L'argomento affrontato nel presente lavoro prende in esame la possibilità di impiegare la magnetizzazione rimanente viscosa (VRM) come strumento per la datazione di eventi geologici e antropici improvvisi, approfondendo tre casi, due di carattere geologico e uno archeologico, in cui gli autori hanno voluto verificare l'affidabilità del metodo. I lavori discussi sono quelli di Muxworthy et al. (2015), Crider et al. (2015), e Borradaile&Brann (1996). Tutti e tre hanno come oggetto di studio delle rocce o dei manufatti che, a causa di un evento geologico improvviso oppure a causa di opere antropiche, non risultano più essere nella loro posizione e orientazione originaria. La magnetizzazione rimanente viscosa viene acquisita gradualmente da una roccia quando è esposta per lunghi periodi di tempo a deboli campi magnetici, di conseguenza viene considerata dai paleomagnetisti come un rumore indesiderato che sovrascrive la magnetizzazione rimanente naturale, la NRM, registrata durante la formazione della roccia. Il tempo di acquisizione della VRM, ovvero l'età, corrisponde al momento in cui la roccia o il manufatto sono stati soggetti al movimento. In questo caso si parla di: tre eventi alluvionali in Islanda, massi presenti in quattro morene glaciali negli USA e della costruzione in varie epoche del palazzo del Vescovo di Lincoln, UK. Nei primi due studi per gli eventi più recenti le età ricavate tramite la VRM corrispondono a quelle ottenute con datazioni di geochimica isotopica, esposizione dei nuclei di 36Cl e aminostratigrafia; per eventi più antichi lo scarto tra le due età è risultato essere troppo elevato. Al contrario, per il caso del Palazzo del Vescovo i risultati sono stati soddisfacenti. Si è dunque concluso che questo metodo risulta essere affidabile per datare eventi accaduti negli ultimi 20 ka e in luoghi dove è possibile stimare con un alto fattore di sicurezza i parametri che permettono di ricavare il tempo di acquisizione della VRM tA. Ovviamente bisogna tenere conto anche di altri fattori, minerali presenti, la forma dei grani ecc. E' innegabile tuttavia che questo metodo rappresenti uno spunto nuovo e interessante che può aiutare a determinare le età di eventi geologici non ricavabili tramite altri metodi. ​
ANALISI DELL'AFFIDABILITA' DELLA MAGNETIZZAZIONE RIMANENTE VISCOSA (VRM) COME METODO PER DATARE EVENTI GEOLOGICI IMPROVVISI
BOTTERO, IRENE
2019/2020
Abstract
L'argomento affrontato nel presente lavoro prende in esame la possibilità di impiegare la magnetizzazione rimanente viscosa (VRM) come strumento per la datazione di eventi geologici e antropici improvvisi, approfondendo tre casi, due di carattere geologico e uno archeologico, in cui gli autori hanno voluto verificare l'affidabilità del metodo. I lavori discussi sono quelli di Muxworthy et al. (2015), Crider et al. (2015), e Borradaile&Brann (1996). Tutti e tre hanno come oggetto di studio delle rocce o dei manufatti che, a causa di un evento geologico improvviso oppure a causa di opere antropiche, non risultano più essere nella loro posizione e orientazione originaria. La magnetizzazione rimanente viscosa viene acquisita gradualmente da una roccia quando è esposta per lunghi periodi di tempo a deboli campi magnetici, di conseguenza viene considerata dai paleomagnetisti come un rumore indesiderato che sovrascrive la magnetizzazione rimanente naturale, la NRM, registrata durante la formazione della roccia. Il tempo di acquisizione della VRM, ovvero l'età, corrisponde al momento in cui la roccia o il manufatto sono stati soggetti al movimento. In questo caso si parla di: tre eventi alluvionali in Islanda, massi presenti in quattro morene glaciali negli USA e della costruzione in varie epoche del palazzo del Vescovo di Lincoln, UK. Nei primi due studi per gli eventi più recenti le età ricavate tramite la VRM corrispondono a quelle ottenute con datazioni di geochimica isotopica, esposizione dei nuclei di 36Cl e aminostratigrafia; per eventi più antichi lo scarto tra le due età è risultato essere troppo elevato. Al contrario, per il caso del Palazzo del Vescovo i risultati sono stati soddisfacenti. Si è dunque concluso che questo metodo risulta essere affidabile per datare eventi accaduti negli ultimi 20 ka e in luoghi dove è possibile stimare con un alto fattore di sicurezza i parametri che permettono di ricavare il tempo di acquisizione della VRM tA. Ovviamente bisogna tenere conto anche di altri fattori, minerali presenti, la forma dei grani ecc. E' innegabile tuttavia che questo metodo rappresenti uno spunto nuovo e interessante che può aiutare a determinare le età di eventi geologici non ricavabili tramite altri metodi. File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/125597