L'importantissimo ruolo che le api selvatiche ricoprono in natura è stato dimostrato in numerosi studi. La coevoluzione tra piante e api durata milioni di anni ha generato una miriade di adattamenti necessari alla sopravvivenza dei due gruppi, tantoché quasi l'87% delle angiosperme è impollinato da questi imenotteri. Purtroppo, il declino degli Antophila è un fenomeno in costante aumento. Tra le varie cause la perdita e frammentazione degli habitat è quella maggiormente impattante: diminuzione delle risorse fiorali e per la nidificazione e riduzione del flusso genico tra le varie metapopolazioni ne sono i principali effetti. I rapporti tra le api selvatiche e gli ecosistemi si traducono oggi nella relazione api-agroecosistema, agroecosistema nel quale detti insetti dipendono da habitat semi naturali fortemente separati e suddivisi fra loro (partial habitats). Sebbene si tratti di artropodi legati ad ambienti aperti come prati o pascoli, gli habitat semi naturali preponderanti nei paesaggi odierni sono le foreste. La letteratura prodotta sino a oggi conferma la natura da habitat aperti tipica delle api selvatiche, ma sottovaluta il ruolo che le foreste esplicano nei confronti delle comunità di tali imenotteri. Per esempio, nell'immediata stagione primaverile la ricchezza di fiori del sottobosco assicura una sufficiente fonte di polline per tutti i pronubi che volano in quel periodo. Date le diverse risposte delle varie specie ai disturbi antropici, è difficile progettare dei programmi di conservazione basati su grossi raggruppamenti di api (gilde). Infatti, ricerche recenti dimostrano che ciascuna specie reagisce a suo modo nei confronti dei vari disturbi, ma si può affermare che paesaggi complessi e con tessere profondamente variegate assicurino un'elevata abbondanza e ricchezza in specie di api selvatiche.

Ecologia e conservazione delle api selvatiche nel contesto paesaggistico odierno

OSSOLA, ALBERTO
2019/2020

Abstract

L'importantissimo ruolo che le api selvatiche ricoprono in natura è stato dimostrato in numerosi studi. La coevoluzione tra piante e api durata milioni di anni ha generato una miriade di adattamenti necessari alla sopravvivenza dei due gruppi, tantoché quasi l'87% delle angiosperme è impollinato da questi imenotteri. Purtroppo, il declino degli Antophila è un fenomeno in costante aumento. Tra le varie cause la perdita e frammentazione degli habitat è quella maggiormente impattante: diminuzione delle risorse fiorali e per la nidificazione e riduzione del flusso genico tra le varie metapopolazioni ne sono i principali effetti. I rapporti tra le api selvatiche e gli ecosistemi si traducono oggi nella relazione api-agroecosistema, agroecosistema nel quale detti insetti dipendono da habitat semi naturali fortemente separati e suddivisi fra loro (partial habitats). Sebbene si tratti di artropodi legati ad ambienti aperti come prati o pascoli, gli habitat semi naturali preponderanti nei paesaggi odierni sono le foreste. La letteratura prodotta sino a oggi conferma la natura da habitat aperti tipica delle api selvatiche, ma sottovaluta il ruolo che le foreste esplicano nei confronti delle comunità di tali imenotteri. Per esempio, nell'immediata stagione primaverile la ricchezza di fiori del sottobosco assicura una sufficiente fonte di polline per tutti i pronubi che volano in quel periodo. Date le diverse risposte delle varie specie ai disturbi antropici, è difficile progettare dei programmi di conservazione basati su grossi raggruppamenti di api (gilde). Infatti, ricerche recenti dimostrano che ciascuna specie reagisce a suo modo nei confronti dei vari disturbi, ma si può affermare che paesaggi complessi e con tessere profondamente variegate assicurino un'elevata abbondanza e ricchezza in specie di api selvatiche.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
869801_ecologiaeconservazionedelleapiselvatichenelcontestopaesaggisticoodiernoalbertoossola.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 1.72 MB
Formato Adobe PDF
1.72 MB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/125732