie che riuscissero a degradarla, purtroppo al giorno d'oggi non si sono ancora raggiunti risultati soddisfacenti. Nella biosfera marina ci sono però anche microrganismi che sono danneggiati dalla presenza di plastica: ad esempio, i produttori primari Prochlorococcus spp. e Phaeodactylum tricornutum hanno entrambi mostrato segnali di stress e inibizione della crescita e della capacità fotosintetica di seguito al contatto con alcune tra le plastiche più comuni. La potenziale sensibilità di molti produttori primari marini a questa componente sempre più presente nel loro ecosistema è un motivo di allarme, in quanto essi sono alla base della catena trofica e sono componenti essenziali in molti cicli dei nutrienti.
 In questo elaborato verrà descritta la complessa relazione osservata tra microbiota marino e plastica, in particolare verranno descritte le relazioni con le plastiche più comuni quali polivinilcloruro, polietilene e polistirene.
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