L'essere umano ha la tendenza ad usare delle categorie per definire l'ambiente che lo circonda, rendendolo più chiaro e più semplice da interpretare. La categorizzazione porta ad una maggiore accessibilità di informazioni coerenti con lo stereotipo ed a una codifica selettiva delle informazioni target acquisite successivamente. Gli stereotipi, dunque, rappresentano la componente cognitiva, che porta alla formazione di pregiudizi e successivamente alla discriminazione. I pregiudizi, infatti, scaturiscono dall'erronea generalizzazione causata dagli stereotipi, ciò comporta una spinta all'azione che in questo caso è la discriminazione di genere. Con sessismo si intende il dominio maschile sulle donne, il quale limita ruolo e i diritti del sesso femminile tramite azioni, parole e immagini. E' stata studiata la natura ambivalente della discriminazione di genere, la quale si suddivide nel sessismo ostile e nel sessismo benevolo. Nella vita quotidiana la distinzione tra le due facce del sessismo non è netta, le credenze sessiste, infatti, vengono alimentate sia dalla misoginia sia dal paternalismo e si traducono in strategie per rafforzare e mantenere la percezione della differenza tra i due sessi, come ad esempio l'oggettivazione e la deumanizzazione di chi si allontana dallo status quo. La lingua è il mezzo più subdolo e pervasivo di trasmissione dell'ideologia maschilista e della visione androcentrica, poiché il linguaggio è il luogo in cui la soggettività prende forma, dal momento che il soggetto si può esprimere solamente dentro il linguaggio ed è soltanto grazie ad un parlante che esiste la comunicazione. Nel linguaggio la discriminazione sessista è duplice, poiché riguarda sia il modo in cui si parla delle donne: l'uso della lingua, sia del materiale messo a disposizione dal sistema linguistico per riferirsi al sesso femminile: le caratteristiche morfosintattiche specifiche di una lingua. Le cristallizzazioni dell'uso sessista del linguaggio, e perciò di un'impostazione cognitiva discriminante nei confronti delle donne e di tutto ciò che devia e si allontana dall'attuale status quo, sono rintracciabili in svariati ambiti della quotidianità, in modo più o meno evidente, ne sono un esempio il linguaggio usato nei libri delle elementari e la comunicazione dei mass media. La speranza è che sempre più ricerche possano confermare e portare alla luce il valore dell'uso di immagini, parole e storie non cristallizzate dagli stereotipi di genere, e soprattutto sottolinei l'importanza di creare una comunicazione dinamica, che vada oltre le differenze legate al sesso, alla portata di tutti e per tutti, che non imprigioni i parlanti.

Sessismo e linguaggio

FREDDUZZI, CATERINA
2019/2020

Abstract

L'essere umano ha la tendenza ad usare delle categorie per definire l'ambiente che lo circonda, rendendolo più chiaro e più semplice da interpretare. La categorizzazione porta ad una maggiore accessibilità di informazioni coerenti con lo stereotipo ed a una codifica selettiva delle informazioni target acquisite successivamente. Gli stereotipi, dunque, rappresentano la componente cognitiva, che porta alla formazione di pregiudizi e successivamente alla discriminazione. I pregiudizi, infatti, scaturiscono dall'erronea generalizzazione causata dagli stereotipi, ciò comporta una spinta all'azione che in questo caso è la discriminazione di genere. Con sessismo si intende il dominio maschile sulle donne, il quale limita ruolo e i diritti del sesso femminile tramite azioni, parole e immagini. E' stata studiata la natura ambivalente della discriminazione di genere, la quale si suddivide nel sessismo ostile e nel sessismo benevolo. Nella vita quotidiana la distinzione tra le due facce del sessismo non è netta, le credenze sessiste, infatti, vengono alimentate sia dalla misoginia sia dal paternalismo e si traducono in strategie per rafforzare e mantenere la percezione della differenza tra i due sessi, come ad esempio l'oggettivazione e la deumanizzazione di chi si allontana dallo status quo. La lingua è il mezzo più subdolo e pervasivo di trasmissione dell'ideologia maschilista e della visione androcentrica, poiché il linguaggio è il luogo in cui la soggettività prende forma, dal momento che il soggetto si può esprimere solamente dentro il linguaggio ed è soltanto grazie ad un parlante che esiste la comunicazione. Nel linguaggio la discriminazione sessista è duplice, poiché riguarda sia il modo in cui si parla delle donne: l'uso della lingua, sia del materiale messo a disposizione dal sistema linguistico per riferirsi al sesso femminile: le caratteristiche morfosintattiche specifiche di una lingua. Le cristallizzazioni dell'uso sessista del linguaggio, e perciò di un'impostazione cognitiva discriminante nei confronti delle donne e di tutto ciò che devia e si allontana dall'attuale status quo, sono rintracciabili in svariati ambiti della quotidianità, in modo più o meno evidente, ne sono un esempio il linguaggio usato nei libri delle elementari e la comunicazione dei mass media. La speranza è che sempre più ricerche possano confermare e portare alla luce il valore dell'uso di immagini, parole e storie non cristallizzate dagli stereotipi di genere, e soprattutto sottolinei l'importanza di creare una comunicazione dinamica, che vada oltre le differenze legate al sesso, alla portata di tutti e per tutti, che non imprigioni i parlanti.
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