Alfred Schütz nasce a Vienna nell'aprile 1899; studia giurisprudenza ed economia coltivando i propri interessi in ambito filosofico e sociologico nel tempo libero. La sua importanza sta nell'aver introdotto nella sociologia un approccio di tipo fenomenologico. Per questo viene definito come il fondatore della teoria chiamata sociologia fenomenologica. Essa è formata dalla fusione della sociologia comprendente di Max Weber e la filosofia fenomenologica di Edmund Husserl . Da Weber egli riprende i temi fondamentali della sua teoria sociologica, quali il concetto di senso e comprensione dell'azione dell'individuo, e alcuni dei suoi strumenti metodologici, quali gli ideal tipi. Da Husserl, invece, egli mutua l'idea stessa della fenomenologia: mettere tra parentesi l'atteggiamento naturale che assume il mondo come un insieme di fatti ovvi e indiscutibili per giungere ad un fondamento dotato di evidenza assoluta; tramite l'epochè (sospensione del giudizio) «il mondo stesso diventa un insieme di fenomeni che si danno alla coscienza e ai quali la coscienza si rapporta come a oggetti che essa intenziona nei propri atti» . La sua prima opera, e l'unica pubblicata in vita, Der sinnhafte Aufbau der sozialen Welt si struttura principalmente come un'analisi di metodologia delle scienze sociali, in cui l'autore, partendo dal concetto weberiano di Verstehen (il senso che gli agenti attribuiscono alle loro azioni) ne dà un'attenta rilettura in chiave fenomenologica. Il merito che egli attribuisce a Weber è quello di aver dato centralità alla comprensione, ma ne individua anche un limite teorico: non aver analizzato ¿ se non in maniera superficiale ¿ la differenza tra l'autointerpretazione dei vissuti da parte dell'attore stesso e l'interpretazione dei vissuti altrui da parte di un alter ego. Infatti nella nostra vita quotidiana abbiamo la convinzione che i nostri atti siano intesi dagli altri attori sociali così come noi li intendiamo e viceversa, e proprio tramite questo postulato, che diamo per scontato come ovvio, viene a crearsi ogni struttura significativa del mondo sociale. Ma, come Schütz afferma , è proprio il compito di ogni scienza sociale quello di indagare ciò che appare ovvio, e pertanto bisogna far diventare oggetto della sua analisi le rappresentazioni della vita quotidiana. Qui, all'interno della sua prima opera, notiamo quello che sarà il nucleo centrale degli studi successivi di Schütz, oggetto di questo elaborato: l'interesse allo studio della vita quotidiana e del pensiero di senso comune, sul quale egli concentrò tutta la propria ricerca.
Il pensiero di senso comune in Alfred Schütz. Un'analisi etica
DELLA MONICA, SONIA
2014/2015
Abstract
Alfred Schütz nasce a Vienna nell'aprile 1899; studia giurisprudenza ed economia coltivando i propri interessi in ambito filosofico e sociologico nel tempo libero. La sua importanza sta nell'aver introdotto nella sociologia un approccio di tipo fenomenologico. Per questo viene definito come il fondatore della teoria chiamata sociologia fenomenologica. Essa è formata dalla fusione della sociologia comprendente di Max Weber e la filosofia fenomenologica di Edmund Husserl . Da Weber egli riprende i temi fondamentali della sua teoria sociologica, quali il concetto di senso e comprensione dell'azione dell'individuo, e alcuni dei suoi strumenti metodologici, quali gli ideal tipi. Da Husserl, invece, egli mutua l'idea stessa della fenomenologia: mettere tra parentesi l'atteggiamento naturale che assume il mondo come un insieme di fatti ovvi e indiscutibili per giungere ad un fondamento dotato di evidenza assoluta; tramite l'epochè (sospensione del giudizio) «il mondo stesso diventa un insieme di fenomeni che si danno alla coscienza e ai quali la coscienza si rapporta come a oggetti che essa intenziona nei propri atti» . La sua prima opera, e l'unica pubblicata in vita, Der sinnhafte Aufbau der sozialen Welt si struttura principalmente come un'analisi di metodologia delle scienze sociali, in cui l'autore, partendo dal concetto weberiano di Verstehen (il senso che gli agenti attribuiscono alle loro azioni) ne dà un'attenta rilettura in chiave fenomenologica. Il merito che egli attribuisce a Weber è quello di aver dato centralità alla comprensione, ma ne individua anche un limite teorico: non aver analizzato ¿ se non in maniera superficiale ¿ la differenza tra l'autointerpretazione dei vissuti da parte dell'attore stesso e l'interpretazione dei vissuti altrui da parte di un alter ego. Infatti nella nostra vita quotidiana abbiamo la convinzione che i nostri atti siano intesi dagli altri attori sociali così come noi li intendiamo e viceversa, e proprio tramite questo postulato, che diamo per scontato come ovvio, viene a crearsi ogni struttura significativa del mondo sociale. Ma, come Schütz afferma , è proprio il compito di ogni scienza sociale quello di indagare ciò che appare ovvio, e pertanto bisogna far diventare oggetto della sua analisi le rappresentazioni della vita quotidiana. Qui, all'interno della sua prima opera, notiamo quello che sarà il nucleo centrale degli studi successivi di Schütz, oggetto di questo elaborato: l'interesse allo studio della vita quotidiana e del pensiero di senso comune, sul quale egli concentrò tutta la propria ricerca.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/12538