I DIRITTI DEI FAMILIARI DI CITTADINI UE CHE FACCIANO RITORNO NEL LORO PAESE DI CITTADINANZA: IL CASO BANGER

Nel corso di questo elaborato si è cercato di analizzare l'evoluzione del diritto di famiglia all'interno dell'Unione Europea, partendo dalle sue origini e prendendo in considerazione gli obbiettivi e i valori. Tali valori sono condivisi dagli Stati membri, in una società in cui prevalgono l'inclusione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e la non discriminazione. Essi sono parte integrante del nostro modo di vivere europeo. In base all'art.3 del TUE, ‹‹L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui si assicura la libera circolazione delle persone››. In tal senso, ho affrontato il tema della tutela dell'unità familiare, nel momento del rientro di un cittadino dell'Unione nello Stato di cittadinanza insieme al proprio partner non registrato, cittadino di uno Stato terzo. A tale fine ho preso come punto di riferimento la sentenza della Corte di Giustizia, Banger, del 12 luglio 2018 e le Conclusioni dell'Avvocato Generale M. Bobek. Tale sentenza rappresenta un ulteriore passo avanti nella tutela dell'integrità della famiglia all'interno dell'Unione, sebbene il diritto di famiglia sia competenza esclusiva degli Stati membri e le Istituzioni europee prestino attenzione a non superare tale limite. Con la decisione sul caso Banger, i giudici di Lussemburgo ampliano la nozione di membro della famiglia allargata di un cittadino dell'Unione, facendo rientrare in tale categoria anche il partner non registrato, ma stabile. Inoltre, la Corte stabilisce gli obblighi in capo allo Stato di cittadinanza nelle modalità di rilascio di un'autorizzazione al soggiorno nei confronti di tale partner, con l'obiettivo di svincolare i diritti derivanti dalla libera circolazione da qualsiasi possibile restrizione che possa desumersi dalla normativa interna agli Stati che, come nel caso di specie, hanno l'obbligo di adeguare il trattamento di questi casi specifici.